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Quesito

caro padre Angelo,
innanzitutto le porgo i miei più cari saluti, e le mando un abbraccio, io sono don C. M., non so se si ricorda di me, sono stato suo studente al ….
Mi farebbe molto piacere conoscere la sua opinione in merito ad una discussione con un mio confratello che mi ha "girato" l’articolo di una rivista che le ricopio qui di seguito: adesso le scrivo anche la mia risposta (testo della rivista).
Mi sento di confutare alcune affermazioni:
1. Noi nella Messa abbiamo due momenti importanti: la Consacrazione e la Comunione. Non è vero, tutta la messa è importante, se no faremmo solo quei due momenti.
2. Nell’Istruzione Generale del Messale Romano non c’è nulla che indichi che la pratica di prendersi per mano vada effettuata. Nella Messa ogni gesto è regolato dalla Chiesa e dalle sue rubriche. Nell’istruzione generale del messale non c’è neanche scritto che non lo si debba fare, come non c’è scritto che ci si inginocchia durante la consacrazione, ma è un gesto che noi facciamo tutti e che i sacerdoti invitano a fare.
3. Un’altra cosa che vedo molto quando si recita il Padre Nostro è che la gente alza le mani come fa il sacerdote. Nemmeno questo va bene, perché non spetta ai laici durante la Messa compiere gesti riservati al sacerdote. Anche questo non è vero, perchè la preghiera del Padre nostro è l’unico momento della celebrazione nel quale il sacerdozio ministeriale non è importante (infatti è l’unico momento in cui il sacerdote si rivolge ai fedeli usando la prima persona plurale e non la seconda: se per la pace è obbligatorio dire: datevi un segno di pace, per il Padre nostro il sac. dice: preghiamo insieme).
4. La fede interiore è ciò che conta, è quello che Dio vede. Questa affermazione smentisce l’importanza dei sacramenti, che sono segni visibili, perché noi abbiamo un corpo e il corpo prega: anche l’atteggiamento esteriore è importante durante la celebrazione (altrimenti potremmo stare stravaccati a messa masticando chewing gum).
5. Non essendo esplicitamente proibite nel Messale. L’unica cosa esatta, non sono proibite e quindi si è liberi di farle e di proporle per il messaggio che portano, poi se uno vede messaggi sbagliati è un problema suo. Detto questo quando sarò defunto e al cospetto di Dio mi informerò se qualcuno è all’inferno perchè ha dato la mano ad un altro durante il Padre nostro nella messa. Aggiungo solo più che, secondo me, sono ben altri i problemi della chiesa e le cose che è necessario cambiare con il nostro impegno e la nostra preghiera.
Mi farebbe piacere sapere come lei vede la questione. La ringrazio in anticipo per la risposta, chiedo la sua paterna benedizione e le garantisco che la ricorderò nella preghiera.
don C.


Risposta del sacerdote

Caro don C.,
anzitutto mi scuso per il grave ritardo con cui ti rispondo. Solo oggi sono giunto alle mail del 3 settembre 2015 e ho ritrovato la tua.
Intanto ti ricordo benissimo e saprei direi anche dove eri ubicato a scuola. E ricordo anche la tua particolare attenzione.
Ti ringrazio per questo ricordo.
Non ho riportato l’articolo della rivista per amore di brevità.

1. Alle varie domande che mi hai fatto rispondo con quanto si legge nell’Ordinamento Generale del Messale Romano  (2000).
Al n. 23 si parla degli adattamenti che si possono fare nella celebrazione della Messa: “Inoltre, perché la celebrazione corrisponda maggiormente alle norme e allo spirito della sacra Liturgia e se ne avvantaggi l’efficacia pastorale, in questa Introduzione generale e nel Rito della Messa vengono esposti le scelte e gli adattamenti possibili”.

2. Ma poi, precisando i limiti di tali adattamenti, si legge: “Questi adattamenti, che per lo più consistono nella scelta di alcuni riti o testi, cioè di canti, letture, orazioni, monizioni e gesti che siano più rispondenti alle necessità, alla preparazione e alla capacità di comprensione dei partecipanti, spettano al sacerdote celebrante.
Tuttavia, il sacerdote ricordi di essere il servitore della sacra Liturgia e che nella celebrazione della Messa a lui non è consentito aggiungere, togliere o mutare nulla a proprio piacimento” (n. 24).
Tre dunque sono i limiti: non si può aggiungere (in latino: addere), togliere (in latino: demere), mutare (in latino: mutare).

3. Questo testo dell’Ordinamento Generale del Messale Romano rimanda a sua volta alla Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Sacra liturgia “Sacrosanctum Concilium” dove al n. 22 si legge:
“Regolare la sacra liturgia compete unicamente all’autorità della Chiesa, la quale risiede nella Sede apostolica e, a norma del diritto, nel vescovo.
In base ai poteri concessi dal diritto, regolare la liturgia spetta, entro limiti determinati, anche alle competenti assemblee episcopali territoriali di vario genere legittimamente costituite.
Di conseguenza assolutamente nessun altro, anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica” (SC 22).

4. Successivamente nell’Istruzione Redemptionis sacramentum, su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia emanata  dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il 25 marzo 2004, viene detto:
“In coerenza con quanto da loro promesso nel rito della sacra ordinazione e rinnovato di anno in anno nel corso della Messa crismale, i Sacerdoti celebrino «devotamente e con fede i misteri di Cristo a lode di Dio e santificazione del popolo cristiano, secondo la tradizione della Chiesa, specialmente nel sacrificio dell’Eucaristia e nel sacramento della riconciliazione».
Non svuotino il significato profondo del proprio ministero, deformando la celebrazione liturgica con cambiamenti, riduzioni o aggiunte arbitrarie.
Come disse, infatti, S. Ambrogio: «La Chiesa non è ferita in se stessa, […] ma in noi. Guardiamoci, dunque, dal far divenire i nostri sbagli una ferita per la Chiesa».
Si badi, quindi, che la Chiesa di Dio non riceva offesa da parte dei Sacerdoti, i quali hanno offerto se stessi al ministero con tanta solennità. Vigilino, anzi, fedelmente sotto l’autorità del Vescovo, affinché simili deformazioni non siano commesse da altri” (n. 31).

5. In riferimento alle singole questioni che mi hai proposto ti rimando al n. 390 dell’Ordinamento generale del Messale Romano, dove si legge:
“È proprio delle Conferenze Episcopali, dopo la conferma della Sede Apostolica, definire e introdurre nel Messale gli adattamenti che sono indicati in questo Ordinamento generale del Messale Romano e nel rito della Messa, come: – i gesti dei fedeli e gli atteggiamenti del corpo (Cf. n. 43);…

6. La Conferenza episcopale italiana ottemperando a quanto indica la seconda edizione dell’Ordinamento generale del Messale Romano, in data 15 agosto 1983 ha stabilito quanto segue.
“PRECISAZIONI CIRCA LA NORMATIVA LITURGICA
La Conferenza episcopale italiana (CEI) ritiene opportuno precisare alcune indicazioni che la normativa liturgica affida alle Conferenze episcopali nazionali e richiamare l’attenzione su alcuni punti della celebrazione eucaristica” (Enchiridion CEI, 3, 1980-1985, n. 1381).

Gesti e atteggiamenti durante la celebrazione eucaristica (cf. IGMR 21)
La CEI fa proprio quanto indicato in Principi e norme per l’uso del Messale romano e cioè:

1. In piedi dal canto d’ingresso fino alla colletta compresa.
Seduti durante la prima e seconda lettura e il salmo responsoriale.
In piedi dall’acclamazione al Vangelo alla fine del Vangelo.
Seduti durante l’omelia e il breve silenzio che segue.
In piedi dall’inizio del Credo, recitato o cantato, fino alla conclusione della preghiera universale o dei fedeli.
Seduti durante tutto il rito della presentazione dei doni.
Ci si alza per l’incensazione dell’assemblea.
In piedi dall’orazione sulle offerte fino all’epiclesi prima consacrazione (gesto
dell’imposizione delle mani)
In ginocchio, se possibile, dall’inizio dell’epiclesi preconsacratoria (gesto dell’imposizione delle mani) fino all’elevazione del calice inclusa.
In piedi da Mistero della fede fino alla comunione inclusa, fatta la quale si potrà stare in ginocchio o seduti fino all’orazione dopo la comunione.
Durante il canto o la recita del Padre nostro, si possono tenere le braccia allargate; questo gesto, purché opportunamente spiegato, si svolga con dignità in clima fraterno di preghiera.
In piedi dall’orazione dopo la comunione sino alla fine.

N.B. Durante l’ascolto della passione del Signore (domenica delle palme e venerdì santo) si può rimanere seduti per una parte della lettura.
Anche qualora il canto del Gloria a
Dio comportasse uno sviluppo musicale di una certa ampiezza, in casi particolari si potrà sedere dopo l’intonazione” (Enchiridion CEI, 3, 1980-1985, 1382.

7. Aggiungo in riferimento al primo punto della tua risposta: è vero che tutto è importante nella Messa, ma alcune parti sono più importanti così che se mancano non si celebra la Messa.
Evidentemente non si può mettere sullo stesso piano il lavabo (pur importante) e la consacrazione o la Comunione o la proclamazione della Parola di Dio.

8. Certo sarebbe bello e di edificazione per i fedeli se i sacerdoti per primi potessero dire quanto affermò di se stessa santa Teresa d’Avila e cioè che era “dispostissima ad affrontare mille volte la morte piuttosto di dar a credere che trasgredissi una minima cerimonia della Chiesa” (Vita, 33,5).
È morta dicendo “Alla fine resto sempre una figlia della chiesa” e noi potremmo aggiungere “una figlia obbedientissima della chiesa”.
Si è figli obbedientissimi della Chiesa anche con tutti gli adattamenti consentiti.

Ti ringrazio della preghiera che mi hai promesso, ti auguro un proficuo ministero, ti ricordo volentieri al Signore e altrettanto volentieri ti benedico.
Padre Angelo