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Quesito
Caro padre Angelo,
la ringrazio anzitutto per la serietà e la competenza con la quale, mediante questo sito, ci dona una progressiva conoscenza della nostra fede e della nostra dottrina.
Insisto ancora una volta, facendo capo alla mia esperienza di diciassettenne, sul problema della masturbazione, che ci affligge in maniera ossessiva.
Io commettevo in maniera reiterata questo grave peccato, tuttavia, all’inizio per ignoranza, poi per vergogna, l’ho sempre taciuto quando andavo a confessarmi, e così mi sono accostato per anni indegnamente al corpo di Cristo, mangiando e bevendo la mia condanna, per dirla con S. Paolo. La qual cosa è durata fino ad Agosto scorso, quando, giunto al culmine della sporcizia nella mia anima, decisi di confessarmi, facendomi un caloroso bagno nel sangue e nell’amore di Cristo ed ottenendo l’indulgenza plenaria. Da quel momento, il peccato (prima commesso anche con molta frequenza), si ripresenta solo sporadicamente nella mia vita.
Tuttavia, consapevole della sua gravità, e percependo quanto Dio venga offeso nel momento in cui mi abbandono alla tentazione, mi sono sforzato di non accostarmi più alla Comunione se prima non mi fossi confessato. E’ però un gravissimo peso andare a Messa e non potersi comunicare a Cristo, almeno la domenica.
Di qui, voglio proporle una serie di quesiti, per poter meglio comprendere come comportarmi.
1) Se è capitato una sola volta, è sempre necessario confessarlo prima di comunicarsi, o, con l’intenzione di farlo, può rimandare il sacramento? (glielo domando perché mi è capitato di confessarmi anche due volte alla settimana, e, al di là della gratuità del sacramento, non mi sembra una cosa fatta cum grano salis)
2) Se la m. non è un peccato mortale, e se mi sforzo di astenermi,posso comunicarmi?
3) Esiste una distinzione tra i peccati con i quali ci si può comunicare e tutti gli altri?
4) Come si spiega che quando mi sono semplicemente confessato, dopo pochi giorni ho commesso di nuovo il peccato, ma quando ho ottenuto l’indulgenza, per vari mesi sono riuscito ad astenermi? E’ forse un problema di abitudine contratta?
Mi perdoni la piccolezza e l’istintività delle domande, ma sento di dover cambiare in maniera radicale. Dio mi aiuta tantissimo nella mia vita, ma quando commetto tale peccato, sento di averlo offeso in maniera tale da non potergli chiedere nemmeno perdono nell’esame di coscienza, e qualche volta egli mi ha anche castigato (e ha fatto bene), facendomi percepire, più che l’intenzione a punirmi, quanto egli tiene alla mia anima. Per questo non sento nemmeno di potergli domandare aiuto nella mia giornata.
La ringrazio sin da ora, ma le chiedo da subito di aiutarmi con la preghiera e con l’intercessione di Maria a diventare puro, per umile amore di Cristo e per la salvezza della mia anima.
P.
Risposta del sacerdote
Carissimo P.,
rispondo per ordine a tutte le tue domande.
1. Innanzitutto: sì, se si è commesso un peccato impuro è sempre necessario confessasi prima di fare la Santa Comunione.
La Sacra Scrittura dice in maniera molto chiara che “Dio non entra in un’anima inquinata dal peccato” (Sap 1,4).
Né è sufficiente il proposito di confessarsi in seguito.
Finché non ci si è confessati l’anima è impura e non è in grado di accogliere il sacramento. Sarebbe una profanazione, un sacrilegio.
Uno potrebbe dire: mi pento e mi confesso dopo.
Ma su questo punto S. Agostino ammonisce: “Nessuno dica: ‘Faccio la Penitenza privatamente, per conto mio, di fronte a Dio’, e ‘il Dio che perdona conosce quello che compio nel cuore’. Dio allora avrebbe detto senza motivo: ‘ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche in cielo!’. Così come senza motivo avrebbe consegnato le chiavi del regno di Dio alla Chiesa!
Si può rendere vano il Vangelo?
Si possono rendere vane le parole di Cristo?” (s. agostino, Sermone 392, 3).
2. Per questo Giovanni Paolo II ha detto: “Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell’apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell’Eucaristia, «si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale»” (Ecclesia de Eucharistia 36).
E in proposito cita San Giovanni Crisostomo che con la forza della sua eloquenza esortava così i fedeli: “Anch’io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi” (Omelie su Isaia 6, 3).
3. Se una persona si trova in peccato grave deve omettere di fare la Santa Comunione.
È la cosa più logica e più giusta.
A questo proposito, poiché vuoi evitare di confessarti anche due o tre volte la settimana, determinati alla confessione fatta una volta alla settimana e sul finire della settimana stessa, in un giorno e in un’ora ben precisi, in un momento in cui sei sicuro di trovare il confessore.
Se dalla Confessione alla Messa successiva cadi nel peccato impuro, allora tralascerai di fare la Comunione perché “Dio non entra in un’anima inquinata dal peccato”.
4. Mi chiedi: “Se la m. non è un peccato mortale, e se mi sforzo di astenermi, posso comunicarmi?”.
La masturbazione è un peccato grave o mortale, come ricorda l’insegnamento della Chiesa che si basa anche sul seguente testo della Sacra Scrittura: “Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo1 con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e di libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda o inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste norme, non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che ci dona il suo santo Spirito” (1 Tess 4,3-8).
3. Mi chiedi anche se esista una distinzione tra i peccati con i quali ci si può comunicare e tutti gli altri.
Sì è la distinzione tra peccati gravi o mortali e peccati veniali.
Col peccato grave non si può fare la Santa Comunione senza essere precedentemente confessati, perché il peccato grave fa perdere lo stato di grazia.
In presenza di soli peccati veniali si può fare la Snat Comunione perché i peccati veniali non si oppongono allo stato di grazia.
Puoi trovare la distinzione tra questi peccati in una risposta pubblicata sul nostro sito: ?Quando si commette il peccato mortale e il peccato veniale?
www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2200 14 mag 2012 … 1. per compire un peccato mortale si richiede la presenza … La distinzione tra peccato veniale e mortale si basa ancora su questi tre elementi.
4. Mi chiedi infine come mai per mesi non sei caduto quando hai ricevuto l’indulgenza plenaria mentre dopo le ordinarie confessioni purtroppo il peccato si è presentato anche con una certa frequenza.
Penso questo: quando hai ricevuto l’indulgenza plenaria, per le particolari disposizioni della tua anima, hai ricevuto una santificazione forte, che ti ha permesso di non cadere per lungo tempo.
Avresti dovuto conservare e incrementare questa santificazione confessandoti regolarmente anche ogni settimana oppure ogni quindi giorni, sebbene vi fossero solo peccati veniali.
La confessione frequente, anche di soli peccati veniali, previene le cadute e dà una nuova forza per poter superare le tentazioni.
Procura per le tue confessioni di approntare quelle disposizioni dell’anima che ti hanno portato a ricevere in quella determinata circostanza della tua vita una particolare santificazione.
Questa santificazione dipende certamente dalla liberalità di Dio, ma anche dalle nostre personali disposizioni.
Molto volentieri ti assicuro la mia preghiera perché ti possa conservare puro.
A questo proposito di rimando al link che puoi trovare in prima pagina, dove si parla della Milizia Angelica di San Tommaso.
Molti ne hanno tratto forti benefici.
Lo auguro di cuore anche per te.
Intanto ti benedico e questa sera ti ricorderò nella S. Messa.
Padre Angelo
1 Il proprio corpo è anche quello del coniuge, perché nel matrimonio i due sono diventati una cosa sola.