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Quesito

Caro Padre Angelo,
per una buona confessione ci deve essere il proposito fermo (nonostante la debolezza umana) di non peccare più.
Ma allora, mi chiedo per esempio, un divorziato che convive e sa che questa sua situazione non cambierà non si deve confessare? Oppure non potrà fare una buona confessione?
Grazie
Luca


Risposta del sacerdote

Caro Luca,
quando il Signore ha detto agli Apostoli: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi” ha inteso dire che i sacerdoti devono esaminare le condizioni per poter dare il perdono a nome suo.
Tra queste condizioni, la primaria e insostituibile è quella del pentimento del peccato commesso.
È necessaria anche l’accusa integra dei peccati gravi.
Ma pur con l’accusa integra, se manca il pentimento non si celebra validamente il sacramento della Penitenza e si commette un sacrilegio.
Ora un divorziato risposato vive in un atteggiamento di adulterio permanente e di offesa grave al Signore e ai suoi comandamenti.
La condizione per poter ricevere l’assoluzione da parte del sacerdote è quella di essere pentiti per la situazione che si è creata. E questo implica la volontà di cambiare vita.
Ma il divorziato risposato non accetta di far questo.
Per tanto, a che cosa serve per lui confessarsi se non ha la volontà di cambiare?

2. Talvolta però può capitare che alcune persone divorziate e risposate non possano praticamente tornare indietro.
La loro convivenza potrebbe essere reclamata dalla presenza di figli avuti in tale unione.
Ebbene, se questi divorziati risposati si impegnano a vivere come fratello e sorella, e non come marito e moglie (perché non lo sono), possono ricevere l’assoluzione sacramentale.
Successivamente possono fare anche la Santa Comunione, ma non dove sono conosciuti come conviventi, per evitare disorientamento e confusione presso i fedeli.

3. Se invece persistono nella loro situazione, non rimane altra strada che pregare e appellarsi alla misericordia del Signore, le cui vie sono infinite.
Ma le vie ordinarie (confessione e comunione) non possono percorrerle, perché da se stessi hanno posto impedimenti tali che priverebbero i sacramenti del loro significato e della loro efficacia. Se facessero questo, compirebbero un sacrilegio.

4. Permanendo in questa situazione, possono anche accostarsi al sacerdote che si trova in confessionale, esporre la loro situazione e chiedergli parole di consiglio o di esortazione per gli altri problemi e per gli altri peccati della loro vita e di pregare per loro. Ma non possono ricevere l’assoluzione.

Ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo