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Quesito

Caro padre Angelo,
Mi scuso per le diverse domande che ho inviato ma al momento mi sento come un bambino che fa tante domande. Non voglio dire eresie però ho bisogno di delucidazioni da parte di una persona che ne sa di più.
Vorrei sapere se in Matteo e in Marco, che sono ebrei di nascita, viene scritto in maniera chiara che Gesù ha detto che la salvezza è per tutti. E non chiedo questo perchè io non credo ma lo faccio perchè mi pare strano che qualcuno possa dire in quel modo. Se ci pensiamo bene Pietro parla con Paolo che è un gentile e Pietro non lo rigetta e non lo rigettano neppure gli altri apostoli, anche se ad un certo punto c’è stato un litigio fra i due perchè Pietro voleva considerarsi apostolo vero e proprio, dato che ha conosciuto Gesù mentre Paolo non ha vissuto con Gesù ma l’ha solo visto una volta. Il fatto che Paolo chiamasse poi Pietro e gli altri superapostoli era forse dovuto al litigio che avevano avuto.  Ho messo tanta carne al fuoco…
Ciò che mi preme di più sono le parole che Matteo e Marco citano su Gesù riguardo al Mondo e l’apertura verso i nati non ebrei.
Grazie di tutto in anticipo.
Andrea


Risposta del sacerdote

Caro Andrea,
1. sì, nella tua mail che ho abbondantemente tagliato, hai messo troppa carne al fuoco e per questo l’ho ridotta a tre quesiti.
Tuttavia desidero fare una premessa: hai letto parecchio in internet su temi riguardanti la Sacra Scrittura. Tuttavia da quello che emerge dalla tua mail vengono dette cose non corrispondenti al vero. Molti parlano a lume di naso.
Ma non si tratta solo di cose non corrispondenti al vero perché vi sono autentici svarioni, alcuni dei quali emergono anche dalla tua mail.

2. Il primo riguarda San Paolo di cui riferisci che era un gentile.
Certo, ci vuole della fantasia per dire che Paolo fosse un pagano.
Ho pensato che qualcuno l’abbia dedotto dal fatto che era nativo di Tarso, che si trova nell’attuale Turchia o per il fatto che  si appellerà al suo titolo di cittadino romano.
Sappiamo però che c’erano molti ebrei nella diaspora e che cittadini romani lo si poteva diventare anche se non si era nati a Roma a motivo di alcune benemerenze o anche perché si era comperato il titolo.
Ma è San Paolo stesso che ci dà le sue chiare generalità nella lettera ai Filippesi: “Se qualcuno ritiene di poter avere fiducia nella carne, io più di lui: circonciso all’età di otto giorni, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo figlio di Ebrei; quanto alla Legge, fariseo” (Fil 3,4-5).
Più chiaro di così non si può!

3. Circa i cosiddetti super apostoli di cui San Paolo parla in 2 Cor 11,5.
La Bibbia di Gerusalemme scrive: “sono falsi apostoli”.
E fa riferimento a 2 Cor 11,13-15 dove San Paolo scrive: “Questi tali sono falsi apostoli, lavoratori fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo. Ciò non fa meraviglia, perché anche Satana si maschera da angelo di luce. Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere”.
La Bibbia di Gerusalemme: “Ma il cerchio degli apostoli è più largo di quello che dei Dodici e fra loro hanno potuto esserci altri Giuda.
A meno che non si trattasse di persone che usurpavano questo titolo”.

4. San Paolo invece riconosce l’autorità dei Dodici, come emerge dalla lettera ai Galati: “In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore” (Gal 1,18).
E: “Riconoscendo la grazia a me data, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Bàrnaba la destra in segno di comunione, perché noi andassimo tra le genti e loro tra i circoncisi” (Gal 2,9),
Pertanto non vi è alcuna gelosia tra Pietro e Paolo.
Non è inoltre minimamente pensabile che San Paolo parlando dei super apostoli alluda ai Dodici: nei confronti dei super apostoli mostra disprezzo e ironia. Sono appunto falsi apostoli. Non sono mandati né da Dio né dagli apostoli.
Mentre si può vedere come mostri rispetto per coloro che venivano considerati le colonne della Chiesa.

5. Mi chiedi infine se vi siano allusioni in Matteo e in Marco che Gesù è venuto per essere salvatore anche dei pagani.
Te ne porto due, ma non sono le uniche.
Ebbene nel Vangelo di Matteo emerge fin dalle prime battute che Gesù è venuto per essere il salvatore di tutti, ebrei e pagani. Lo manifesta la visita dei Magi che sono attirati a Lui attraverso la stella.
I Magi sono le primizie dei gentili che si convertono a Cristo.
Inoltre, sebbene a motivo della persecuzione di Erode, Gesù ripara in Egitto, presso i pagani. Tuttavia fin dall’inizio della sua esistenza Gesù va in terra pagana per essere salvatore anche dei pagani.
Ogni evento della vita di Gesù a un significato di salvezza. E qui è chiaro.

6. Come del resto è chiaro perché Gesù nel corso del suo ministero andrà in terra straniera, e precisamente in Fenicia. Lì vi compie anche dei miracoli. Non sta a significare questo che Gesù è venuto per essere salvatore di tutti?
Si legge nel Vangelo di Marco: “Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi” (Mc 7,24-25).
E poco dopo: “Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli” (Mc 7,31-32). 
La regione della Decapoli raggruppava 10 città ellenistiche. Erano costituite da coloni greci che vi erano penetrati al tempo dei tolomei e dei seleucidi. Erano ellenisti di lingua, di religione e di legge. Gli ebrei erano pochissimi, tollerati e privi di diritto di cittadinanza. Era pertanto un territorio pagano.
Anche lì va il Signore e vi compie miracoli per significare che è venuto per essere il salvatore di tutti.

Augurandoti ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo