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Quesito

Caro Padre Angelo,
Vi devo porre alcuni quesiti, tra loro interconnessi, che solo la vostra nota chiarezza mi può illuminare.
Il problema ha una grande rilevanza ecclesiale:
1) Se il sacerdote che celebra la S. Messa ha perso la Fede nella Presenza Reale di Cristo nell’Eucaristia, pur recitando in maniera formalmente corretta le parole della Consacrazione, avviene la Transustanziazione?
2) Se, nel celebrare in modo formalmente corretto, mentre recita le parole della Consacrazione “intende fare ciò che fa la Chiesa recitandole” ma non crede punto ai loro effetti (la Transustanziazione), il pane e il vino si trasforma nel Corpo e Sangue di Cristo o rimane semplice pane e vino?
3) Lo stesso quesito mi pongo per gli altri Sacramenti, specialmente quello della Riconciliazione: se il sacerdote non crede nel suo sacerdozio ministeriale e considera la Confessione come un colloquio tra amici, oppure la pensa come Lutero, ancorché pronunciasse le parole canoniche dell’assoluzione, la sua “assoluzione” è valida e ratificata da Dio oppure no?
Ti ringrazio di tutto.
Nello


Risposta del sacerdote

Caro Nello,
1. ad validitatem per la consacrazione eucaristica si richiede che il sacerdote abbia l’intenzione di celebrare il sacramento secondo la mens di Gesù Cristo che ha istituito questo sacramento.
Anche se lui non credesse più, la consacrazione è valida.

2. Ugualmente la consacrazione è valida anche per la seconda domanda.
Nel celebrare questo sacerdote, ormai miscredente, accetta di fare ciò che intende fare la Chiesa.

3. È valida anche l’assoluzione data un prete che ormai abbia perso la fede.

4. Il motivo generale è questo: che il sacramento non dipende dalla fede e dalla santità del ministro.
È sufficiente che il ministro accetti di essere strumento di Cristo.

5. Il Magistero della Chiesa ha fissato come dogma di fede che per l’amministrazione del Battesimo non si richiede la fede del ministro (concilio di Trento).
È prossimo alla fede, anche se non è dogma, che questo vale anche per tutti gli altri sacramenti.
Negare ciò che è prossimo alla fede significa essere prossimi all’eresia.
Dunque è ben certo che non è richiesta la fede.

Ti saluto, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo