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Quesito

Caro Padre Angelo,
vorrei sapere se: essendo la celebrazione eucaristica il memoriale della passione e morte di Gesù, ossia il sacrificio della croce che si ripropone realmente, si può affermare che Gesù, nella sua natura umana, soffre e continuerà a soffrire fino alla fine dei tempi?
Ancora le chiedo: si può sostenere che Dio soffre per il peccato dell’uomo?
Cordiali saluti.
Angelo


Risposta del sacerdote

Caro Angelo,
1. Cristo ormai è risorto. La morte e la sofferenza non hanno più potere su di lui.

2. Risorgendo dai morti, Cristo è entrato nell’eternità e sta al cospetto del Padre con tutte le azioni della sua vita mortale, dunque anche con la sua passione e morte.
Nel Signore risorto sono presenti dunque tutte le azioni della sua vita, ma in forma gloriosa.
Pertanto il Signore offre la sua sofferenza, ma non soffre più.
Giustamente la Chiesa dice che la Messa è lo stesso sacrificio che si è compiuto sul calvario, ma con la differenza che sul calvario c’era la forma cruenta (con le sofferenze), adesso invece sull’altare è presente in maniera incruenta.

3. Nella preghiera eucaristica prima il sacerdote dice: “In questo sacrificio, o Padre, noi tuoi ministri e il tuo popolo santo celebriamo il memoriale della beata passione”.
È dunque la stessa passione che viene perpetuata. Il Signore ti rende contemporaneo ai suoi dolori e alla sua passione.
Ma con la differenza che sulla croce la sua passione era penosissima, adesso invece è beata. È la stessa, non una sua ripetizione, ma in forma diversa.

4. Mi chiedi infine se Dio soffra per i peccati degli uomini.
In Dio non vi è sofferenza alcuna.
La sofferenza è un male, è la mancanza di qualche perfezione o bene che si dovrebbe avere.
In Dio non vi può essere sofferenza alcuna.
Tuttavia Dio ha sofferto in Cristo. E la sofferenza di Cristo è entrata nella gloria di Dio. È trasfigurata nell’umanità gloriosa di Cristo.
In segno di questo san Giovanni nell’Apocalisse vede l’agnello ritto in piedi, come immolato.
Ritto in piedi: vincitore, immortale, glorioso.
È immolato: ma la sua immolazione – quella stessa che si è verificata il venerdì santo – adesso è gloriosa.

5. Posso dire che le sofferenze di Cristo continuano nella loro materialità nel senso che sono fatte proprie e rivissute nella loro carne dai suoi fedeli pellegrini sulla terra.
In questo senso la passione di Cristo continuava (sebbene non con la medesima intensità) nel corpo stigmatizzato di Padre Pio (se si fosse ripresentata con la medesima intensità sarebbe morto mille volte) e continua in tutte le membra sofferenti della Chiesa.
In questo senso si può dire che la passione di Cristo continua fino alla fine del mondo.

6. Possiamo dire che Dio soffre per i peccati perché ogni peccato ferisce e danneggia tutta la Chiesa, tutta l’umanità.
Ma la sofferenza, anche qui, non è precisamente in Dio, che non può essere danneggiato dai nostri peccati, ma nelle membra doloranti del corpo mistico di Cristo.

Ti ringrazio, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo