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Quesito

Gent.mo padre,
sono un sacerdote religioso con molti anni di esperienza parrocchiale; sto seguendo un caso particolare di una coppia e ho visto che lei ha due esperienze: circa la teologia morale e l’esperienza pastorale.
Vengo al problema: una giovane coppia non riesce a procreare in quanto lui ha una malattia genetica: “azoospermia ostruttiva”, mancando dei canali necessari alla trasmissione degli spermatozoi; spermatozoi che peraltro non vengono a maturazione completa (maturazione completa che avviene di solito nei canali mancanti) (per es in lui mancano della coda); l’unica possibilità per la procreazione è di estrarre gli spermatozoi e di fecondarli in vitro con l’ovulo della moglie.
La mia domanda:per il pensiero del magistero della Chiesa: ad una coppia che desidera un figlio senza “proclamare un diritto assoluto ad averlo”; essendo una situazione di fecondazione omologa; non potendo per la malattia genetica provare una fecondazione intrauterina; non essendoci al momento possibilità nemmeno di operazione di microchirurgia per mancanza totale dei canali necessari alla trasmissione degli spermatozoi; ci troviamo nella possibilità morale o meno di effettuare una fecondazione in vitro?
Grazie per l’eventuale risposta che riporterò a due giovani sposi(25 anni lei, 28 lui, sposati da due anni).
Ci sono a volte casi davvero difficili per la coscienza di un sacerdote che vuole essere fedele al magistero e dall’altra parte vede una sofferenza grande.


Risposta del sacerdote

Caro padre,
1. la fecondazione artificiale omologa o eterologa è sempre illecita e non ammette eccezioni.
I motivi sono molti.

2. I più generali sono quelli per cui nella fecondazione in provetta il figlio non è più il frutto della donazione immediata di due persone che nell’atto coniugale si donano in totalità, ma di un atto commissionato a terzi, che devono elaborare con materiale imprestato.

3. A questo proposito rimane sempre limpido e illuminante l’insegnamento di Giovanni XXIII: “La trasmissione della vita umana è affidata dalla natura a un atto personale e cosciente e, come tale, soggetto alle sapientissime leggi di Dio: leggi inviolabili e immutabili che vanno riconosciute e osservate.
Perciò non si possono usare mezzi e seguire metodi che possono essere leciti nella trasmissione della vita delle piante e degli animali” (Mater et Magistra, 204).

4. Nella fecondazione in vitro la trasmissione della vita è slegata dal rapporto coniugale, da quell’atto tutto particolare in cui i coniugi si donano nella loro interezza: corpo, sentimento, spirito.
Nella provetta il bambino è frutto dell’unione di un ovulo e di uno spermatozoo. Questo può andare bene per le piante e per gli animali.
Ora noi non siamo figli di due gameti, ma di due persone che ci hanno generati con un atto che ha espresso la totalità della loro persona e del loro dono.
La persona umana fin dal momento della sua origine e del suo affiorare merita di essere trattata come persona, non come cosa e come prodotto.

5. La violazione di queste sapientissime leggi di Dio, inviolabili e immutabili, come dice Giovanni XXIII, ha delle ricadute gravi sulla vita del bambino.
Infatti è stato osservato da illustri genetisti “la manipolazione di cellule tanto delicate, le quali già naturalmente possono subire errori nei fini meccanismi della loro formazione, conduce a effetti spiacevoli.
Così si è potuto stabilire che circa il 37% degli zigoti e il 21% degli embrioni pre-impianto hanno delle gravi anomalie cromosomiche, e che già il 40-50% degli oociti ottenuti con processi di super-ovulazione hanno cariotipo alterato; e che l’alterazione di singoli geni o di famiglie di geni interessati nel controllo dello sviluppo, e vari fattori connessi con gli stessi trattamenti tecnici – tra cui, in particolare, leggere modificazioni di temperatura, difetti dei terreni di coltura e necessarie micromanipolazioni – possono essere ulteriori cause di gravi anomalie che terminano nella cessazione molto precoce dello sviluppo, o in aborto spontaneo o in serie malformazioni” (A. Serra, Riflessioni sulle tecnologie di riproduzione assistita, in Medicina e Morale, 5/1999, p. 873).
Questo porta a un numero altissimo di morti nella fase preimpianto o post impianto, in modo tale che solo il 4-5% dei bambini concepiti giunge al parto.
Ciò significa che la nascita di un bambino richiede la morte di altri 20-25 bambini. Questo dato è insopportabile.
A scuola io porto questo esempio. Supponiamo che io sia l’autista di una corriera e che dica a tutti (sono venticinque): a destinazione ne arriverà solo uno, perché è garantito che gli altri moriranno durante il viaggio. Chi si sente di salire?
Ovviamente la risposta è corale: nessuno.

6. A questo si deve aggiungere che l’unico bambino che arriva al parto vi può arrivare molto malconcio.
Infatti tra i nati ottenuti con le tecniche di fecondazione artificiale aumenta
l’incidenza di prematurità (29,3% vs 4-6% delle gravidanze normali),
– di basso peso alla nascita (36% vs 6% delle gravidanze naturali per pesi al di sotto dei 2.500 grammi, e con un rapporto di 7 a 1 per pesi sotto i 1.500 grammi),
– di mortalità perinatale (22,8-26,6% vs 9,8-13% con gravidanze naturali),
– di morbilità. Infatti, la prematurità e il basso peso si associano a loro volta ad un aumentato rischio di compromissione della crescita e dello sviluppo psicomotorio e mentale, con non infrequenti danni neurologici (A. Serra, Riflessioni sulle tecnologie di riproduzione assistita, in Medicina e Morale, 5/1999, p. 872).
Quando i genitori attendono un bambino, la loro massima preoccupazione è che nasca sano.
Qui invece si espongono con grave irresponsabilità ad un aumento di conseguenze negative, ledendo il diritto del bambino a non ricevere handicap causati dagli uomini.

7. Si devono infine osservare altre due cose:
– per i figli concepiti in provetta non si conoscono ancora le conseguenze che possono manifestarsi in età adulta, in loro e nei loro discendenti. Purtroppo è prevedibile che ve ne siano. Nella zootecnia già da tempo si è notato che i torelli nati attraverso inseminazione artificiale non sono fertili. Sicché, quando si vuole produrli per la conservazione della razza, per il concepimento si è tornati a usare i metodi di madre natura.
– vi sono problemi connessi con il prelievo dei gameti.
Per la donna sono legati alla stimolazione ovarica, dannosa per la donna stessa e anche per la qualità dell’ovulo.
Per l’uomo il problema è legato al prelievo degli spermatozoi, che non può essere attuato attraverso mezzi lesivi della dignità umana e sprovvisti di quel significato unitivo che è intrinseco all’esercizio della genitalità e la fa permanere in un contesto di vero amore, di mutua donazione e di procreazione umana (cfr. Donum vitae II,6).

8. Per i due giovani sposi di cui mi parli – per quanto attiene al desiderio di avere un loro bambino – non rimane che rimettersi nelle mani di Dio, che può tutto, anche là dove la scienza offre le sue diagnosi infauste.

Ti ringrazio per la fiducia, assicuro a per te e per i due coniugi la mia preghiera e cordialmente vi saluto.
Padre Angelo