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Quesito
Caro Padre Angelo,
vorrei chiederle chiarimenti sulla corretta interpretazione dell’episodio biblico della Torre di Babele e sulla sua validità come spiegazione della varietà linguistica.
Questo è un episodio da ritenersi reale e accaduto o come per la Genesi si può presumere che gli autori ci parlino per immagini e che il significato sia prevalentemente morale (un ammonimento contro la superbia umana), non un resoconto puntuale di un avvenimento storico.
Io sono di solito attento a non liquidare troppo facilmente gli episodi vetero-testamentari come rielaborazioni in linguaggio umano di e mitico di cose troppo complesse per la mentalità dell’epoca, ma sono consapevole che certi episodi richiedono un’accurata interpretazione e questo in particolare mi risulta difficile da capire.
Grazie per la disponibilità e l’aiuto.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. È difficile verificare la storicità di quest’evento che in ogni caso ha un suo linguaggio particolarmente forte: gli uomini che vogliono prendere il posto di Dio finiscono per non capirsi più.
2. Vale anche per questo racconto quanto scrisse la Pontificia Commissione biblica al Card. Suhard, arcivescovo di Parigi: “I primi undici capitoli della Genesi… riferiscono in un linguaggio semplice e figurato, adattato alle intelligenze di un’umanità meno progredita, le verità fondamentali presupposte all’economia della salvezza e in pari tempo la descrizione popolare delle origini del genere umano e del popolo eletto” (16.1.1948).
3. La Bibbia di Gerusalemme commenta l’episodio in chiave spirituale: “Questo racconto sembra essere il risultato dell’amalgama di diverse tradizioni: costruzione di una torre e di una città, dispersione degli uomini dopo il diluvio (cf. 9,19; 10,32).
Non vi manca l’ironia: uomini che vorrebbero costruire una torre la cui cima tocchi il cielo (v. 4), ma che non sono capaci di servirsi delle pietre e della malta! Il racconto dà un’altra spiegazione della diversità dei popoli e delle lingue. Essa è il castigo di una colpa collettiva che, come quella dei progenitori (Gen 3) è ancora una colpa di superbia (cf. v. 4).
L’unione sarà restaurata solo nel Cristo salvatore: miracolo delle lingue a Pentecoste (At 2,5-12), assemblea delle nazioni in cielo (Ap 7,9-10)”.
4. Secondo gli esegeti l’autore del libro della Genesi prende lo spunto da una torre molto nota che a quei tempi si poteva osservare in Babilonia, città simbolo dell’idolatria pagana.
Questa famosa torre a gradinate era alta più di 90 metri e la sua area alla base era di mq. 8600. Molti re babilonesi la completarono e la fecero più alta.
Sennacherib d’Assiria la distrusse nel 689 a.C., ma la sua ricostruzione fu presto iniziata da suo figlio e portata a compimento da Nabopolassar e da Nabucodonosor.
Fu distrutta definitivamente da Serse nel 478 a.C.
Testi cuneiformi e una descrizione di Erodoto ci consentono di raffigurarci la torre come doveva apparire ai suoi contemporanei.
5. Il termine Babele, che è il nome semitico della città di Babilonia, rimanda al significato di confusione che già nell’Antico Testamento veniva dato a questo nome.
6. Pertanto la torre in Babilonia c’era.
Non è possibile però identificarla con la torre innalzata ai primordi dell’umanità.
Ma non è il fatto storico che il testo sacro ci vuole comunicare, quanto piuttosto il messaggio.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo