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Buongiorno Padre Angelo,
leggo molto spesso la sua rubrica quando ho qualche dubbio inerente alla fede e al modo di pregare.
Vorrei sottoporre alla sua attenzione una mia abitudine: passo molto tempo fuori casa per impegni lavorativi e sono abituata a recitare il Rosario o Novene o altre preghiere silenziosamente, nella mia mente. Questo fa sì che la mia preghiera sia “valida” oppure no?
La ringrazio e prego Dio affinché possa sempre benedire.
Con affetto,
Carmen
Cara Carmen,
1. la preghiera è essenzialmente elevazione dell’anima a Dio.
Per elevare l’anima a Dio non è necessario proferire verbalmente le parole.
Il Signore ha ricordato che “Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità” (Gv 4,24).
2. Tuttavia vi sono dei momenti in cui è necessario anche proferire le parole, come quando si prega insieme e in particolare nella Liturgia della Chiesa.
3. Certamente ci si può unire agli eventi della vita di Cristo anche solo mentalmente.
Questo avviene quando si fa meditazione e molto di più nella contemplazione.
4. Il Rosario invece è una preghiera che per la sua stessa struttura è simultaneamente preghiera vocale e mentale.
Mentale certo e innanzitutto: “Il Rosario, proprio a partire dall’esperienza di Maria, è una preghiera spiccatamente contemplativa. Privato di questa dimensione, ne uscirebbe snaturato, come sottolineava Paolo VI: Senza contemplazione, il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all’ammonimento di Gesù: ‘Quando pregate, non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione della loro loquacità’ (Mt 6, 7)” (GIOVANNI PAOLO II, Rosarium Virginis Mariae, 12).
Ma è anche preghiera vocale e proprio per questo coinvolge tutta la persona, che non è fatta solo di anima, ma di anima e corpo.
Il corpo a sua volta coinvolge i sensi, compreso quello della lingua che veicola le parole e aiuta a rimanere nel contesto di quella preghiera senza evasioni.
È facile invece per la preghiera semplicemente mentale saltellare da un pensiero all’altro.
Inoltre le parole toccano più direttamente la sensibilità, l’immaginazione, la memoria, il cuore.
La preghiera del Rosario è stata strutturata apposta così: perché coinvolga tutta la persona, nel suo corpo e nella sua anima.
5. San Luigi Grignion de Montfort nella bella operetta intitolata “Il segreto meraviglioso del Santo Rosario” scrive: “Il Rosario contiene due elementi: l’orazione mentale e l’orazione vocale.
La mentale consiste nella meditazione dei principali misteri della vita, della morte e della gloria di Gesù Cristo e della sua santissima Madre.
La vocale consiste nel dire quindici decine di Ave Maria, ognuna preceduta da un Pater, meditando e contemplando in pari tempo le quindici principali virtù praticate da Gesù e da Maria nei quindici misteri del santo Rosario” (n. 9).
Dice anche: “Convengo che non sempre è necessario recitarle (le Ave Maria) vocalmente e che la preghiera interiore è, in certo senso, più perfetta della vocale: ma vi assicuro che è molto pericoloso, per non dire dannoso, abbandonare di propria iniziativa la recita del Rosario col pretesto di una più perfetta unione con Dio” (n. 77).
6. Non è quest’ultimo il tuo caso. Talvolta si recita il Rosario solo mentalmente perché non si può o non è opportuno vociferare neanche silenziosamente.
Questa però non è la regola, ma un’eccezione.
Ti ringrazio per avermi portato sull’argomento del Santo Rosario.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo