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Quesito
Caro padre Angelo,
premetto il fatto di non essere credente, però la religione cattolica mi ha sempre affascinato. Ultimamente ho visto il film musical Jesus Christ Superstar (ammetto di non sapere come questa pellicola sia giudicata dalla Chiesa) e devo dire che è un film che da un ritratto di Giuda Iscariota molto diverso da quello che gli viene dato convenzionalmente, o almeno da quello che mi è stato dato a catechismo. Infatti nel film l’apostolo è semplicemente una pedina all’interno di un disegno molto più ampio che porterà alla morte di Gesù in croce per la salvezza dell’umanità, e in questo ruolo di pupazzo nelle mani di Dio egli tradirà Cristo, ma il suo tradimento non comporterà la sua condanna, bensì la salvezza sua e (soprattutto) dell’umanità, tanto che in una delle scene finali egli scenderà dal cielo in veste di angelo.
In parole povere, non bisogna condannare Giuda in quanto egli ha semplicemente adempiuto alla volontà divina.
Lei ha scritto rispondendo ad un fedele che il tradimento di Giuda non era strettamente necessario all’arresto di Cristo(lo credo anche io) ma allora perché usarlo? Perché condannare il “povero” Giuda ad un’eternità di odio nei suoi confronti quale traditore del figlio dell’Uomo, quando il tradimento non era necessario?
A questo punto, seguendo il mio ragionamento, la domanda sorge spontanea: cosa rappresenta il tradimento di Giuda secondo lei?
Spero di essere stato chiaro, le sarei grato se mi potesse rispondere sulla mia mail (se lo desidera può pubblicare sia domanda e risposta sul blog degli amici dominicani, non c’è assolutamente problema, la risposta via mail la preferisco per una questione di comodità).
Grazie e cordiali saluti.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. Dio non “usa” mai una persona, tanto meno se ne serve come di una pedina.
Anche quando si dice che una persona si rende strumento dei disegni di Dio, va subito precisato che non si tratta di una specie di gioco da burattini, dove il burattinaio muove i soggetti come vuole.
Ognuno di noi rimane sempre perfettamente libero e responsabile dei propri atti.
2. Per risolvere la questione del rapporto tra Dio e libertà umana va tenuto presente che non abbiamo in noi stessi la sorgente dell’essere. Questa ci viene irrorata di istante in istante dalla Causa prima, e cioè da Dio.
Allora noi agiamo, sì, ma come cause seconde, pienamente libere e responsabili.
3. Nel nostro interagire con la Causa prima, ci presentiamo come collaboratori di Dio nel piano della creazione e nel piano della redenzione.
E rimaniamo collaboratori anche quando gli voltiamo le spalle, non lo riconosciamo e facciamo quello che non gli è gradito.
4. Se teniamo presente che nessuna causa seconda, si chiami persona umana o demonio, può esistere o fare qualcosa senza la Causa prima, dobbiamo convenire in questo: che Dio è il grande protagonista della storia, è il signore assoluto, anche del male.
Per questo non ci meravigliamo che la sua onnipotenza sia così grande per cui, nel pieno rispetto delle libertà dei singoli, sa volgere anche il male a servire il bene.
Non lo permetterebbe, essendo amore infinito, se non lo potesse volgere finalmente ad un bene più grande.
5. Venendo a Giuda: non è stato una marionetta nelle mani di Dio.
Ha agito responsabilmente.
Sappiamo che poi si è pentito, ma malamente. È tornato indietro dai sommi sacerdoti e ha riconsegnato il denaro.
Sul suo destino eterno il Vangelo non dice esplicitamente che sia finito all’inferno. Gesù però ha parlato di lui come del “figlio della perdizione” e ha detto che “sarebbe stato meglio per lui se non fosse mai nato”.
6. In ogni caso, va detto che Giuda non è stato mandato all’inferno, ma che lui stesso lo ha scelto con i propri atti.
Dio ha fatto di tutto per salvarlo. Gli ha messo nel cuore il rimorso. Ma il suo cuore è stato così duro che, anziché dirigersi da Cristo dove senz’altro avrebbe trovato la propria salvezza, è andato da chi non lo poteva aiutare e lo ha abbandonato a se stesso.
7. L’espressione “Dio condanna all’inferno” è antropomorfica, perché Dio fa di tutto per salvare dall’inferno.
L’inferno è sempre un’autocondanna che si compie esplicitamente o implicitamente, come avviene probabilmente il più delle volte.
Se Dio condannasse ad un’eternità di odio sarebbe un dio crudele. Invece è vero tutto il contrario. Dio è amore e proprio per questo cerca di liberare dal male fino all’estremo.
8. Infine mi chiedi che cosa rappresenta Giuda.
La domanda ha senso solo all’interno di una premessa sbagliata: che tutti siamo delle pedine nelle mani di Dio, il quale ne usa come vuole.
Ma non è così.
Giuda dunque rappresenta se stesso.
9. In subordine, potrei dire che la vicenda di Giuda è un ammonimento per tutti a non lasciarsi indurire nel cuore per non fare la sua stessa fine.
Giuda inizialmente era credente. Quando Gesù l’ha chiamato, ha riposto di sì.
Ma poi il suo cuore si è attaccato a qualcosa d’altro (il denaro e le cose del mondo) e ha finito per perdere la fede.
Perdendo la fede, ha fallito l’intera sua esistenza concludendo in un’eternità infelice.
10. Ti assicuro volentieri la mia preghiera. Mi dici che andavi al catechismo. Dunque da bambino credevi.
Poi è successo qualcosa d’altro e ora ti ritrovi senza fede.
Mi auguro che tu possa ben presto sentire la mano di Dio che bussa al tuo cuore e ti inclina ad aprirlo al Vangelo.
Insieme con la preghiera ti dò anche la mia benedizione, nella consapevolezza che la benedizione del sacerdote non è solo un augurio, ma un’effusione di doni e una protezione.
Ti saluto cordialmente.
Padre Angelo