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Gentile Padre Angelo,
innanzitutto desidero ringraziarla per la preziosa opera che compie attraverso il sito degli Amici Domenicani. Ho spesso l’abitudine di leggere le Sue risposte e ho imparato molto. Molto, ma mai abbastanza.
La questione che Le sottopongo è tra le più importanti della fede cattolica, eppure io non l’ho ancora capita. Riconosco di non avere una grande profondità di pensiero per quanto riguarda certi tipi di concetti astratti (ho sempre fatto fatica con la filosofia e la linguistica, figuriamoci con la teologia) e la mia conoscenza del cattolicesimo è in miglioramento, ma pur sempre elementare. Di questo mi assumo buona parte delle responsabilità, anche se mi permetto di esprimere in merito un’opinione: non trovo giusto che il catechismo venga affidato a laici senza che nessuno sappia o verifichi se ne sono in grado. Ai tempi della scuola io e tutti i miei compagni di classe siamo arrivati alla cresima senza sapere veramente niente. Ricordo benissimo la catechista che aveva esordito dicendo di non avere mai aperto la Bibbia perché tanto non serviva e che ci saremmo allontanati tutti dalla Chiesa per tornarci da anziani quando avremmo avuto bisogno. (…).
Vengo al dunque:
nella Messa del primo gennaio mi è sorto un dubbio.
Eravamo andati a fare una gita e ci siamo fermati per la Messa. Al momento della Comunione, uno dei sacerdoti ha detto: “le ostie per celiaci sono in fondo alla chiesa”. Era la prima volte che sentivo parlare di tali ostie e così in seguito ho contattato i responsabili di quella chiesa per saperne qualcosa. Mi hanno risposto in maniera ragionevole dicendomi che i celiaci hanno sempre avuto problemi anche se in passato non se ne conoscevano le cause e che il pane resta fisicamente sempre pane perché la sua trasformazione fisica è un miracolo che Dio fa quando vuole. Questa spiegazione mi sembra plausibile, però vorrei tanto che me lo confermasse. Vede, mi ero convinta che nel momento in cui il pane viene transustanziato ha solo l’aspetto del pane e ne ha il gusto e ne contiene anche il glutine, ma non è più solo pane e quindi al celiaco non può fare male.
Per questo Le sarei grata di ricevere una spiegazione sulle ostie.
La ringrazio per l’attenzione. Dirò una preghiera per Lei.
Con i miei migliori saluti.
Laura
Cara Laura,
1. sui catechisti ci vorrebbe davvero una maggiore vigilanza da parte di chi li incarica.
Non è raro il caso di sentir dire che a Catechismo si è imparato poco o male oppure non si è imparato niente.
Ma veniamo al problema che mi hai posto.
2. Con la consacrazione la sostanza del pane si converte nella sostanza del corpo del Signore.
Tuttavia anche dopo la consacrazione rimangono gli accidenti del pane e cioè il colore, il sapore, il peso, le dimensioni e i vari elementi di cui è composto.
Tra questi accidenti è compreso anche il glutine nella sua maggiore o minore quantità o anche nella sua assenza.
3. Dopo la consacrazione non c’è più il pane nel senso che non c’è più la sostanza del pane.
Ma del pane rimane tutto quello di cui ti ho detto.
Ecco il motivo per cui in genere nelle particole consacrate rimane il glutine.
4. La conversione della sostanza del pane e del vino nella sostanza del corpo e del sangue del Signore è stata chiamata transustanziazione.
5. Tu scrivi che “al momento della Comunione, uno dei sacerdoti ha detto: “le ostie per celiaci sono in fondo alla chiesa”.
In realtà deve aver detto questo prima dell’offertorio, al cui rito segue la consacrazione.
Perché è in questo momento, e non in quello della comunione, che avviene la transustanziazione.
6. Per maggiore chiarezza, ti riporto quanto si legge nel Piccolo Catechismo eucaristico preparato dalle Edizioni Studio domenicano di Bologna:
• Che cosa significa esattamente la parola « transustanziazione»?
Significa passaggio (trans) di sostanza (substantia)
Ad esempio: nel pallone della figura (che è rappresentata, n.d.r.) cambia il colore ma rimane immutata sostanza del pallone.
Al contrario nell’Eucaristia il colore e tutte apparenze esterne rimangono immutate ma cambia la sostanza
• Che cos’è la sostanza?
La sostanza è la realtà che esiste in se stessa. Per esempio un albero, un gatto, un uomo sono sostanze perché esistono in se stessi.
Invece le loro dimensioni, il loro colore e le loro proprietà sono certamente delle realtà, ma non esistono in se stesse, bensì in qualcos’altro.
Per es. il colore del gatto non esiste in se stesso, ma nel gatto.
Diciamo allora che il colore non è una sostanza, ma è qualcosa che esiste nella sostanza e appartiene alla sostanza.
Gli studiosi (i filosofi) li chiamano accidenti,
dal latino «accìdere», che significa «capitare, accadere». Gli accidenti cioè capitano alla
sostanza. Ma siccome questa è una parola un pò difficile, comunemente invece di accidenti si
parla di specie, cioè di apparenze.
• Che cosa significa questo discorso applicato all’Eucaristia?
Significa che nell’Eucaristia la sostanza del pane e del vino diventa il corpo e il sangue di
Gesù, mentre rimangono immutati gli accidenti, cioè le specie o apparenze del pane e del vino.
Quindi le dimensioni dell’ostia non cambiano, e non cambiano il colore, l’odore e il sapore, poiché tutte queste cose sono accidenti o specie.
Cambia invece
la sostanza. E lo stesso si dica del vino.
• Quando avviene questo cambiamento?
Avviene quando il sacerdote pronuncia le parole della consacrazione.
Quando il sacerdote ha
finito di dire: «Questo è il mio corpo», il pane non c’è più, e al suo posto c’è il corpo del Signore, e quando ha finito di dire: «Questo è il mio sangue», il vino non c’è più, e al suo posto
c’è il sangue del Signore.
• Come è possibile che avvenga questo cambiamento?
È possibile per l’onnipotenza divina. Quando il sacerdote pronuncia le parole della consacrazione interviene Dio con la sua onnipotenza e compie il mutamento, cioè la
transustanziazione.
Ma se riflettiamo bene, la cosa non deve stupirci troppo: se Dio ha creato dal nulla tutte le cose, forse che non potrà mutare una cosa in un’altra?
• Ma le specie, o apparenze, del pane e del vino, come fanno a esistere ancora se non c’è più la loro sostanza?
Esistono miracolosamente, mantenute nell’esistenza dall’onnipotenza di Dio.
Ti ringrazio per la preghiera che mi hai promesso.
La contraccambio volentieri a mia volta, ti auguro ogni bene e ti benedico.
Padre Angelo