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Quesito

Caro Padre Angelo,
rispondere come fa lei, in maniera chiara e pubblica, ai dubbi posti da credenti e non e’ atto di estrema carità e virtù, Cristiana e umana.
Grazie per quello che fa, mi auguro che possa continuare e che il sito su cui scrive possa essere conosciuto da più persone.
Leggere le sue risposte, però, non nego mi abbia creato del turbamento.
La Verità fa male a volte. La conferma che la società e Chiesa si allontanino sempre di più è, purtroppo, un fatto manifesto, statisticamente innegabile.
Meno giovani, anche in Italia, frequentano la Chiesa. Non lo fanno per svariati motivi, ma di certo non ultimo è l’estrema incompatibilità della morale sessuale Cristiana con la "vita reale" nella società moderna.
Da un punto di vista teologico sappiamo di certo dov’è la "Verità" e quindi se Chiesa e società divergono, ebbene, è chiaro chi sbaglia e chi no.
Nel contempo, però, la frattura è enorme, l’incompatibilità dell"essere un giovane oggi" e l’"essere un Cristiano Cattolico, convinto praticante" è evidente. Non conoscere il sesso prima del matrimonio quando ci si sposa a 30/35 anni è un fatto di pochi. Chi ci riesce, oggi, è visto – di fatto – come un alieno. Come riparare questa frattura?
La Chiesa è fatta di persone, di peccatori e anche di Santi.
Ma se continuiamo così di persone in Chiesa ce ne saranno poche, pochissime.
È questo il prezzo da pagare per mantenere la stessa morale sessuale cattolica dei secoli passati (quando la società funzionava in maniera molto diversa)?
Non potrebbe un nuovo concilio sanare parte del dissidio tra chiesa e società?
Non mi riferisco ad una "sanatoria" riparatrice all’italiana ma ad una evoluzione, ad un’apertura della Chiesa sulle questioni che oggi la rendono quasi incompatibile con i nostri tempi.
Una risposta potrebbe essere: "c’è sempre incompatibilità tra bene e male, la società oggi sta tendendo verso il male e la chiesa si mantiene nel bene". Questa risposta la capirei ma non sanerebbe il mio turbamento da cristiano, da peccatore e da uomo del 2011.
Grazie ancora per la sua azione.
La ricorderò in preghiera per ringraziamento.
Francesco


Risposta del sacerdote

Caro Francesco,
1. mi compiaccio anzitutto per il tuo desiderio di vedere le Chiese piene di gente e soprattutto di giovani.
Tuttavia la ricetta che proponi non solo non sarebbe efficace, ma porterebbe via anche quelli che vengono.

2. Infatti tanta gente non va in Chiesa non perché la morale sessuale è troppo esigente, ma perché devia dalla legge del Signore.
Il peccato non avvicina al Signore, ma allontana.
E tu proporresti di far finta che determinati comportamenti non siano peccaminosi per avvicinare a Dio?
Si può proporre alla gente di bere il veleno dicendo che chi lo beve non muore?

3. Forse il tuo errore di fondo sta nel pensare che ciò che viene insegnato dalla Chiesa in materia di sessualità sia materia disputabile, che si possa convocare un Concilio e insegnare una dottrina diversa…
Se si trattasse di pura disciplina della Chiesa si tratterrebbe di materia mutabile dalla Chiesa stessa, come è avvenuto per le pratiche concrete di digiuno.
Ma qui abbiamo a che fare con la legge di Dio.
Ora si può convocare un concilio per mutare il sesto comandamento che proibisce di commettere atti impuri?
La Chiesa non è arbitra della legge di Dio, ne è ministra.

4. Inoltre non si può dimenticare quella Dio stesso ha detto: “Chi pecca, danneggia se stesso” (Sir 19,4).
Giovanni Paolo II diceva che “il peccato ha le sue prime e più importanti conseguenze sul peccatore stesso: cioè nella relazione di questi con Dio, che è il fondamento stesso della vita umana; nel suo spirito, indebolendone la volontà ed oscurandone l’intelligenza” (Reconciliatio et Paenitentia 16), e “finisce col rivolgersi contro l’uomo stesso, con un’oscura e potente forza di distruzione” (RP 17).
Se queste parole hanno un significato, significa che chi pecca ne viene fuori distrutto.
Può la Chiesa dirgli: no, non sei distrutto, ma sei vivo, sei santo, con questo comportamento rendi onore al Signore e avanzi nella santità?

5. La S. Scrittura dice che “la carne ha desideri contrari allo spirito, e lo spirito ha desideri contrari alla carne” (Gal 5,16-17). “Carne” e “spirito” non sono sinonimi di corpo e anima. Per “carne” S. Paolo intende l’uomo sotto la schiavitù del peccato. Vi sono compresi, oltre i peccati che coinvolgono la corporeità, anche quelli di ordine spirituale (idolatria, discordie…). Per spirito, poi, intende l’uomo che si lascia guidare dallo spirito di Gesù Cristo.
Tuttavia, tra i peccati della carne, primeggiano “la fornicazione, l’impurità, il libertinaggio”. Questi hanno desideri contrari allo spirito e perciò tolgono il gusto delle cose di Dio.
È per questo che alcuni si allontanano: perché hanno estinto in se stessi il gusto delle cose di Dio.
Per questo ti dico che mutare la legge di Dio, oltre che essere offensivo per Dio (il quale non saprebbe che cosa giova all’uomo…), allontanerebbe ulteriormente da Lui.

6. Rimane il problema di come avvicinare a Dio.
È necessaria, sì, la catechesi. Ma come annunciarla se non c’è chi ascolta?
Che fare dunque?
Ti sto rispondendo in tempo di quaresima. E mi pare di trovare la risposta proprio nel Vangelo di domenica scorsa che ci ha presentato Gesù che va nel deserto e digiuna 40 giorni e 40 notti.
San Tommaso dice che Gesù va a digiunare per meritare che coloro che avrebbero ascoltato l’annuncio del Vangelo avessero in se stessi la forza di aprirgli il loro cuore.
L’evangelizzazione comincia di qui. Perché di qui il Signore ha voluto che cominciasse.

7. Desidero ricordare ancora una cosa: se molti si allontanano, vi sono pure molti che ritornano al Signore.
Costoro non chiedono al Signore di convertirsi al peccato.
Sono perfettamente d’accordo con Davide che nel salmo 119 dice:
“Se la tua legge non fosse la mia gioia, sarei perito nella mia miseria.
Mai dimenticherò i tuoi precetti: per essi mi fai vivere” (Sal 119,92-93).
Si sentono rivivere solo osservando la legge di Dio, non già derogandovi.

8. Ancora sempre con Davide possono dire: “Di ogni cosa perfetta ho visto il limite, ma la tua legge non ha confini” (Sal 119,96).
Non si sognano neanche di cambiare la legge di Dio e farla diventare velenosa.
E ben volentieri dicono: “Quanto amo la tua legge, Signore; tutto il giorno la vado meditando… Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti” (Sal 119,97.99).
9. Tornando al discorso dell’evangelizzazione e di come fare per avvicinare la gente a Cristo, Padre Pio da Pietrelcina diceva che le anime non vengono regalate a nessuno, ma che si comperano tutte con la medesima moneta con cui ha cominciato a comperarle Nostro Signore.
Insieme all’annuncio e alla catechesi dobbiamo aggiungere la preghiera e i sacrifici. Senza di questi, i cuori non hanno la forza di aprirsi al Signore.
Impariamo dunque da Gesù che prima di predicare ha voluto preparare il terreno andando nel deserto.

Ti ringrazio vivamente del tuo messaggio che mi ha dato l’opportunità di ricordare elementi essenziali per la nostra evangelizzazione.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo