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Quesito

Caro padre Angelo,
avrei una domanda un po’ “sottile” da sottoporle.
Il sacerdote agisce “in persona Christi” quando consacra e quando assolve. Ma agisce anche in persona Christi quando battezza? E se la risposta (come immagino) sia di sì, allora quando battezza un laico o una laica, o addirittura un non battezzato, costui ugualmente agisce “in persona Christi”?
Ma allora l’agire “in persona Christi” non è legato strettamente all’Ordine Sacro?
Se fosse tutto come le ho scritto, allora che differenza ci sarebbe tra un ordinato e un non-ordinato (immagino che la soluzione sia nella direzione della potestà di consacrare e assolvere)?
Se riesce un po’ a chiarire queste cose le sarei grato,
Nel Signore,
don…


Risposta del sacerdote

Carissimo Don…,
1. Il sacerdote con l’ordinazione sacra diventa partecipe della grazia di Cristo capo e viene conformato a Cristo buon pastore.
A questo fine viene infuso il carattere sacramentale nella sua anima.
Proprio in virtù di questo carattere può esercitare i poteri divini che Cristo ha conferito agli apostoli quando ha detto: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19) e anche quando ha detto: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi” (Gv 20,23).

2. Pertanto non agisce in persona Christi semplicemente perché è ministro dei sacramenti.
Infatti ministri di alcuni sacramenti lo sono anche i laici, come avviene nel matrimonio, oppure come possono esserlo in maniera straordinaria nel battesimo.

3. È vero che il celebrante principale di tutti i sacramenti è Gesù Cristo. È lui che battezza, è lui che consacra, è lui che assolve dai peccati, ecc…, ecc…

4. Ma il ministro laico agisce per virtù di Cristo, e cioè con la forza che gli viene da Lui.
Per questo nel battesimo dice: “Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, e cioè con la forza che deriva dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo.
Il sacerdote invece agisce identificandosi con Cristo. Nel sacramento della confessione dice: “Io ti assolvo”. Queste parole sono già sufficienti per la validità dell’assoluzione.
Le altre sono ad integritatem, e cioè per la completezza della formula assolutoria.

5. Ciò che permette al sacerdote di agire in persona Christi è il carattere che gli consente di essere partecipe della gratia Capitis, e cioè della grazia di Cristo capo. Dice il Vangelo: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14). E: “Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia” (Gv 1,16).
La grazia propria del sacerdote è uno speciale riflesso o partecipazione di quella pienezza di grazia che Cristo ha avuto fin dal primo istante del suo concepimento e che lo ha costituito Capo dell’umanità, nuovo Adamo, dalla cui pienezza tutti abbiamo ricevuto.
Solo il sacerdote partecipa della grazia di Cristo Capo. Ne partecipa attraversi il carattere.

6. Giovanni Paolo II in Pastores dabo vobis così sintetizza l’identità del sacerdozio ministeriale: “I presbiteri sono, nella Chiesa e per la Chiesa, una ripresentazione sacramentale di Gesù Cristo Capo e Pastore, ne proclamano autorevolmente la parola, ne ripetono i gesti di perdono e di offerta della salvezza, soprattutto col Battesimo, la Penitenza e l’Eucaristia, ne esercitano l’amorevole sollecitudine, fino al dono totale di sé per il gregge, che raccolgono nell’unità e conducono al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito. In una parola, i presbiteri esistono ed agiscono per l’annuncio del Vangelo al mondo e per l’edificazione della Chiesa in nome e in persona di Cristo Capo e Pastore.
Questo è il modo tipico e proprio con il quale i ministri ordinati partecipano all’unico sacerdozio di Cristo. Lo Spirito Santo mediante l’unzione sacramentale dell’Ordine li configura, ad un titolo nuovo e specifico, a Gesù Cristo Capo e Pastore, li conforma ed anima con la sua carità pastorale e li pone nella Chiesa nella condizione autorevole di servi dell’annuncio del Vangelo ad ogni creatura e di servi della pienezza della vita cristiana di tutti i battezzati” (PDV 15).

7. Per giungere alla conclusione: quando il sacerdote battezza, battezza in persona Christi.
Quando invece battezza un laico, egli battezza con la virtù che gli viene comunicata da Cristo.
Ai fini della grazia che viene comunicata al soggetto battezzato non vi è alcuna differenza.
La differenza invece sta nel fatto che per il battesimo uno è il ministro ordinario, mentre l’altro è ministro straordinario.
Il primo indubbiamente meglio rappresenta l’azione di Cristo perché porta in sé l’immagine del buon Pastore e in maniera più significativa aggrega alla Chiesa perché ne è pastore.

Ti auguro un ministero sacerdotale ricco di buoni frutti e per questo ti assicuro un ricordo nella preghiera.
Padre Angelo