Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Reverendo,
1. (prima mail) ormai io e mia moglie siamo molto anziani (77 anni) ma ancora nei limiti del possibile e con l’aiuto della scienza ci diamo piacere e ci uniamo.
Ora ecco il problema: per la presenza di manifestazioni di clamydia (sospetta non certa) si deve fare una cura di antibiotici, analisi ecc. sino a guarigione. La clamydia (che poi è anche il mughetto dei bambini) può restare anche per 50 anni latente e poi manifestarsi d’un tratto.
Il medico ha suggerito rapporti protetti.
Ora chiedo: poiché non siamo in età fertile, Lei pensa sia colpa grave avere rapporti protetti col condom? In fondo non c’è nessuna chiusura alla vita, ma solo l’uso del sesso  ad fovendum amorem e ad remedium concupiscentiae che integrano l’ad procreationem, che nel nostro caso non esiste più come fine.

2. (seconda mail) correzione della precedente
Ho letto molti altri Suoi interventi e devo dire che Lei è molto chiaro. E già prevedo la Sua risposta che in fondo è anche la mia secondo l’educazione che ho ricevuto, ma che mi suscita qualche perplessità.
Indubbiamente la masturbazione operata sull’uomo dalla moglie o dal marito stesso in solitaria con dispersione del seme è grave colpa anche nel corso di intimità coniugale.
Però non capisco come mai Lei non dica una parola sulla responsabilità di queste mogli che non ottemperano al debito coniugale e pongono il marito in pericolo di peccato, non cooperando al mutuo amore e al rimedio della concupiscenza.
Grazie


Risposta del sacerdote

Carissimo,
sono arrivato a rispondere alle mail dei primi di marzo.
Ma per te faccio un’eccezione, visto che in questi giorni mi hai scritto diverse volte.

1. Vedo intanto che hai cominciato a leggere varie risposte che si integrano le une con le altre.
Così è venuto fuori anche il problema del debito coniugale.
Se clicchi sul motore di ricerca “debito coniugale” vedrai che compaiono molte risposte.
Anzi, in una risposta nella quale ho trattato espressamente di questo problema, ho ricordato che si tratta di un obbligo grave, se viene chiesto rationabiliter.

 2. Per il precedente problema che mi avevi posto, conosci molto bene la legge di Dio e sai che nei precetti morali negatìvi (quelli che proibiscono qualche comportamento peccaminoso) non è possibile alcuna eccezione.
Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae ha affermato che nella contraccezionei coniugi “si comportano come arbitri del disegno divino” (HV 13).
E Giovanni Paolo II: “La contraccezione è da giudicare oggettivamente così profondamente illecita da non potere mai, per nessuna ragione, essere giustificata.
Pensare o dire il contrario, equivale a ritenere che nella vita umana si possano dare situazioni nelle quali sia lecito non riconoscere Dio come Dio” (17.9.1983).

3. Al di là della finalità procreativa che in voi (salvo miracoli)si è esaurita, vi è la finalità unitiva che con la contraccezione viene ugualmente contraddetta: non ci si dona in totalità, ci si fa arbitri del disegno divino e si altera il significato del rapporto.
Su quest’ultimo punto ecco che cosa aveva detto a suo tempo il card.  Wojtyla: “Se si esclude dai rapporti coniugali radicalmente e totalmente l’elemento potenziale di paternità e di maternità, si trasforma perciò stesso la relazione reciproca delle persone. L’unione nell’amore slitta verso un godimento comune, o, per meglio dire, verso quello dei due partner” (k. wojtyla, Amore e responsabilità, p. 216).
E “violando le leggi della natura, si viola anche la persona, facendone un oggetto di godimento, anziché farne un oggetto di amore. La disposizione alla procreazione, nei rapporti coniugali, protegge l’amore, è la condizione indispensabile di una vera unione delle persone” (Ib., p. 218).

4. Credo che per il problema che mi hai posto sia necessario ricordare che anche all’interno del matrimonio ha il suo significato la castità.
Il Concilio richiama il valore della castità coniugale quando dice: “tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale.
I figli della Chiesa, fondati su questi principi, non potranno seguire strade che sono condannate dal Magistero nella spiegazione della legge divina” (GS 51).

5. Paolo VI in un passaggio molto bello dell’Humanae vitae ha ricordato che  “il dominio dell’istinto, mediante la ragione e la libera volontà, impone indubbiamente un’ascesi… Ma questa disciplina, propria della purezza degli sposi, ben lungi dal nuocere all’amore coniugale, gli conferisce invece un più alto valore umano. Esige un continuo sforzo, ma grazie al suo benefico influsso i coniugi sviluppano integralmente la loro personalità, arricchendosi di valori spirituali: essa apporta alla vita familiare frutti di serenità e agevola la soluzione di altri problemi; favorisce l’attenzione verso l’altro coniuge, aiuta gli sposi a bandire l’egoismo, nemico del vero amore, ed approfondisce il loro senso di responsabilità” (HV 21).

6. E ancora: “Non intendiamo affatto nascondere le difficoltà talvolta gravi inerenti alla vita dei coniugi cristiani: per essi, come per ognuno, ‘è stretta la porta e angusta la via che conduce alla vita’ (Mt 7,14; Eb 12,11). Ma la speranza di questa vita deve illuminare il loro cammino, mentre coraggiosamente si sforzano di vivere con saggezza, giustizia e pietà nel tempo presente, sapendo che la figura di questo mondo passa (1 Cor 7,31)” (HV 25).
In altre parole, non si deve mai perdere di vista l’obiettivo ultimo del matrimonio, quello al quale tutti gli altri obiettivi sono diretti: la santificazione vicendevole.

7. Allora si comprendono ancor meglio le parole di san Paolo: “Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e di libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda o inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste norme, non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che ci dona il suo santo Spirito” (1 Tess 4,3-8).
La Bibbia di Gerusalemme fa osservare che per “proprio corpo” s’intende anche il corpo del coniuge, perché nel matrimonio i due sono diventati una cosa sola.

8. Presentando il tutto in termini positivi il medesimo S. Paolo dice in Rm 12: “Vi esorto dunque per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale” (Rm 12,1-2).
Allora ti puoi domandare se l’atto che vorresti compiere con tua moglie usando il preservativo possa essere considerato un “sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”. Se sia questo il tuo “culto spirituale”.
Tutto diventa chiaro per un cristiano che tiene presente la sua vocazione alla santità.

9. Con grande realismo un documento del magistero della chiesa ricorda che nella vita di tutti, sia di quanti vivono nel celibato come di quelli che vivono nel matrimonio “di fatto capitano in un modo o nell’altro per periodi di più breve o di più lunga durata, delle situazioni in cui siano indispensabili atti eroici di virtù” (pontificio consiglio per la famiglia, Sessualità umana: verità e significato, 19).

10. In un discorso fatto a Torino, in occasione del centenario della morte di S. Giovanni Bosco, Giovanni Paolo II confidò ai vescovi del Piemonte: “Possiamo dire che oggi l’Europa, in diversi paesi, anche con la collaborazione molto valida di tanti studiosi di teologia, soprattutto morale, si difenda molto efficacemente dalla necessità della conversione. Una volta il compito della teologia, soprattutto morale, era come seguire, come accompagnare il processo della conversione. Adesso si cerca come liberare la persona umana, nel nome della sua dignità, dalla necessità della conversione” (3.9.1988).
Evidentemente il Santo Papa non approvava questa tendenza.
Il suo desiderio e il suo compito era quello di portare tutti alla santità.

Auguro anche a te di tutto cuore di raggiungere questo obiettivo, che è il più bello, più duraturo e il più fruttuoso.
E per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo