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Sacerdote (1526-1581) – memoria 9 ottobre

I novizi domenicani di Spagna e gli Indios del Nuovo Mondo: ecco i campi apparentemente disparati sui quali la Provvidenza volle fiorisse la santità di Ludovico Bertran. Entrato nel convento di Valenza (1544) subito si distinse per l’incondizionata generosità nel realizzare l’ideale domenicano. Sentiva una speciale attrattiva per la penitenza e ne praticò con estremo rigore, senza riguardi alla sua salute, le forme esistenti nell’Ordine: veglie, digiuni, macerazioni notturne. Il suo fisico ne risentì fortemente ed i Superiori lo mandarono per un periodo in un altro convento in zona più salubre. Qui si conformò esattamente alle prescrizioni mediche e diede prova di esemplare obbedienza. Ritornato nel suo convento, riprese la vita di sempre, dedicando molte ore allo studio, che per lui era un’altra forma di penitenza poiché lo costringeva a lasciare la contemplazione che tanto gustava per applicare la mente e la memoria agli argomenti filosofici e teologici. Benché non ne avesse un’attitudine particolare, amò lo studio delle scienze sacre che fornirono sostanzioso alimento alla sua preghiera e alla sua futura predicazione.

Sempre di questi anni, il P. Antist scrive: «Non solo era fedele a tutti gli obblighi di ogni religioso: alla carità, alla povertà, all’ubbidienza e alla castità, ma anche ad ogni benché minima prescrizione della Regola». Non fu quindi difficile ai Superiori giudicarlo pronto a ricevere il grande dono del Sacerdozio: celebrò la sua prima Messa non ancora ventiduenne, il 28 ottobre 1547, nella chiesa del convento di Valenza. Sprofondato nella consapevolezza della sua indegnità, che lo indusse per tutta la vita a coltivare in modo preminente il «santo timor di Dio», egli offrì tutto se stesso al Divin Sacerdote per essere canale di salvezza per le anime e gustò la gioia spirituale di sentirsi strettamente associato al Cristo Redentore.

Gli fu affidata, giovanissimo, la cura dei novizi. Ma di Domenico fra Lodovico aveva ereditato lo slancio missionario e nel 1562 partì gioiosamente alla volta della Colombia. Miracoli strepitosi e frequenti favorirono le conversioni degli Indios ed anche nella incresciosa ma doverosa reazione ai soprusi dei connazionali conquistatori, segni celesti accompagnarono l’opera del missionario.

Nel 1569 Ludovico è nuovamente maestro dei novizi e poi priore nella natìa Valenza, dove morì il 9 ottobre 1581. La sua attività di prudente consigliere si estese a santa Teresa d’Avila che da lui ebbe parole di incoraggiamento ed il presagio sullo sviluppo della sua riforma.

Fu canonizzato da Clemente X il 12 aprile 1671 e da Alessandro VIII dichiarato patrono della Colombia. Egli è pure patrono dei noviziati domenicani. Fu sepolto a Valenza nella chiesa di Santo Stefano, devastata dalla rivoluzione nel 1936, quando il corpo del Santo fu bruciato.