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Quesito
Caro Padre Angelo,
la masturbazione mi impedisce di essere ‘‘in grazia di Dio’?
E se capita di masturbarsi, è inutile che pregare o chiedere al Signore delle grazie per se stessi o per i propri cari?
Grazie.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. La masturbazione impedisce di essere in grazia di Dio perché è un peccato grave, mortale.
Il Magistero della Chiesa lo ha ribadito molte volte.
Tra le più recenti la dichiarazione Persona Humana, del 29.12. 1975 nella quale si legge: “sia il Magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato” (PH 9).
Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica annovera questo peccato tra quelli che “sono gravemente contrari alla castità” (n. 492).
Mi permetto di sottolineare l’affermazione secondo cui “il senso morale dei fedeli” afferma “senza esitazione” che la masturbazione è u peccato grave e fa perdere la grazia.
Ciò che prova una persona quando si lascia andare all’impurità è proprio questa: la perdita della presenza personale di Dio dentro sé, la perdita della grazia, il venir meno di tutti quei principi spirituali (grazia, virtù teologali e doni dello Spirito Santo) che fanno abitare Dio dentro di noi come in un tempio santo.
Chi si lascia andare all’impurità si sente un tempio profanato, un tempio diroccato. Sente di non essere più un tempio santo e che ha bisogno di purificazione e di una santificazione. E questo avviene nel sacramento della Confessione.
2. La preghiera di chi è in peccato mortale non perde il suo valore di impetrazione.
San Tommaso dice che: “Il merito si fonda sulla giustizia, mentre l’impetrazione si fonda sulla misericordia” (Somma teologica, II-II, 83, 16, ad 2).
E proprio per questo afferma che “Dio ascolta la preghiera di chi non è in grazia… purché siano rispettate le quattro condizioni: e cioè che chieda per sé, cose necessarie alla salvezza, con pietà e con perseveranza” (Somma teologica, II-II, 83, 16).
Quando san Tommaso tra le varie condizioni vi mette anche che uno chieda per sé, non intende escludere la preghiera per gli altri. Vuol dire solo questo: che la preghiera fatta per gli altri (cosa sempre ben fatta e lodevole) potrebbe trovare in essi resistenza oppure ostacoli a ricevere le grazie e le misericordie del Signore.
Ma se questi impedimenti non vi sono e se quanto chiesto è conforme alla divina volontà dobbiamo ritenere che Dio ascolti almeno in virtù della sua misericordia.
Ti saluto, ti assicuro un ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo