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religioso (1585-1645) – memoria 18 settembre
Da poco tempo era morta S. Rosa quando a Lima giunse l’emigrante Juan Macias, nato un anno prima della Santa, cioè il 2 marzo 1585, a Ribera de Fresno (Badajoz), nella regione spagnola dell’Estremadura vicina ai confini meridionali col Portogallo: una conca verdeggiante coperta di pascoli e di boschi, con paesaggi ondulati e degradanti ad anfiteatro, dove tuttora svernano i greggi. Da quell’ambiente silenzioso, aperto su spazi illimitati, dove l’uomo subisce il fascino dell’opera incontaminata del Creatore, il piccolo Juan trasse sicuramente un elemento caratteristico della sua personalità: la capacità di vivere con l’anima assorta in Dio mentre svolgeva le mansioni necessarie alla vita quotidiana.
Da un Padre domenicano, testimone al processo canonico del 1644, sappiamo che « tra i sei o sette anni, i suoi genitori lo mandavano a custodire bestiami di maiali e pecore ». Cominciò dunque presto per Juanito una vita solitaria, segnata dal bisogno di guadagnarsi il pane svolgendo con responsabilità il proprio lavoro, tanto più che rimase in breve tempo orfano di entrambi i genitori e fu accolto, insieme ad una sorellina, in casa di un parente.
Comunque già i genitori gli inculcarono una tenerissima devozione alla Madonna: il santo Rosario – recitato per i propri peccati, per quelli del prossimo ed in suffragio delle anime del purgatorio – diverrà l’inseparabile amico dei suoi giorni.
Partito alla volta del nuovo mondo, a Lima chiese l’abito dei fratelli cooperatori (1622). Il convento di Santa Maria Maddalena, di cui fra Giovanni era portinaio, divenne allora il centro di una meravigliosa opera di bene; con squisita carità l’umile religioso andava a ricercare i poveri vergognosi, i sofferenti, gli abbandonati per lenire amabilmente le pene. Più di duecento persone ricevevano quotidianamente il vitto dall’intraprendente fratello laico sovente aiutato dal cielo con strepitosi miracoli. A Lima, dove morì il 16 settembre 1645, nella basilica domenicana del Santo Rosario sono venerate le sue reliquie.
Fu beatificato da Papa Gregorio XVI nel 1837 e canonizzato nell’Anno Santo 1975 da Papa Paolo VI che lo definì « una figura meravigliosa ed attraente, una figura attuale, un esempio luminoso per noi, per la nostra società ». Fu solennemente canonizzato da Paolo VI il 28 settembre 1975.