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Quesito

Caro Padre Angelo,
La disturbo per domandare alcuni chiarimenti relativamente a due questioni riguardo alle quali recentemente mi sono trovato a discutere in famiglia e con alcuni amici e per le quali mi sono reso conto di non avere molte certezze.
Innanzitutto ci si chiedeva in quale caso si può affermare di aver effettivamente rispettato il terzo comandamento in un giorno di festività di precetto senza che dunque si sia commesso peccato.
E’ sufficiente aver partecipato alla messa ed essersi astenuti da attività lavorative? Oppure occorre necessariamente compiere altri gesti per non trasgredire il terzo comandamento?
Inoltre, compiere attività legate alla pulizia ed alla cura della propria persona e quindi del proprio aspetto esteriore in un giorno coincidente con una festività di precetto è da considerarsi un atto in contrasto con il terzo comandamento e pertanto un peccato?
La seconda questione su cui ci si poneva degli interrogativi è legata invece alla preghiera.
Se non si prega mai durante tutta una giornata si commette peccato?
In particolare, è vero che se non si prega almeno al mattino appena svegli, la sera prima di coricarsi e sia prima che dopo i pasti si commette peccato? Oppure per non commettere peccato è sufficiente pregare almeno una volta nell’arco di tutta una giornata?
Spero che possa trovare del tempo per poter leggere questa e-mail.
Ringraziando anticipatamente per i Suoi sempre tanto preziosi consigli, approfitto per augurare a Lei, a tutti i Suoi cari ed a tutti i Suoi confratelli un felice e sereno Santo Natale.
Cordiali saluti
Mattia C.


Risposta del sacerdote

Caro Mattia,
la tua cortesia mi ha spinto ad accelerare la risposta.
Eccola.

  1. Circa la santificazione delle feste.

A rigore per non commettere peccato grave è necessario partecipare alla Messa.
Ma la domenica e le altre feste sono ordinate a saziare la nostra anima di Dio.
E allora di Dio non ci si sazia mai troppo.

2. Giovanni Paolo II nella lettera Dies Domini (il giorno del Signore) ha scritto: “E perché poi non mettere in programma, anche nella vita laicale, quando è possibile, speciali iniziative di preghiera – quali, in particolare, la celebrazione solenne dei Vespri -, come pure eventuali momenti di catechesi, che nella vigilia della domenica o nel pomeriggio di essa preparino e completino nell’animo cristiano il dono proprio dell’Eucaristia?” (DD 52).
Allora se io fossi in te, procurerei di andare a Messa al mattino e dedicare il pomeriggio ad altro.
Io vi metterei i Vespri oppure il Santo Rosario. Meglio ancora se tutti e due.
Vi metterei anche la lettura di qualche cosa che nutra l’anima e ravvivi la Comunione con Dio.
Ti accorgerai subito che la giornata è più piena e che la benedizione che il Signore ha promesso per questo giorno è più abbondante.

3. La benedizione promessa dal Signore si trova in Genesi 2,3: “Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò”.
Per dirla con Sant’Ambrogio è il giorno in cui Dio vuole riposare nel cuore dell’uomo perché l’uomo possa riposare nel cuore di Dio.
Non c’è niente di più bello che ospitare Dio nel nostro cuore perché venga a riposarsi. È un’esperienza di Paradiso.
Per gustarla, però, è necessario essere in grazia.
Privi della grazia non si avverte nulla.

4. Per chi vuole stare unito al Signore l’astensione dai lavori materiali o mentali un po’ faticosi diventa allora una necessità.
Il precetto di astenersi dal lavoro non è ordinato a stare in ozio, ma a ricuperare energie e a fare altre esperienze.
Dedicare un po’ di tempo alla pulizia personale non porta lontano dalla comunione con Dio.

5. Per quanto concerne la preghiera il discorso è analogo.
Non si tratta semplicemente di pagare una tangente per non commettere peccato, ma di mantenere la propria anima unita a Dio.
S. Benedetto dice che “come per noi è sempre necessario il respiro per la vita del corpo, così è del tutto necessaria la continua preghiera per la salute dell’anima” (Regola).
E S. Agostino: “Come il corpo non può vivere senza anima, così l’anima senza la preghiera è morta e manda un grande cattivo odore” (De oratione Dominica 1,1).
E ancora: come il corpo si nutre di alimenti, così l’anima si nutre di preghiere.

6. Come vedi non si tratta di badare al minimo per non commettere peccato, ma di una necessità per la nostra vita.
Senza preghiera manca il respiro e il nutrimento alla nostra giornata.
In Veritatis splendor Giovanni Paolo II ha scritto che per chi vive secondo la carne la legge di Dio è un peso.
Mentre per chi vive secondo lo Spirito la legge di Dio è un’esigenza del cuore.

7. Allora si comprende come mai S. Giovanni Crisostomo abbia detto: “Considera quanta felicità ti è largita, quanta gloria ti è concessa nell’orazione: parlare familiarmente con Dio, conversare da amico con Cristo, scegliere quello che vuoi, domandare ciò che desideri” (Gen. Hom. XIII).

8. Giovanni Paolo II in Novo millennio ineunte ha scritto: “Ci si sbaglierebbe a pensare che i comuni cristiani si possano accontentare di una preghiera superficiale, incapace di riempire la loro vita.
Specie di fronte alle numerose prove che il mondo d’oggi pone alla fede, essi sarebbero non solo cristiani mediocri, ma ‘cristiani a rischio’.
Correrebbero infatti il rischio insidioso di vedere progressivamente affievolita la loro fede, e magari finirebbero per cedere al fascino di surrogati, accogliendo proposte religiose alternative e indulgendo persino alle forme stravaganti della superstizione” (NMI 34).

9. Pertanto non pregare durante la giornata è come mancare di buon respiro. È come nutrirsi poco e rimanere indeboliti.
Usando altre categorie si può dire: sì, c’è peccato, perché si trascura l’amicizia col Signore.
Se non  si prega ci si cura poco di Lui, della sua parola, della sua compagnia.
E così la nostra vita cristiana è a rischio di ammalarsi.

10. Pertanto la mia esortazione è di andare al largo nella preghiera e di non controllare l’orologio, come per dire che alla tua vita interiore e alla tua comunione con Dio devono bastare pochi minuti.
D’altra parte non possiamo dimenticare quello che si legge nel Vangelo: “(Gesù) diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai” (Lc 18,1).
Se sei amico del Signore senti la necessità di stare con Lui.
Se non lo sei o lo sei poco, è fatale guardare l’orologio.
Anche per la preghiera si può dire quello che Sant’Ambrogio diceva del settimo giorno: è un momento in cui permettiamo a Dio di venire a riposare nel nostro cuore, perché il nostro cuore possa riposare in Dio.
Niente di più bello e di più felice!

Ti auguro un santo Natale ricco della presenza di Gesù, della sua grazia  e della sua pace.
Ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo