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Quesito

Gentile Padre Angelo,
ringraziandola per le sue importanti e belle risposte, volevo farle delle domande. Prima di tutto volevo domandarle se un laico poteva benedire un oggetto. Io so che i laici hanno tutto il diritto e il dovere di chiedere a Dio una benedizione. Dunque, se io voglio chiedere a Dio di fare quest’acqua – per esempio – santa o benedetta, lo posso fare? 
Ugualmente le volevo domandare: io so che dopo aver ricevuto la comunione è bene restare almeno un quarto d’ora in adorazione. Se quello che io so è giusto, allora bisogna fare lo stesso per la comunione spirituale?
Inoltre le volevo chiedere: che cosa ci fa capire che abbiamo perso la grazia divina, e dunque siamo di nuovo in stato di peccato mortale, dopo una confessione?
In seguito, quali consigli mi potrebbe dare per fare con il giusto spirito il compito di chierichetto, o qualunque altro ruolo, nella celebrazione della S. Messa e delle altre liturgie?
Infine – e poi la lascio tranquilla – conosce una preghiera semplice da poter recitare ai Sette Arcangeli?
Grazie mille per la sua pazienza, disponibilità e generosità! 
Le auguro una buona Quaresima; e se può, preghi per me. Grazie mille!


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. come ricorda san Tommaso tutti possono benedire.
Ma precisa: “Benedire significa dire bene.
E si può dire bene in triplice modo.
In un primo modo enunciando, per esempio quando si loda il bene altrui.
In un secondo modo comandando, e benedire così con autorità è proprio di Dio, per il cui comando il bene raggiunge le creature, e anche dei ministri di Dio che invocano il nome del Signore sul popolo: “Invocheranno il mio nome sui figli d’Israele e io li benedirò” (Nm 6,27).
In un terzo modo si benedice desiderando: “Quelli che passavano non dissero: la benedizione del Signore sia su di voi” (Sal 128,8)” (Commento alla lettera ai Romani, cap. 12, lezione 3).
E aggiunge: “Benedire nel primo e nel terzo modo compete a tutti.
Benedire nel secondo modo, imperando, compete solo a Dio e ai suoi ministri”.
Pertanto puoi invocare la benedizione di Dio sull’acqua, ma non comunichi una virtù celeste all’acqua come fa invece il ministro ordinato.

2. A proposito della Comunione è bene stare in comunione col Signore in atteggiamento di adorazione, ringraziamento e supplica.
È uno dei momenti più preziosi della nostra giornata e dovremmo desiderare prolungarlo il più possibile.
Non si tratta di aggiungere qualche cosa alla Comunione, ma di prolungare la Comunione il più possibile.
Santa Teresa d’Avila scrive: “So inoltre di questa persona che per molti anni, anche se non era molto perfetta, quando prendeva la comunione, le sembrava di vedere con gli stessi occhi del corpo entrare il Signore nella dimora della sua anima.
Allora si adoperava a ravvivare la fede, per riuscire, credendo veramente che il Signore entrasse nella sua povera dimora, a distaccarsi, come le era possibile, da tutte le cose esteriori, e ad entrarvi con lui.
Cercava di raccogliere i suoi sensi per far loro comprendere il bene così grande che avevano; voglio dire che cercava di evitare che fossero d’impedimento all’anima per conoscerlo.
Si considerava ai suoi piedi e piangeva con la Maddalena, né più né meno che se lo avesse visto con gli occhi del corpo in casa del fariseo, e benché allora non sentisse ancora devozione, la fede le diceva che era davvero lì” (Cammino di perfezione, 34,7).
E: “Se infatti non vogliamo essere sciocchi e non vogliamo chiudere volontariamente gli occhi all’intelligenza, non c’è da avere alcun dubbio, perché non si tratta qui di frutto dell’immaginazione come quando consideriamo il Signore sulla croce o in un altro momento della passione.
Questo accade ora, ed è assoluta verità e non c’è ragione di andarlo a cercare altrove, più lontano.
Sappiamo, infatti, che, finché il calore naturale non abbia consumato gli accidenti del pane, il buon Gesù sta in noi: avviciniamoci, dunque, a lui!
E se, quando era nel mondo, il solo tocco delle sue vesti sanava gli infermi, come si può dubitare, avendo fede, che non farà miracoli così intimamente unito a noi, e non ci darà quanto gli chiederemo, trovandosi nella nostra casa?
Sua Maestà non ha certo l’abitudine di pagare male l’alloggio, se gli viene fatta buona accoglienza” (Cammino di perfezione, 34,8).

3. Mi chiedi se sia giusto fare la stessa per la comunione spirituale.
Sì, perché non si tratta di fare un’aggiunta alla Comunione ma di prolungarla.
Tuttavia credo che tutti avvertano la sostanziale differenza tra la Comunione sacramentale e quella spirituale. Nella prima Gesù entra in noi in maniera sensibile e si dona a noi in maniera altrettanto sensibile. La Comunione sacramentale coinvolge tutto il nostro essere, anima e corpo.
In quella spirituale tocca solo con l’anima.

4. Mi chiedi anche come si fa a capire che si è persa la grazia divina e che ci si trova in stato di peccato mortale.
Gesù ha detto: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama” (Gv 14,21).
E San Giovanni: “Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità” (1 Gv 2,4). Per San Giovanni “conoscere” è l’equivalente di “amare”.
Pertanto il criterio veritativo è l’osservanza dei comandamenti.
La trasgressione di alcuni di essi costituisce sempre materia grave, come ad esempio la bestemmia, il non santificare la festa, drogarsi, commettere atti impuri, visionare pornografia, ecc…

5. In seguito chiedi quali consigli potrei darti per fare con il giusto spirito il compito di chierichetto, o qualunque altro ruolo, nella celebrazione della S. Messa e delle altre liturgie.
Intanto mi compiaccio del servizio che rendi a Gesù come chierichetto o ministrante. Ma è un servizio che rendi anche a te stesso, perché partecipi in maniera più diretta all’immolazione del sacrificio di Cristo o alla celebrazione della liturgia.
Il consiglio che ti do è questo: quando sei all’altare pensa di essere come San Giovanni che, tra tutti gli Apostoli che stavano vicino al Signore, si sentiva il prediletto.
Inoltre cerca di tenere sempre lo sguardo fisso su di Lui. Se sei in piedi, tieni le mani giunte, palmo contro palmo. Non agitarti e non guardare di qua e di là. Il tuo comportamento devoto – poiché è sotto lo sguardo di tutti – deve aiutare tutti ad essere più raccolti.
Anche in questo modo partecipi più direttamente alla celebrazione del culto divino.

6. Infine mi chiedi se conosco una preghiera semplice da poter recitare ai Sette Arcangeli?
La Chiesa cattolica riconosce e dà il culto solo a tre Arcangeli: Michele, Gabriele e Raffaele. Gli altri quattro vengono menzionati in libri apocrifi ed extrabiblici.
Il Concilio di Laodicea, celebrato verso il 360-365, ha proibito di aggiungre altri nomi di angeli o di arcangeli oltre quelli tre biblici (Michele, Gabriele e Raffaele) (can. 35). Il concilio romano del 745 dice che “non si conoscono i nomi di più di tre Arcangeli.
Pertanto rivolgi la tua preghiera ai tre di cui si celebra la festa il 29 settembre.

7. Puoi pregare i tre Arcangeli rivolgendo loro la preghiera tradizionale che si rivolge agli Angeli custodi: “Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina…”.
Se vuoi, anziché “Angelo di Dio” puoi dire: “San Michele, che sei il mio custode. Illumina…”
Oppure: “Santi Michele, Gabriele e Raffaele, che siete i miei custodi, illuminate, custodite, reggete e governate me che vi fui affidato dalla pietà celeste. Amen”.
Mi sembra la più semplice e la più praticabile dovunque ci troviamo.

Ti auguro ogni bene per il tuo servizio di chierichetto e per la tua vita.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo