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Quesito

Padre,
sono una donna di 40 anni, moglie e madre. La mia vita è iniziata nel peggiore dei modi. Disabile, nata da una relazione extraconiugale, sono stata affidata ai miei che erano profondamente immaturi e non facevano mistero di non volermi con loro. Appena possibile mi hanno lasciata e non si sono fatti sentire per anni, ripresentandosi ormai anziani e bisognosi di cure.
In questo immenso dolore del rifiuto la fede è stata una salvezza. Ho trovato nel Signore un Padre che, vestendo gli uccelli nei campi, si sarebbe certamente preso cura di me. Ho scelto di occuparmi dei malati proprio per Lui, per rendere ciò che ho ricevuto.
Qualche anno fa però ho scoperto che la mia disabilità potrebbe essere in parte dovuta al consumo di alcolici in gravidanza. Per me è stato uno choc, quella stessa disabilità che mia madre trovava aberrante potrebbe essere stata causata dal suo disprezzo per la mia vita!
Ho perso la fede. So di sbagliare, so che la sofferenza fa parte della vita, ma questo dolore è stato troppo. Una madre che non si cura di farti del male…dove troverò compassione, dove troverò amore? Il concetto stesso di Padre non esiste più in me. 
Come fare?
Grazie per il suo ascolto e la sua risposta.
A.


Risposta del sacerdote

Carissima, 
1. mi trovo a risponderti con tanto ritardo e te ne domando scusa.
Hai dovuto soffrire tante cose nella vita.
Anche tu hai potuto dire insieme con Davide nella Sacra Scrittura: “Mio padre e mia madre mi ha abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto” (Sal 27,10).
Dio ti ha fatto da Padre. Sono certo che è stato per te un Padre incomparabile.

2. Adesso hai scoperto che tua madre durante la tua gestazione si lasciava andare all’alcool.
Per quanto il comportamento non sia giustificabile, tuttavia di una cosa siamo certi: non l’ha fatto per danneggiarti.
Anche tu in questo momento come Cristo in croce sei chiamata a dire: “Padre, perdonale perché non sapeva quello che faceva”.
Ti fa star meglio, oltre che ad essere infinitamente meritorio, un atto di perdono che uno di indignazione.

3. Per un atto di carità Dio perdona tanti peccati.
Compi generosamente un atto di carità offrendolo al Signore.
È il Signore stesso che te lo chiede.
Sono certo che se lo farai subito, comunicherai segretamente a molti la forza di convertirsi.

4. Dopo che Gesù in croce ha detto: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34) un ladrone si è pentito e poco dopo è entrato in paradiso.
Anche tu in questo stesso momento puoi offrire il tuo perdono “per il riscatto di molti” (Mc 10,45).

5. Ieri abbiamo sentito nella prima lettura queste parole: “Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore” (Is 53,10).
Il profeta Isaia ha detto queste parole in riferimento alla passione e morte del Signore.
Offrendo se stesso in sacrificio di espiazione Gesù potrà fruire di tre beni: nel riscatto di molti, vale a dire nella grazia della conversione per molte persone; nel vivere a lungo: qui si allude alla risurrezione del Signore in forza della quale egli gode di una vita immortale; nel permettere il massimo successo ai disegni di Dio.

6. Ecco, questi tre beni il Signore li vuole compiere anche attraverso questa tua rinnovata sofferenza:
Il primo, la conversione di molti.
Il secondo, se non si tratta di un prolungamento di giorni nella vita presente (cosa che peraltro ti auguro e che il Signore può fare), consiste nel prepararti un bel paradiso.
Il terzo, anche tu potrai dire con amore e con gioia: “Ho compiuto, o Dio la tua volontà”.

7. La grande sofferenza che hai dovuto sopportare finora non inaridisca la tua capacità di amare e di perdonare.
Se perdonerai, un giorno saranno in molti a farti festa eternamente in paradiso perché segretamente hai comunicato loro la forza di convertirsi.

Ti accompagno con la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo