Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Buonasera,
sono molto contento di scriverle. Stavolta (…)  solo una breve domanda, a cui spero dedicherà poco tempo. 
Il 24 Giugno 1914 la Pontificia Commissione Biblica pubblicò un documento sulla lettera agli Ebrei. I dubbi fondamentali rivolti al dicastero furono relativi alla ispirazione della lettera e alla sua attribuzione paolina.
Ora, so che le risposte dei dicasteri vaticani sono magistero del pontefice. 
Tuttavia, dobbiamo ritenere davvero che la lettera agli Ebrei è stata scritta da Paolo di Tarso, secondo quando dice il Dicastero?
Non è possibile dubitare di questa attribuzione, se stiamo al magistero espresso dal dicastero.
Allo stesso modo, gli altri documenti del dicastero relativi agli altri Vangeli, possono dirsi magistero della Chiesa?
Mi sembra che anch’essi furono scritti quando ancora non c’era contezza della validità dell’esegesi e si era molto più guardinghi e sospetti, soprattutto con certa parte modernista dell’esegesi.
Insomma secondo quei documenti dovremmo credere a quasi tutte le attribuzioni dei testi agli autori di cui portano il nome. Persino i salmi di Davide, secondo la risposta del 1º maggio 1910, andrebbero attribuiti a Davide (non tutti, ma per esempio il salmo 2, 15, 17 ecc.).
La ringrazio della risposta
Come al solito, prego per lei 
Paolo


Risposta del sacerdote

Caro Paolo,
1. mi chiedi se dobbiamo ritenere che la lettera gli ebrei sia stata scritta da Paolo di Tarso secondo quanto dice la Pontificia commissione biblica.
Ebbene, la Pontificia commissione biblica dice che certamente è di origine Paolina ma non dice se sia stata scritta da San Paolo.

2. Già in passato si faceva una distinzione tra canonicità della lettera di ebrei e la sua autenticità, vale a dire chi ne sia stata l’autore.
Nessun dubbio sulla canonicità e cioè che appartenga ai libri ispirati. Ma ben presto la Chiesa d’Occidente non la attribuì a San Paolo, mentre la Chiesa d’Oriente ne accolse anche l’autenticità, sebbene alcuni autori come Clemente alessandrino e Origene avessero avanzato delle riserve.

3. Ma ecco la risposta della Pontificia commissione biblica.
Alla domanda: “Perché Paolo apostolo sia ritenuto l’autore di questa lettera, è necessario affermare che egli l’abbia non soltanto tutt’intera concepita ed espressa sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, ma anche che egli le abbia dato quella forma nella quale noi la possediamo?
Rispose: “No, salvo ulteriore giudizio della Chiesa”.
Pertanto ne riconosce l’origine paolina, ma non dice che si debba ritenere che San Paolo l’abbia redatta.
Per non chiudere la questione tuttavia aggiunge: salvo ulteriore giudizio della Chiesa.

3. Si deve infatti distinguere tra l’origine paolina della lettera e la sua redazione.
La Bibbia di Gerusalemme su questo punto scrive così: “Un gran numero di critici cattolici e protestanti inducono a pensare a un redattore che si muove in una prospettiva paolina, ma l’accordo finisce quando si tratta di identificare quest’autore anonimo. Sono stati avanzati i nomi in tutte le direzioni: Barnaba, Aristione, Silla, Apollo, Priscilla, ecc… Sembra più semplice cercare di delinearne il ritratto: si tratta di un ebreo di cultura ellenistica che ha familiarità con l’arte oratoria, attento ad un’interpretazione precisa dei passi anticotestamentari che usa spesso secondo la LXX, per fondare i suoi argomenti”.

4. In maniera più puntuale la Bibbia TOB (traduzione ecumenica della Bibbia) scrive: “Il magistero cattolico, legato maggiormente alla testimonianza della tradizione, si preoccupò di difendere l’origine paolina della lettera. Si deve però notare che il concilio di Trento rifiutò di pronunciarsi esplicitamente sulla questione dell’autenticità; ciò permise ai singoli commentatori cattolici (ad esempio Estio) di sostenere che l’autore era un discepolo di Paolo che aveva fatto un’opera originale. 
Nell’atmosfera carica di controversie dell’inizio del 20º secolo, la commissione biblica romana proibì ai cattolici di negare l’origine paolina della lettera, pur ammettendo che si potesse parlare di redazione non paolina
I commentatori cattolici recenti intendono questa origine paolina in senso lato; uno dei più eruditi ritiene che la lettera è stata composta da Apollo dopo il martirio di San Paolo (C. Spicq, L’Épitre aut Hébreux, t. I, pp. 260-161).

5. C. Spicq è stato uno degli esegeti più insigni del XX secolo. Nato nella Lorena nel 1901, ricevette al battesimo il nome di Bernardo. Entrato tra i domenicani, assunse il nome di Ceslao. Morì all’età di 91 anni nel 1992.

6. Sulla data della composizione della lettera alcuni dicono che non facendo nessun riferimento alla distruzione di Gerusalemme potrebbe essere stata scritta prima della distruzione della città, vale a dire prima del 70.
Altri dicono che sarebbe di epoca più tardiva. Tuttavia senza andare troppo in là perché Clemente romano verso il 95 utilizza la lettera agli ebrei. Ciò significa che è stata scritta prima.
E dal momento che l’autore si riferisce alla liturgia del tempio come a una realtà ancora attuale (cfr. Eb 10,1-3) oggi si è portati a pensare che sia stata scritta negli anni che precedettero la distruzione del Tempio di Gerusalemme, cioè prima del 70.

Ti ringrazio per la preghiera promessa. La contraccambio molto volentieri.
Ti auguro ogni bene e ti benedico.
Padre Angelo