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Quesito

Caro Padre Angelo,
visto che i divorziati risposati non potrebbero accedere alla Santa comunione se non vivono come fratelli e sorelle, allora Vi chiedo: i divorziati non risposati che vivono da soli e nella continenza più assoluta possono ricevere tale Sacramento?
In caso di risposta negativa se uno dei due è il colpevole della rottura coniugale l’altro può accedere a tale Vitale Sacramento? E nella fattispecie come si può dimostrare tale estraneità alla rottura del vincolo coniugale in ispecie nei confronti del sacerdote che deve procedere alla preventiva confessione.
Vi ringrazio per la risposta ed un abbraccio fraterno.
Calorosissimi saluti.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
sono diverse le questioni che mi poni.
1. La prima è questa: se i divorziati non risposati che vivono da soli e nella continenza più assoluta possano ricevere l’Eucaristia.
La risposta è affermativa, soprattutto se uno è stato vittima del divorzio.

2. Mi chiedi anche se il coniuge colpevole della rottura possa fare la santa Comunione.
Per fare la Comunione deve essere pentito di ciò che ha fatto.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda che “il divorzio è una grave offesa alla legge naturale. Esso pretende di sciogliere il patto liberamente stipulato dagli sposi, di vivere l’uno con l’altro fino alla morte” (CCC 2384).
Ma se chi è responsabile del divorzio si pente e poi vede che è impossibile riprendere la coabitazione, può fare la Santa Comunione.

3. Mi chiedi infine come si possa dimostrare di aver subìto il divorzio davanti al sacerdote confessore.
Di per sé è sufficiente la buona coscienza di chi si confessa. E il confessore ne deve prendere atto.
Tuttavia spesso succede che anche chi ha subìto il divorzio non si sia sempre comportato in maniera retta e abbia dato motivo all’altra parte di rompere la coabitazione e di giungere al divorzio.
Ma anche in questo caso, se è sinceramente pentito, nulla vieta che possa fare la santa Comunione.

4. Devo anche aggiungere che non sempre chi cerca il divorzio è colpevole della situazione. Può darsi che cerchi il divorzio per mettere fine a una situazione che diversamente non è riparabile.
Dice il Catechismo della Chiesa cattolica: “Se il divorzio civile rimane l’unico modo possibile di assicurare certi diritti legittimi, quali la cura dei figli o la tutela del patrimonio, può essere tollerato, senza che costituisca una colpa morale” (CCC 2383).

5. Come vedi dalle risposte, il problema grosso è quello del divorziato risposato. Dal momento che si risposa va a stare con una persona che non è suo marito o sua moglie. E in questo modo vive in una situazione permanente di adulterio.
Dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Il fatto di contrarre un nuovo vincolo nuziale, anche se riconosciuto dalla legge civile, accresce la gravità della rottura: il coniuge risposato si trova in tal caso in una condizione di adulterio pubblico e permanente” (CCC 2384)

Ti ringrazio del quesito, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo