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Quesito
Carissimo Padre,
se un’Ostia consacrata viene calpestata sacrilegamente per disprezzo, o anche inavvertitamente – come può succedere in occasione di queste tante Comunioni distribuite nelle piazze sulla mano, e che magari cadono senza cattiveria da parte di nessuno – si può dire che poi non c’è più la Presenza Reale?
E pertanto, se la Particola (o frammento di essa) viene individuata e può essere ricuperata, come dev’essere trattata?
Consumarla anche se rovinata? bruciarla?…”
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. il Card. Journet, uno dei grandi teologi del Concilio Vaticano II, nella sua opera sulla Messa scrive: “Appena le specie del pane e del vino si alterano sotto l’influenza di agenti fisici o chimici, immediatamente cessa la presenza sacramentale.
È sotto le specie del pane e del vino, non sotto quelle di un altro corpo, qualunque esso sia, che Cristo si è dato alla cena, è a queste sole specie che egli ha applicato la sua presenza sacramentale” (La Messa, p. 230).
2. Cristo pertanto permane finché permangono le specie eucaristiche.
Ciò significa che queste specie possono essere profanate, come avviene purtroppo nei riti satanici delle Messe nere.
In tali Messe viene fatto ben di peggio che “calpestarle sacrilegamente per disprezzo, o anche inavvertitamente”.
Eppure Cristo rimane.
Per questo la Chiesa, quando avviene qualche profanazione, procede subito a solenni riparazioni, come è avvenuto di recente nella diocesi di Ferrara dove il Vescovo ha stabilito che si celebri una Messa di riparazione in tutte le Chiese della diocesi e che dalla chiesa dove è avvenuta tale profanazione si snodi una pubblica e solenne processione di riparazione.
3. Pertanto finché c’è la specie del pane c’è la presenza reale del Signore, anche se una persona trattenesse per se stessa una particola consacrata per profanarla.
4. San Tommaso dice che come le specie del pane e del vino possono corrompersi prima della consacrazione così possono corrompersi anche dopo.
E distingue: se l’alterazione avviene “mediante una lieve alterazione del colore o del sapore del pane e del vino o della quantità permangono nel sacramento il corpo e il sangue di Cristo.
Se invece intervenisse un cambiamento così profondo che avrebbe corrotto la sostanza del pane e del vino, non rimangono il corpo e il sangue di Cristo sotto questo sacramento.
E ciò tanto da parte delle qualità, come quando il colore, il sapore e le altre qualità del pane e del vino si guastano in modo tale che la sostanza del pane e del vino non lo sopporta; quanto da parte della quantità, qualora per esempio il pane o il vino venisse polverizzato in parti così minute da far scomparire le specie del pane e del vino” (Somma teologica, III, 77, 4).
5. Ora una particola che cade per terra non subisce alcuna corruzione.
Pertanto qualora una particola cadesse per terra la si deve raccogliere perché non venga calpestata.
Questo anche quando si distribuisce la Comunione nel corso di una Messa celebrata davanti ad una moltitudine di fedeli.
Se una persona la calpesta inopinatamente non commette nessun peccato. Ma evidentemente c’è una profanazione che di per sé stringe il cuore.
Commetterebbe invece un peccato gravissimo qualora la calpestasse per disprezzo.
6. La presenza reale del Signore è indipendente dall’intenzione di chi calpesta.
La presenza reale rimane perché legata alla specie del pane e del vino e non all’intenzione di qualcuno.
Legare la presenza reale all’intenzione di chi ne fa uso significa negare la realtà della transustanziazione.
Una simile affermazione richiama un errore condannato da Paolo VI nell’enciclica Mysterium fidei. A quei tempi qualcuno proponeva di abbandonare la parola transustanziazione e di sostituirla con una più comprensibile, e cioè quella di transfinalizzazione. E cioè quel pane per me significa il corpo di Cristo.
Ma dopo la consacrazione quel pane non significa solo il corpo di Cristo, ma si è trasformato nel corpo di Cristo.
7. Ecco il passo di Paolo VI: “Non è infatti lecito (…) insistere sulla ragione di segno sacramentale come se il simbolismo, che tutti certamente ammettono nella ss. Eucaristia, esprimesse esaurientemente il modo della presenza di Cristo in questo Sacramento; o anche discutere del mistero della transustanziazione senza far cenno della mirabile conversione di tutta la sostanza del pane nel corpo e di tutta la sostanza del vino nel sangue di Cristo, conversione di cui parla il Concilio di Trento, in modo che essi si limitino soltanto alla «transignificazione» e «transfinalizzazione» come dicono; o finalmente proporre e mettere in uso l’opinione secondo la quale nelle Ostie consacrate e rimaste dopo la celebrazione del sacrificio della Messa Nostro Signore Gesù Cristo non sarebbe più presente” (Mysterium fidei, 11).
8. Che fare quando durante la Messa cade una particola?
Ecco ad esempio quanto scriveva in passato il nostro (perché domenicano) grande teologo D. Prümmer: “Se nella distribuzione della Santa Comunione qualche specie cadesse per terra, questo luogo deve essere coperto e poi lavato.
L’acqua di questa abluzione si mette nel sacrario.
Questa legge tuttavia non obbliga sub gravi” (Manuale theologiae moralis, III, n. 223.).
Il sacrario era il luogo dove si versava l’acqua usata durante il Battesimo.
9. Per stare ai casi concreti che possono capitare, scriveva ancora D. Prümmer: “Se qualcuno vomita l’ostia e non può assumerla di nuovo, l’ostia venga messa nel vasetto d’acqua del tabernacolo.
Sciolta l’ostia, l’acqua venga messa nel sacrario” (Ib.).
Anche oggi si può vedere un vasetto con dell’acqua vicino al tabernacolo. In quell’acqua deterge le dita chi ha distribuito la Santa Comunione.
Ti auguro una festa della Divina Misericordia ricca di grazie e di buoni frutti.
Ti benedico e ti ricordo volentieri al Signore.
Padre Angelo