Questo articolo è disponibile anche in:
Italiano
Quesito
Caro padre Angelo,
Le scrivo oggi per la prima volta. Mi chiamo G. e ho 25 anni. Innanzitutto vorrei ringraziarLa molto per questa rubrica che ho scoperto recentemente e che sto trovando molto utile e importante per accompagnare il mio percorso di fede, che ho ripreso da un annetto e mezzo. Volevo porLe qualche domanda su alcune questioni che vorrei comprendere meglio.
Innanzitutto il peccato della masturbazione. Fino a pochissimi giorni fa ero convinto che la masturbazione non fosse un peccato grave. In base anche a quanto studiato a scuola nelle lezioni di anatomia e a quanto appreso durante un percorso scolastico con un sessuologo, ho imparato che la masturbazione (assieme a un uso morigerato della pornografia) è consigliabile per lo sviluppo della sessualità e per mantenerla attiva, anche se in realtà nel caso dei video pornografici i miei genitori mi hanno sempre insegnato che non sono una cosa buona.
Quando ho ripreso a confessarmi ho sempre considerato questo peccato come “poco grave” (lo confessavo solo quando mi ricordavo) e in realtà i sacerdoti con cui mi sono confessato non si sono mai “concentrati” molto su questo peccato nel dialogo durante la confessione ma su altri.
Ho visto poi tempo fa quello che Lei ha scritto su questo sito e l’ho confrontato con quello scritto su altri siti e pensavo che la gravità del peccato dipendesse da diverse interpretazioni basato su diversi approcci dei sacerdoti.
Ho deciso qualche giorno fa di controllare il Catechismo per scrupolo e mi sono accorto che effettivamente si tratta di un peccato grave, anche se la gravità dipenderebbe dalla situazione del singolo. Nel mio caso sono in stato di peccato mortale? Da quando l’ho saputo ho smesso definitivamente di praticare la masturbazione ma ho continuato a fare la comunione, ho sbagliato?
Volevo poi chiederLe, per quanto riguarda il precetto della messa festiva, se in tempi di Covid come questi commetto peccato saltando la messa (come d’altronde anche tutte le altre occasioni di ritrovo) quando sono particolarmente raffreddato e mi sento poco bene. Non vorrei infatti essere positivo e rischiare di propagare il contagio. In questi casi recupero sempre però le letture del giorno e le leggo e le medito.
Un’ultima domanda sulla Liturgia delle Ore, che ho scoperto da qualche mese e che cerco di recitare nella sua totalità nel limite del possibile (anche se spesso purtroppo mi tocca saltare l’Ufficio delle Letture). Ho scoperto da poco l’esistenza di un rito ambrosiano, che mi affascina molto, anche per questa liturgia e a volte invece del rito romano utilizzo quello ambrosiano. Io non faccio parte dell’Arcidiocesi di Milano, faccio bene a fare così oppure dovrei recitare esclusivamente secondo quello romano?
La ringrazio e Le chiedo di pregare per me,
G.
Risposta del sacerdote
Caro G.,
1. sono contento di darti il benvenuto nell’approdare al nostro sito. Il Signore si è servito anche del nostro lavoro per far luce su alcuni aspetti della tua vita che, grazie a Dio, sono definitivamente e gioiosamente cambiati.
Alludo alla realtà della masturbazione.
A questa fa riferimento la Sacra Scrittura (ed è Dio che parla) quando dice: “Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e di libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda o inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato.
Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste norme, non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che ci dona il suo santo Spirito” (1 Ts 4,3-8).
2. Sei stato bravo ad accogliere l’ispirazione certamente proveniente da Dio che ti spingeva ad andare a consultare il Catechismo della Chiesa Cattolica per formarti un giudizio corretto e secondo Dio sull’autoerotismo.
È così che si deve fare.
A beneficio dei nostri visitatori, ecco quanto dice il Catechismo della hiesa Cattolica: “Per masturbazione si deve intendere l’eccitazione volontaria degli organi genitali, al fine di trarne un piacere venereo. “Sia il magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato“.
“Qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità”.
Il godimento sessuale vi è ricercato al di fuori della “relazione sessuale richiesta dall’ordine morale, quella che realizza, in un contesto di vero amore, l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana” [Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana, 9].
Al fine di formulare un equo giudizio sulla responsabilità morale dei soggetti e per orientare l’azione pastorale, si terrà conto dell’immaturità affettiva, della forza delle abitudini contratte, dello stato d’angoscia o degli altri fattori psichici o sociali che possono attenuare se non addirittura ridurre al minimo la colpevolezza morale” (CCC 2352).
3. Altre volte ho commentato parola per parola questo pronunciamento del Magistero.
Adesso mi limito a sottolineare due espressioni: “Sia il magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli”.
La prima: “Sia il magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante -“. Ciò significa che questa è la valutazione morale data dalla Chiesa: ed è stata data da sempre, dovunque e da tutti (nel loro insieme).
Questo è il senso delle parole nella linea di una tradizione costante.
È un pronunciamento che scende chiaro e logico dall’affermazione della Sacra Scrittura sopra riportata.
La seconda: “sia il senso morale dei fedeli senza esitazione“. Ne dà conferma il senso di vergogna e di disistima per tali atti.
4. Un giudizio parimenti negativo e grave viene dato dal Catechismo della Chiesa Cattolica anche sulla pornografia.
Ecco di nuovo che cosa dice la dottrina: “La pornografia consiste nel sottrarre all’intimità dei partner gli atti sessuali, reali o simulati, per esibirli deliberatamente a terze persone. Offende la castità perché snatura l’atto coniugale, dono intimo degli sposi l’uno all’altro. Lede gravemente la dignità di coloro che vi si prestano (attori, commercianti, pubblico), poiché́ l’uno diventa per l’altro l’oggetto di un piacere rudimentale e di un illecito guadagno.
Immerge gli uni e gli altri nell’illusione di un mondo irreale.
È una colpa grave” (CCC 2354).
5. Pertanto la valutazione oggettiva dei due peccati è chiara: si tratta di peccati gravi e cioè mortali.
Questo ormai ti è chiaro.
Tu adesso chiedi se sotto il profilo soggettivo, pur essendoci materia grave, hai commesso peccato grave e cioè mortale.
Ebbene, per compiere un peccato grave si richiede la presenza simultanea di tre condizioni: che vi sia materia grave, piena avvertenza della mente e deliberato consenso della volontà.
Per piena avvertenza della mente s’intende sia l’avvertenza psicologica e cioè la padronanza sul proprio atto al punto che ognuno lo tiene sotto il proprio controllo sia l’avvertenza morale, vale a dire la consapevolezza che si tratta di un peccato grave.
È difficile dare la valutazione soggettiva nel tuo caso perché se da una parte è vero che vi può essere ignoranza incolpevole della dottrina, dall’altra vi è pur sempre il cosiddetto “senso morale dei fedeli senza esitazione” che per lo meno non lo reputa un atto virtuoso, per usare un’espressione eufemistica.
Inoltre la pornografia, per la devastazione e la dipendenza che causa nell’anima, viene avvertita ugualmente con senso di vergogna.
A tua scusa avresti anche quello che ti sarebbe stato detto a scuola, sebbene giustamente contraddetto dai tuoi genitori.
6. Il fatto che tu abbia immediatamente smesso queste due derive appena hai saputo che si trattava di peccati gravi, dice abbastanza chiaramente che in te non c’era la piena avvertenza sotto il profilo morale. Diversamente avresti smesso prima.
Eri perlomeno in uno stato di dubbio, ragion per cui le due cose non ti lasciassero tranquillo.
Pertanto, stante lo stato di dubbio, hai fatto bene a fare la Santa Comunione e puoi continuare a farla. È stata una grande risorsa per te.
Nello stesso tempo però, poiché queste due esperienze hanno prodotto il loro inquinamento, fai bene a dire nella prossima confessione che intendi accusare tutti i peccati di impurità che nelle precedenti confessioni hai accusato in maniera frammentaria perché non ne conoscevi la gravità oggettiva.
7. Adesso, come Davide, anche tu puoi e devi dire: “I peccati della mia giovinezza e le mie ribellioni (in latino si legge: le mie ignoranze), non li ricordare: ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore” (Sal 25,7).
E: “Lavami tutto dalla mia colpa (in latino amplius lava me: purificami ancor più profondamente), dal mio peccato rendimi puro. Sì, le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi” (Sal 51,4-5).
Il Signore vuole che tu sperimenti in maniera più piena e definitiva quanto in maniera molto bella scrive il Catechismo della Chiesa Cattolica: “In coloro che ricevono il sacramento della Penitenza con cuore contrito e in una disposizione religiosa, ne conseguono la pace e la serenità della coscienza insieme a una vivissima consolazione dello spirito” (CCC 1468).
8. Venendo alla seconda domanda in cui chiedi se con un particolare raffreddore e sentendoti poco bene possa non partecipare alla Messa festiva per rispetto e carità verso gli altri direi di sì.
Ciò che ti spinge a fare questo non è la pigrizia, ma la carità.
Santificherai la festa in maniera diversa. E in altro modo il Signore ti darà la sua grazia e ti santificherà.
I precetti morali positivi infatti (sono quelli che comandano di compiere un’azione, come ad esempio di andare a Messa nei giorni di festa) obbligano sempre ma non in ogni caso (semper sed non ad semper).
A differenza invece dei precetti morali negativi (sono quelli che proibiscono un’azione, ad esempio non uccidere, non bestemmiare, non commette reati impuri) i quali obbligano sempre e in ogni caso (semper et ad semper).
9. Sono contento che preghi con la Liturgia delle Ore. È una grazia grande che hai ricevuto da Dio.
Puoi seguire benissimo il rito Ambrosiano, anche se non sei membro di quella diocesi. È un rito approvato dalla Chiesa e perciò se preghi per conto tuo secondo quel rito preghi sempre con la Chiesa e a nome della Chiesa.
Ti atterrai invece al rito romano se preghi pubblicamente con altre persone.
A questo spinge la carità.
10. Mi compiaccio della grazia del Signore che opera in te.
Non ha permesso che tu rimanessi all’oscuro per ulteriore tempo circa la prima questione.
Anche questa è una grazia inestimabile e un segno dell’amore particolare del Signore per te.
Come non ha lasciato nel buio San Paolo (oggi 26 gennaio celebriamo la festa della sua conversione) così non ha lasciato nel buio te.
Come ha voluto fare di lui “uno strumento eletto per portare il suo nome davanti alle nazioni, ai re, e ai figli di Israele” (At 9,15) così mi auguro che possa fare di te qualcosa di analogo.
Per questo volentieri ti assicuro la mia preghiera, soprattutto nel Santo Rosario e nella Santa Messa e ti benedico.
Padre Angelo