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Quesito

Caro Padre Angelo,
questa è la mia prima domanda che le pongo, se lo ritiene opportuno potrà pubblicarla.
Le scrivo a proposito delle parole consacratorie, in particolare della frase “fate questo in memoria di me”: ho discusso (anche piuttosto animatamente) con una persona, atea dichiarata, ex insegnante di lettere e conoscitore di greco e latino.
Questa persona contestava la grammatica greca di questa frase, dicendo invece che nell’originale greco dei Vangeli ci sarebbe scritto invece “avrete fatto questo in memoria di me”, cioè sostanzialmente “avrete fatto questo questa volta e mai più”, con ciò quindi squalificando in ultima analisi la Liturgia Eucaristica e quindi la Santa Messa.
Non è servito spiegargli che è sbagliato attaccarsi ai singoli versetti, che la Chiesa Cattolica non è fatta solo di Scrittura ma anche di Tradizione. Non ha capito..
Volevo chiederle: cosa posso dire a questa persona, dal punto di vista storico (e solo quello dato che si tratta di un ateo) per convincerlo che “quello che fa il prete durante la Messa” non è affatto una stupidata, come invece dice lui?
La ringrazio molto,
Nicola


Risposta del sacerdote

Caro Nicola, 
1. noi possediamo l’originale greco nei codici (manoscritti antichi) che ci sono stati trasmessi.
I codici portano fra di loro alcune varianti.
Nel testo greco latino come ad esempio quello del Merk, in calce sono riportate tutte le varianti che si possono trovare nei vari codici.
Ebbene a proposito delle parole che Gesù ha detto al termine dell’istituzione dell’eucaristia non c’è alcuna variante.

2. Solo in Luca e nella prima lettera ai Corinzi di San Paolo capitolo 11 sono riportate le parole: “fate questo in memoria di me”.
Il verbo usato è all’imperativo presente: “poieite”, fate.
Se Gesù avesse detto “quando avrete fatto questo” avrebbe usato questa forma verbale: “poiesete”, come si può leggere in Luca 17,10: “Così anche voi, quando avrete fatto (otan poiesete) tutto quello che vi è stato ordinato, dite: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»”.

3. San Tommaso d’Aquino commentando le parole di Gesù riportate in prima Corinzi 11,24 scrive: “Poi, quando dice: “che hai dato per voi”, accenna al mistero di questo sacramento.
Infatti il sacramento è ripresentativo della passione divina, mediante la quale consegnò il suo corpo alla morte per noi, secondo Is 50,6: “ho presentato il mio corpo ai flagellatori”; e Ef 5,2: “ha dato se stesso per noi”.
E per mostrare la ragione di essere assidui a questo mistero si aggiunge: “fate questo in memoria di me”, ripensando a questo grande beneficio per il quale mi sono consegnato la morte per causa vostra. Perciò in Lamentazioni 3,19 si dice: “Il ricordo della mia miseria è come assenzio e veleno”. E nel salmo 110,4: “Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi: pietà e tenerezza è il Signore. Egli dà il cibo a chi lo teme”.

4. Il tuo interlocutore dice che nell’originale greco dei Vangeli ci sarebbe: “quando avrete fatto questo”.
Ebbene, lo dimostri, porti i testi, confronti i codici e veda se ci sono delle varianti.
Diversamente dobbiamo concludere che l’interpretazione data è semplicemente frutto dei suoi desideri e della sua fantasia.

5. Nella tua difesa circa la traduzione delle parole del Signore hai portato argomenti che lasciavano sottintendere qualche errore nella traduzione. Ma questo errore non c’è stato.

Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera congiuntamente con il tuo interlocutore.
Padre Angelo