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Gent.le p. Angelo,
Volevo chiederle un chiarimento su come debba essere inteso questo passo della seconda lettera a Timoteo:
"Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina".
Leggo però nella Summa Theologiae di San Tommaso d’Aquino, riguardo alla correzione fraterna, che "La correzione fraterna viene comandata in quanto è un atto di virtù. Ma un atto è tale in quanto è proporzionato al fine. Perciò quando essa dovesse impedire il fine, come nel caso che il colpevole divenisse peggiore, allora non appartiene più alla verità della vita, e non è di precetto" (Summa theologiae IIª-IIae q. 33 a. 6 ad 2).
Cristo stesso nel Vangelo ci dice: "Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe" (Mt 10, 16).
Siccome non ci può essere contraddizione nella Divina Rivelazione, volevo chiederle quale fosse la corretta esegesi del passo in questione.
La ringrazio e la saluto cordialmente.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. l’esegesi la trovi proprio nella risposta che San Tommaso dà nel corpo dell’articolo.
Per comprenderla è necessario ricordare che per San Tommaso vi sono due tipi di correzione: la prima è la correzione semplicemente detta ed è propria dei prelati o dei superiori, la seconda è invece la correzione fraterna.
2. Ecco il testo: “Esistono due tipi di correzione dei colpevoli.
La prima, riservata ai prelati, è ordinata al bene comune, ed ha forza coattiva.
Tale correzione non va trascurata per il turbamento di colui che la subisce.
Sia perché, nel caso che non voglia emendarsi spontaneamente, bisogna costringerlo con i castighi ad abbandonare il peccato.
Sia perché, nel caso d’incorreggibilità, si provveda al bene comune, difendendo l’ordine della giustizia, e intimorendo gli altri con l’esemplare punizione di un individuo.
È per questo che un giudice non lascia di proferire la sentenza di condanna contro il colpevole per paura del turbamento di lui o dei suoi amici.
La seconda invece è una correzione fraterna del colpevole, la quale non si esercita con la coazione, ma con la semplice ammonizione.
Perciò quando si giudica probabile che il peccatore non accetterà l’ammonizione, ma farà peggio, si deve desistere dal correggerlo: perché le cose che sono mezzi ordinati al fine devono essere regolate secondo l’esigenza del fine” (Somma teologica, II-II, 33, 6).
3. Ulteriormente san Tommaso dice in quel medesimo articolo: “Il medico usa verso il pazzo furioso, che non vuole le sue cure, una certa coazione.
Il suo trattamento è simile alla correzione dei prelati che ha forza coattiva: non già alla correzione fraterna” (Ib., ad 1).
4. Ora Timoteo, al quale San Paolo si rivolge, è vescovo e ha il compito di annunciare la parola di Dio e di ammonire.
Commentando questo passo San Tommaso dice: “Nella predicazione ci sono due cose, ossia l’annuncio della verità e l’educazione dei costumi.
E il predicatore deve farle entrambe”.
Sull’insistere in ogni occasione opportuna e non opportuna san Tommaso ricorda quanto si legge nella Scrittura: “Non si accetta una massima dalla bocca dello stolto, perché non è detta a proposito” (Sir 20,22) e dice che “il predicatore della verità quando parla ai cattivi parla sempre per loro in maniera non opportuna, secondo quanto si legge in Gv 8,47: “Chi è da Dio ascolta le parole di Dio; per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio” e Sir 6,21: “Quanto mai aspra appare la sapienza agli ignoranti”.
Infatti se uno volesse conservare questa opportunità di parlare soltanto a coloro che vogliono ascoltarlo, sarebbe vantaggioso soltanto per i giusti; ma talora è necessario che egli predichi anche ai cattivi affinché si convertano. E perciò aggiunge: «non opportuna» secondo quanto si legge in Is 58,1: “Grida a squarciagola, non aver riguardo…».
Come vedi, non c’è dunque contraddizione perché si tratta di annunciare in contesti diversi.
Ti benedico, ti ricordo al Signore ti auguro ogni bene.
Padre Angelo