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Quesito
Carissimo padre Angelo,
sono un missionario monfortano in Zambia, diocesi di Chipata. Mi trovo presso un Santuario mariano, a Mphangwe.
Desidero un chiarimento riguardo al matrimonio in infidelitate. Venendo qui in missione mi è stato detto che coloro che hanno contratto il matrimonio essendo ancora pagani, non cristiani, il loro matrimonio è considerato valido dalla Chiesa. Per cui quando uno dei due raggiunge il Battesimo, la loro unione diventa pienamente sacramentale. E non c’è bisogno di benedire il matrimonio.
Chiedo: il matrimonio in infidelitate è il matrimonio naturale? In inglese mi sembra sia detto ‘‘customary marriage’.
Chiedo se è veramente valido questo matrimonio, contratto da non cristiani? Come possono capire l’intervento del Signore Gesù, se non c’è stata nessuna preparazione?
Da parte di alcuni ci sono dei dubbi.
Anche un canonista che è vissuto molto in Africa, il nome è Burqe, nel suo ultimo libretto sul Matrimonio Cristiano non accetta questa consuetudine, anche se è seguita da vescovi e sacerdoti.
Mi può dire se il Diritto Canonico, o vecchio o nuovo, ne parla? In quali termini?
La ringrazio e la saluto dallo Zambia.
In comunione nella preghiera,
p. Luigi
Risposta del sacerdote
Carissimo Padre Luigi,
1. il matrimonio civile contratto da due persone non battezzate è il cosiddetto matrimonio naturale.
È un matrimonio vero e pertanto valido.
Il matrimonio infatti è stato istituito da Dio all’alba della creazione ed è stato da Dio stesso benedetto: “Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi” (Gn 1,28).
Nonostante il peccato di Adamo, il matrimonio non perse quella benedizione.
Gesù poi l’ha elevato a Sacramento.
2. Quando due coniugi non battezzati passano alla fede cristiana il loro matrimonio diventa Sacramento senza che occorra rinnovare il consenso.
Il vincolo stabilitosi fin dall’inizio con il consenso matrimoniale al momento del Battesimo acquista la dignità di Sacramento.
Questa è la tesi comune confortata anche dalla prassi della Chiesa che sebbene inviti a rinnovare il rito davanti al sacerdote, tuttavia non lo esige (cfr. Santo Ufficio, 26 giugno 1860 e 31 agosto 1881).
3. Quando invece uno solo dei coniugi riceve il Battesimo, non si avrebbe il Sacramento, neppure nella parte che si è fatta battezzare.
Scrive il D. Prummer O.P.: “Questa sentenza è così certa che da pochi è negata. Infatti questo matrimonio può essere sciolto per il privilegio paolino e probabilmente anche per dispensa pontificia. Sarebbe inaudito che un matrimonio consumato, che è sacramento, possa essere sciolto per quanto riguarda il vincolo.
Al contrario, quando i due coniugi che hanno contratto il matrimonio in infidelitate di fatto diventano cristiani, ipso facto (purché perseveri il vero consenso maritale) il loro matrimonio diventa sacramento.
Il motivo è che da quel momento diventa vero contratto fra due uomini cristiani” (Manuale Theologiae moralis, III, 649).
4. Anche il Card. Palazzini è di questo parere e scrive: “Il matrimonio fra la parte fedele e la parte infedele non è Sacramento, neppure per il coniuge cristiano.
Il vincolo coniugale non può essere di ordine soprannaturale per la parte infedele; quindi essendo (i coniugi) una stessa cosa, anche per la parte cristiana non può essere di ordine soprannaturale, sacramentale.
Del resto tale matrimonio non ha profondamente quel mistico significato, sopra cui si fonda la ragione del Sacramento” (Vita sacramentale, parte II, sez. II, n. 275, 4).
5. Il motivo portato da San Tommaso è il seguente: “Essendo il matrimonio una relazione, e non potendo questa nascere in uno dei termini correlativi senza essere nell’altro, ciò che impedisce il matrimonio nell’uno, l’impedisce anche nell’altro; poiché è impossibile che uno sia marito senza moglie, e che una sia moglie senza marito; come è impossibile che una sia madre, se non ha figli. Ecco perché si usa dire, che "il matrimonio non può zoppicare (matrimonium non potest claudicare; non claudicat)" (Supplemento alla Somma Teologica, 47,4).
Questo vale tanto per il contratto quanto per il sacramento.
5. Alcuni però pensano diversamente.
Tra i pochi, come dice il Prummer, che hanno un parere diverso c’è ad es. B. Bartmann il quale scrive: “Il matrimonio tra una persona cristiana e una non battezzata secondo alcuni teologi è sacramentale per la parte cristiana; altri lo negano. La prima sentenza sembra più probabile.
Quando sposi non cristiani si convertono al cristianesimo, il loro matrimonio diviene sacramento con il ricevimento del Battesimo; non è necessario rinnovare il consenso e la Chiesa non l’ha mai chiesto” (Teologia dogmatica, III, 206).
6. Diverso invece è il caso di un cattolico che con le dovute autorizzazioni sposa in forma civile (che non è la stessa cosa che il matrimonio civile) un cristiano non cattolico.
Ambedue sono battezzati e se la parte cattolica ottiene dall’Ordinario diocesano la prescritta dispensa, il loro matrimonio celebrato nella forma civile è valido e, in forza del battesimo, è sacramento.
7. Si precisa: “celebrato in forma civile”. E, in quanto tale, è diverso dal “matrimonio civile” celebrato da due battezzati.
Mentre il primo con la dovuta dispensa è valido, il secondo non lo è.
Per matrimonio civile, nel senso generalmente inteso dai cattolici, s’intende quello contratto da due battezzati che non vogliono o non possono sposarsi «in chiesa» e quindi si sposano «in municipio», per cui questo matrimonio avviene in disaccordo con la Chiesa che non lo ritiene valido.
Mentre il matrimonio «in forma civile» avviene con il consenso della Chiesa cattolica, è valido ed è sacramento.
Nel nuovo Codice di diritto canonico non ho trovato riferimenti diretti a tali questioni.
La ringrazio per la comunione nella preghiera e le auguro un ministero missionario ricco di frutti.
Padre Angelo