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Quesito
Caro Padre Angelo,
cerco, nel mio piccolo, di approfondire i vari temi biblici e a volte mi trovo di fronte a delle domande alle quali non riesco a trovare risposta pur consultando vari testi. Tra gli altri, posseggo “L’Enciclopedia della Dottrina Cattolica” edita dalle Paoline nel 1966 che ritengo un testo chiaro e fondamentale.
Mi sono chiesto: l’Eden, chiamato anche “Paradiso terrestre”, dove si è svolta la nota vicenda di Adamo ed Eva e il Paradiso dove sono destinati i buoni dopo la morte, sono due dimore diverse, oppure sono la stessa con due nomi diversi?
Infatti, Adamo godeva dell’immortalità, tra le varie prerogative, e questo starebbe a significare che il Paradiso era eterno, nonché che non era un luogo fisico, visto che solo dopo la caduta Adamo ed Eva indossano “tuniche di pelle”.
Però si legge anche che, a causa della caduta, Dio scacciò l’uomo «dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita» (Genesi, 3,25).
Questo starebbe a significare che all’uomo da allora è stato interdetto l’accesso all’Eden e quindi non può più ritornarvi. Da ciò si dovrebbe pensare che il Paradiso e l’Eden siano due dimore diverse. Si deve ritenere allora che esista un “Paradiso terrestre” e un “Paradiso celeste”?
Potrebbe fare chiarezza su questo argomento?
La ringrazio della risposta e La pregherei di darmela, se possibile, anche via e-mail.
Un cordiale saluto
Alberto
Risposta del sacerdote
Caro Alberto,
1. nel libro della Genesi si legge: “e l’albero della vita in mezzo al giardino” (Gn 2,9).
In ebraico Eden significa giardino.
Quando la Bibbia fu tradotta in greco, Eden fu tradotto con paràdeisos e in latino con paradisus.
Di qui la parola paradiso nella lingua italiana.
Questa parola è di origine persiana. Passò poi nella lingua greca e anche in quella ebraica con il termine pardes, che non viene usato nella Genesi perché si parla di Eden, ma in Neemia 2,8, in Qoelet 2,5 e nel Cantico 4,13.
2. Nella Genesi con Eden viene identificato il paradiso terrestre.
Per paradiso terrestre s’intende un luogo verdeggiante, come molte piante, alberi da frutto e in particolare l’albero della vita. Mangiando di quel frutto l’uomo rimaneva immortale.
Ciò non significa però che l’uomo sarebbe stato sempre nel paradiso terrestre, perché Dio lo aveva creato per dargli un’altra abitazione, nel cuore di Dio stesso.
E questa abitazione è il paradiso celeste, di cui quello terreste era solo una prefigurazione e un richiamo.
3. Pertanto, sebbene nell’immortalità, il paradiso terrestre non sarebbe stato l’abitazione eterna dell’uomo.
L’abitazione eterna si identifica solo col Paradiso celeste.
Sicché se non ci fosse stata la caduta, dopo aver soggiornato nel paradiso terrestre dove potevano conoscere e amare Dio, gli uomini sarebbero passati nel paradiso celeste dove avrebbero goduto dell’intimità di Dio.
4. Di questo paradiso celeste parla San Paolo quando ricorda una sua visione: “E so che quest’uomo – se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunciare” (2 Cor 12,3-4).
5. Anche Gesù parla di paradiso quando si rivolge al buon ladrone e gli dice: “oggi con me sarai nel paradiso” (Lc 23,43).
Tuttavia in quest’ultimo caso, poiché il Paradiso come luogo di intimità con Dio non era ancora stato aperto (lo sarà solo con la risurrezione di Cristo), la parola paradiso designa il seno di Abramo, come soggiorno in luogo di pace e di felicità.
Insieme con l’augurio di ritrovarci insieme in questa dimora eterna, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo