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Quesito

Caro Padre Angelo,
mi chiamo Giuseppe e ho 42 anni. Seguo sempre con interesse i quesiti e le sue risposte. 
Le vorrei chiedere come mai, dato che quando una persona muore riceve all’istante il giudizio divino che è definitivo, al suo funerale si fanno preghiere per affidare la sua anima alla misericordia.
Inoltre, vorrei sapere per favore se nel momento del concepimento Cristo sa già se quella persona sarà sicuramente salva oppure dannata.
La saluto con affetto.


Risposta del sacerdote

Caro Giuseppe,
1. sì, il giudizio di Dio, anche quello particolare che avviene subito dopo la nostra morte, è definitivo: ci si salva o ci si danna.

2. Tuttavia la salvezza, che è certa perché è definitiva, può richiedere una purificazione dalle radici del peccato che rimangono nella nostra anima anche dopo la confessione.
Si prega dunque perché venga liberata dal Purgatorio e possa transitare al più presto in paradiso.

3. Ugualmente la affidiamo alla misericordia divina perché Dio può tenere conto dei suffragi che verranno fatti per una determinata persona per concederle, prima di morire, un sincero pentimento dei propri peccati.
Come il sacrificio di Cristo ha avuto efficacia retroattiva dando la possibilità alle persone dell’Antico Testamento di redimersi e di convertirsi, così analogamente anche le preghiere e i suffragi fatti dopo la morte di una determinata persona, possono avere effetti retroattivi.

4. Questo permette di avere speranza per tutti, per tutti, per tutti. Anche per i peccatori più induriti e anche per quelli che esternamente non hanno dato alcun segno di ravvedimento.
In Teologia viene riportato anche questo detto: “quia oratio cum tempore non est alligata” (poiché la preghiera non è condizionata dal tempo).

5. Circa la seconda domanda: se Gesù fin dal momento del suo concepimento conosceva il destino eterno di tutti. Sì, senza alcuna ombra di dubbio perché Gesù Cristo in forza della sua visione beatifica non vedeva soltanto nelle profondità del Padre, ma aveva presente la situazione di ogni uomo per il quale consapevolmente si incarnava.

6. Questo apre un altro capitolo che svela un lato mai sufficientemente meditato della sofferenza che Cristo si è portato dietro fin dal primo istante della sua esistenza per cui poteva dire: quale vantaggio dalla mia morte, dalla mia discesa negli inferi?
Questa voce era risuonata profeticamente nell’Antico Testamento proprio per lui (cfr. Sal 29,10). Ed è stata interpretata anche in riferimento al rifiuto di Cristo.
E conseguentemente: “Perché questa sofferenza, questa crudelissima passione e morte se alcune persone ne rifiutano il merito?”.

7. È anche per questo che l’autore dell’Imitazione di Cristo ha potuto dire: “tota vita Christi crux fuit et martirium” (tutta la vita di Cristo è stata croce e martirio).
Gesù ha sofferto anche perché la sua incarnazione, passione e morte è stata vana per alcuni (troppi!). Ha sofferto fin dal primo istante della sua esistenza per coloro che hanno preferito l’inferno e la compagnia dei demoni al suo amore e alla comunione dei Santi.

Con l’augurio di essere tra quelli dei quali Gesù ha detto: “Nessuno di essi è andato perduto tranne il figlio della perdizione” (Gv 17,12) ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo