Questo articolo è disponibile anche in:
Italiano
Inglese
Quesito
Caro Padre Angelo,
La saluto con affetto.
Le scrivo per porgerLe una domanda che mi è venuta in mente dopo aver parlato con una conoscente che segue una filosofia/religione orientale, non so dire bene se il buddismo o l’induismo.
Sgombro subito il campo da facili fraintendimenti: non intendo confondere la fede cristiana cattolica con altre filosofie o religioni, nè intendo cadere in un qualunquismo spiccio quanto errato del tipo "tutte le religioni sono uguali" o cose simili.
Altrettanto serenamente e fermamente posso però affermare di vivere nel più grande rispetto verso tutti gli uomini che cattolici non sono e di riconoscere l’importanza della libertà religiosa, ci mancherebbe!
Questa conoscente ha fatto un viaggio in India e ha vissuto diverse esperienze meditative. So che dedica molto tempo alla meditazione e alla recita di mantra o qualcosa di simile alle nostre preghiere. Mi ha raccontato di ciò che ha provato immergendosi nel fiume sacro e, nelle sue parole, ho notato grandissima partecipazione emotiva. Non solo. Ho avuto l’impressione che lei effettivamente abbia vissuto un’esperienza profondissima in quell’occasione e che, in qualche modo, sia stata un’esperienza "spirituale". Si può chiamare così? Non vorrei essere frainteso. Intendo dire che per lei quell’esperienza è stata veramente spirituale. Ora io qui mi chiedo: posto che la fede cristiana è la via che conduce a Dio, Verità e Vita, come devono intendersi tutte queste altre esperienze "spirituali"? Sono solo condizionamenti psicologici? Si tratta di inganni? Oppure, sempre riconoscendo l’unicità della nostra fede, si può pensare che uomini e donne di buona volontà alla ricerca di Dio possano, per vie diverse, imperfette, fare comunque esperienza del divino? Io stesso sono stato in India e ho visto in molte persone una grandissima spiritualità. Da ammirare!
Le chiedo: per coloro che cristiani non sono, ma che vivono in modo assai profondo ed intenso il loro credo (parlo dei vari monaci orientali, ad esempio), possiamo dire che, in qualche modo, vivano e sentano la vicinanza di Dio oppure Dio può essere solo incontrato nella fede cristiana?
Io so che, nella nostra fede, Dio lo si conosce nella sua pienezza ed interezza, ma mi chiedo se a Dio si possano avvicinare o possano in qualche modo fare esperienza del divino uomini e donne di altre religioni.
Certamente occorre fare dei distinguo, perchè di religioni ve ne sono molte (dall’induismo all’islam, dall’ebraismo al paganesimo, ecc), ma mi chiedevo se i tentativi sinceri di ricercare dio da parte di molti seguaci di altre religioni potessero o meno avvicinarli al Vero Dio.
Quando i non cristiani parlano di esperienze spirituali intense, si ingannano oppure si sono avvicinati a Dio senza tuttavia comprenderlo del tutto?
Se Dio fosse un fuoco, è possibile che credenti di altre religioni, anche se in modo imperfetto, possano avvertirne il calore?
Grazie per il tempo e la pazienza.
Una preghiera per Lei.
A.
Risposta del sacerdote
Caro A.,
1. Sant’Agostino nelle Confessioni ricorda la sua personale esperienza di andare errando cercando Dio fuori di sé, mentre Dio era dentro: “Io lontano da te vagavo escluso persino dalle ghiande dei porci. (…).
Dio mio, lo riconosco davanti a te, che avesti misericordia di me quando ancora non ti riconoscevo, mentre cercavo te non già con la facoltà conoscitiva della mente, per la quale volesti distinguermi dalle belve, ma col senso della carne.
E tu eri più dentro in me della mia parte più interna e più alto della mia parte più alta (interior intimo meo et superior summo meo)” (Confessioni, III,6,11).
2. Il desiderio di conoscere Dio in ogni tempo e luogo si è manifestato in alcune persone in maniera più intensa che in altre.
Qualcuno ha detto che rimarrà sempre viva la vena mistica quanto quella poetica o filosofica.
Sempre e ovunque ci sono stati poeti, filosofi.
Sempre e ovunque ci saranno anche dei mistici, persone che hanno vissuto una particolare esperienza di immersione in Dio.
3. Non ci stupiamo di quest’affermazione perché dalla Divina Rivelazione sappiamo che l’uomo è creato ad immagine di Dio.
C’è nell’uomo un naturale desiderio di Dio.
A questo si deve aggiungere che Dio senza sosta agisce nel cuore degli uomini per trarli a sé.
Di Gesù Cristo si legge nel Prologo del Vangelo di Giovanni: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).
Ed Egli “vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4).
4. Per questo non si può escludere a priori che alcune persone che non conoscono Gesù Cristo possano avere profonde esperienze di Dio.
Noi sappiamo con certezza che la grazia non è legata ai Sacramenti.
E con altrettanta certezza sappiamo che Dio vuole salvi e cioè santi tutti gli uomini.
Giovanni Paolo II in Redemptoris missio ha ricordato che “Dio chiama a sé tutte le genti in Cristo, volendo loro comunicare la pienezza della sua rivelazione e del suo amore; né manca di rendersi presente in tanti modi non solo ai singoli individui, ma anche ai popoli mediante le loro ricchezze spirituali, di cui le religioni sono precipua ed essenziale espressione, pur contenendo «lacune, insufficienze ed errori»” (RM 55).
5. Prima di lui, il Concilio Vaticano II aveva detto che “la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni.
Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini” (Nostra aetate, 2).
6. Pertanto sebbene la vita divina (la grazia) sia donata nella Chiesa in maniera ordinaria e sovrabbondante a motivo della fede cristiana che è divinamente ispirata e a motivo dei Sacramenti, senza dubbio Dio dona grazie particolari di santificazione anche a coloro che non appartengono materialmente alla Chiesa e senza loro colpa non conoscono Cristo come unico Salvatore dell’uomo.
7. Sicché vi possono essere reali esperienze spirituali e mistiche anche nei non cristiani.
Tali esperienze sono sempre dono di Gesù Cristo, anche se essi non lo sanno o non lo riconoscono.
9. Tuttavia come per le esperienze spirituali e mistiche che avvengono tra i cristiani è necessario il discernimento perché possono provenire dall’Alto oppure dal basso (“Satana si traveste da angelo di luce, 2 Cor 11,14) oppure possono essere frutto di illusione o fragilità psichica o anche di mescolanza di questi due ultimi fattori, così è necessario affermarlo anche per tutti coloro che sono soggetti di tali esperienze fuori del cristianesimo.
Tanto più – è necessario ricordarlo – che nelle altre religioni, insieme ad elementi di verità e di santità vi sono pure «lacune, insufficienze ed errori» (Redemptoris Missio 55).
A te auguro profonda esperienza di vita in Cristo “nel quale abita tutta la pienezza della divinità” (Col 2,9) e “in cui sono nascosti tutti i tesori di sapienza e di scienza” (Col 2,3).
Per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo