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Quesito

Ciao,
un sacerdote ha il potere di maledire?


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. ti trascrivo quando leggo in un dizionario biblico (Galbiati) alla voce Maledizione.
“Come tutti gli Orientali, gli Israeliti proferivano facilmente delle imprecazioni, delle maledizioni che scagliavano in faccia ai loro avversari o che pronunciavano per proteggersi dalle conseguenze d’un delitto (2 Sam 3,9, 28 seg.) o per sottolineare qualche loro giuramento (1 Sam 14,24; 25,22; 2 Re 6,31).
Il più sovente non si trattava di parole vane, ma di termini, di formule alla cui efficacia, rinforzata talvolta dal potere magico di alcuni riti, si credeva veramente.
Una volta pronunciata, la maledizione non può essere trattenuta; presto o tardi, essa si realizzerà in modo infallibile (Gios 6,26; 1 Re 16,34; Sal 109,17; Zac. 5,3; cfr. Num 23,24), salvo ad essere neutralizzata da una benedizione (Giud 17,1 seg. cfr. Es 12,32) o ad esser distolta «Che questa maledizione cada su di me, figlio mio!», dice Rebecca a Giacobbe (Gen 27,13).
Con il tempo, tuttavia, prevalse l’idea che Iahvé può cambiare una maledizione in benedizione (Dt 23,5; Neem 13,2) e che una maledizione immeritata è infirmata di nullità (Pr 26,2).

2. La Bibbia di Gerusalemme in nota a Gn 9,22.24-25 scrive: “Le benedizioni e le maledizioni dei patriarchi sono parole efficaci, che rivolte a un capostipite, si realizzano nei suoi discendenti”.

3. San Tommaso nella Somma Teologica (II-II,76,1) tratta della maledizione e dice: “Maledire equivale a dire male.
Ora, una cosa può essere detta in tre modi.
Primo, sotto forma di enunciato: come quando ci si esprime col modo indicativo. E allora maledire non è altro che riferire il male del prossimo: e ciò rientra nella detrazione. Infatti i detrattori sono anche denominati maldicenti.
Secondo, come causa determinante di quanto si dice.
E ciò spetta in maniera primaria e principale a Dio, il quale produsse tutto con la sua parola, secondo l’espressione dei Salmi (32,9; 148,5): «Egli disse, e furono creati».
Secondariamente però spetta anche agli uomini, i quali con i loro ordini muovono gli altri a compiere qualcosa. E a questo scopo furono stabiliti i verbi al modo imperativo.
Terzo, le parole possono esprimere il desiderio di quanto si dice. E a ciò servono i verbi di modo ottativo.
Lasciando quindi da parte il primo tipo di maledizione, che si limita all’enunciazione del male, vanno considerati gli altri due…
Se uno comanda o desidera il male altrui in quanto male, avendo di mira quasi il male stesso, allora la maledizione è illecita nell’uno e nell’altro senso.
E questa propriamente parlando è la vera maledizione.
Se invece uno comanda o desidera il male altrui sotto l’aspetto di bene, allora la maledizione è lecita. E non avremo una maledizione in senso assoluto, ma relativo: poiché l’intenzione principale di chi la pronunzia non è il male, ma il bene…. come quando uno desidera una malattia o una contrarietà a un peccatore perché si ravveda, o almeno perché cessi di nuocere”.

4. La benedizione del sacerdote può essere imperativa e non soltanto invocativa.
Se il sacerdote comandasse il male per il male di una persona, certamente compirebbe un peccato mortale.
Ed è per questo che san Paolo dice: “Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite” (Rm12,14).

Preghiamo perché i nostri sacerdoti siano veri intercessori davanti a Dio di ogni bene per il popolo loro affidato.
Ti saluto, ti prometto una preghiera. E siccome la sacra Scrittura, come ho riferito nel punto 1, dice che la maledizione può essere neutralizzata da una benedizione, ti mando ogni più bella benedizione del cielo.
Padre Angelo