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Quesito

Caro Padre Angelo,
E’ proprio bello e confortante ciò che mi ha scritto (sulla correzione di chi bestemmia)! Grazie di cuore. Ora mi sento sereno, mi rimane solamente un piccolo dubbio: quindi commetto un peccato agli occhi del Signore se mi capita di tacere anche verso persone che conosco? Se sì, devo confessarmene? Se no, sicuramente non ne farò un alibi x "far finta di nulla" e mettermi la coscienza a posto, anzi, credo proprio che in cuor mio mi riprometta di "affrontare" con dolcezza quella persona, se, Dio non voglia, ci saranno altre occasioni spiacevoli.
Con affetto e stima,
Christian


Risposta del sacerdote

Caro Christian,
S. Tommaso scrive: “la correzione fraterna è un atto di carità superiore alla cura delle malattie del corpo e alle elemosine che tolgono le miserie este­riori” (Somma teologica, II-II, 33, 1).
“La correzione fraterna è di precetto.
Si deve però notare che mentre i pre­cetti negativi della legge proibiscono gli atti pec­caminosi, i precetti affermativi inducono ad atti di virtù…
La correzione fraterna è ordinata all’emendazione dei fratelli…
Non  si deve correggere il fratello che sbaglia in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo” (Ib., II-II, 33, 2).
San Tommaso, pur ricordando la doverosità della correzione fraterna, tuttavia dice che deve essere fatta a tempo e luogo, per non produrre effetti controproducenti. Talvolta l’ottimo, come attesta un proverbio popolare, diventa nemico del bene.
E pertanto non sei tenuto a confessare ciò che per te è stato un atto di prudenza.

Ti ringrazio, ti seguo con la preghiera e ti benedico,
Padre Angelo