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Quesito

Buonasera Padre Angelo,
Le chiedo un commento alle seguenti parole del Signore:
“chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno” (Gv 11,25).
Queste parole mi hanno sempre affascinato e mi piacerebbe un Vs. approfondimento.
Inoltre una domanda che mi pongo sempre:
Se Dio è vita e noi oggi siamo lontani da Lui possono essere considerati morti coloro che sono “oltre” o noi che siamo ancora in cammino?
Grazie per l’attenzione che vorrete dedicarmi.
Saluti e Auguri di Buon Natale


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. quello che dice Gesù in questo passo del Vangelo è davvero toccante.
Rassicura che chi è unito a Lui, che non solo è la vita ma è anche la sorgente della vita, non muore anche se il corpo muore.
Non muore con la sua anima perché mediante la grazia possiede Gesù Cristo dentro di sé.
Nessuno lo può privare di questo tesoro, neanche tutte le potenze dell’inferno, se lui non lo vuole.

2. Queste parole del Signore ricevono ulteriore illuminazione da quelle che Egli poco prima ha pronunziato: “Io sono la resurrezione e la vita” (Gv 11,5).
Marta aveva detto a Gesù: “So che mio fratello risorgerà nell’ultimo giorno”.
Gesù le dice: se tuo fratello risorgerà nell’ultimo giorno risorgerà perché io gli darò la vita. E come posso dargliela alla fine del mondo così gliela posso dare anche adesso, facendolo risuscitare dai morti.
Gesù pertanto dichiara di essere la risurrezione eterna. E nello stesso tempo di essere il principio di ogni risurrezione.

3. Gesù dice: “Chi crede in me, anche se muore vivrà”.
Qui per credere non si tratta di sapere semplicemente che Gesù è risorto. Questo lo sanno anche i demoni.
Si tratta invece di essere unito a Lui mediante una fede viva, e cioè con una fede accompagnata dalla carità, dalla grazia.
E cioè di quella fede per la quale San Paolo ha scritto agli Efesini: “Cristo abiti nei vostri cuori per mezzo della fede” (Ef 3,17).
Ora Cristo abita personalmente nel cuore di chi lo ama e osserva i suoi comandamenti, come Egli stesso ha detto nell’ultima cena: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).

4. Per chi è unito al Signore, quando muore succede che il corpo si stacca dall’anima e l’anima continua non soltanto a vivere con il possesso di Cristo dentro di sé, ma – molto di più – in virtù di Gesù Cristo che è la risurrezione e la vita subisce una trasfigurazione: diventa tutta gloriosa e ormai definitivamente e irreversibilmente unita a Colui che è il principio di ogni resurrezione e di ogni vita.

5. Anche in questo senso la morte diventa un guadagno, come ha detto San Paolo: “Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1,21).
Sicché la morte del cristiano è solo la morte temporanea del corpo, ma non la morte dell’anima.

6. Con l’augurio che tutto questo avvenga per te e per tutti i tuoi cari nell’ora stabilita dal Signore, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo

p.s.: Per la seconda domanda, se noi siamo lontani dal Signore perché viviamo privi della grazia, siamo noi i morti che si negano da se stessi la comunione con i viventi, con coloro che vivono in Paradiso.