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Quesito
Rev.mo Padre,
Rispettare la tradizione, anche in ambito liturgico, è senz’altro cosa buona. Ma tutto ha un limite. Quando più persone si ritrovano a pregare per i defunti, recitano quella orrenda preghiera denominata “L’eterno riposo” a mezzo della quale chiedono al Padre celeste di concedere ai cari defunti, appunto, l’eterno riposo. Ora, mi pare chiaro che noi Cristiani dovremmo anelare, dopo la morte terrena, al Paradiso e quindi ad una condizione di eterna letizia alla presenza di Dio e non certo al limbo del riposo eterno. So che la preghiera può avere anche forma libera, ed io infatti, quando prego da solo, dico: “L’eterna gioia dona loro o Signore, risplenda ad essi la luce perpetua, risorgano nella Tua gloria, amen” epperò, quando prego insieme ad altri, per non risultare stonato (e forse anche presuntuoso) lo faccio in silenzio.
Le domando quindi:
1) ci sono dei validi motivi, a me sconosciuti, per invocare per i defunti l’eterno riposo?
2) in caso negativo, perché la preghiera non viene riformata?
La ringrazio per la risposta, anche eventualmente privata.
Egidio
Risposta del sacerdote
Caro Egidio,
1. sì, ci sono validi motivi per invocare l’eterno riposo per i nostri defunti perché questo è il linguaggio usato da Dio nella Sacra Scrittura.
Non si tratta di un riposo qualunque perché si tratta di un riposo “eterno”, e cioè proprio di Dio.
2. Questo riposo non è sinonimo di inattività, ma è lavoro e riposo nello stesso tempo.
L’ha detto Nostro Signore quando a coloro che gli rimproveravano di aver guarito un paralitico nella piscina probatica in giorno di sabato rispose: “Il Padre mio opera sempre e anch’io opero con lui “ (Gv 5,17).
3. Per gli ebrei il riposo era sacro, intoccabile, perché secondo la Sacra Scrittura Dio si è riposato dalle sue opere nel settimo giorno.
Se Dio ha fatto così e l’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza sua, anche egli deve fare così: lavorare sei giorni e nel settimo riposare.
I farisei intendevano questo riposo in senso rigorosissimo, dimenticando che Dio opera anche nel giorno di sabato perché fa splendere il sole e manda le piogge anche nel giorno di sabato. Similmente fa con i frutti della terra.
4. Già nell’Antico Testamento Dio parla del suo riposo, in particolare quando nel salmo 95,11 si legge: “e così ho giurato nella mia ira: non entreranno nel mio riposo”.
Quel riposo, in senso letterale, è la terra di Canaan, la Palestina.
Ma in senso figurato il riposo di Dio è Gesù Cristo.
Egli stesso ha detto: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita” (Mt 11,28-29).
5. Il riposo di Dio è anche il cielo dove entrano i morti che muoiono nel Signore come si legge nell’Apocalisse: “E udii una voce dal cielo che diceva: «Scrivi: d’ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore. Sì – dice lo Spirito -, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono»” (Ap 14,13).
Per questo nella Lettera agli Ebrei si legge: “Chi infatti è entrato nel riposo di lui, riposa anch’egli dalle sue opere, come Dio dalle proprie. Affrettiamoci dunque a entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza” (Eb 4,10-11).
6. Al contrario chiunque adora la bestia e la sua statua (per San Giovanni la bestia è il falso profeta, l’anticristo) non avrà alcun riposo: “Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome” (Ap 14,11).
7. Qualcuno chiese al cardinal Martini, che era un biblista, se fosse stato opportuno cambiare la preghiera L’eterno riposo con l’espressione l’eterna gioia.
Il Cardinale rispose: “La preghiera proposta è certamente bella e chi vuole la può recitare così.
Ma anche la preghiera tradizionale è bella perché secondo la pregnanza biblica del termine requies (riposo) va intesa non come un sonno, ma come il giusto riposo che segue alle battaglie della vita.
La «luce eterna» è lo splendore del Verbo che illumina ogni cosa (cfr. Apocalisse 21,23: La città non ha bisogno della luce del sole né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello»).
Similmente il «requiescant in pace» (riposino in pace) è l’augurio di entrare con pienezza nello shalom (pace), che è, secondo la Scrittura, la sintesi di tutti i doni di Dio” (Carlo Maria Martini, Il comune sentire, p. 35).
Come vedi, anche per il cardinal Martini questa preghiera non è orrenda, ma è bella.
8. Alle parole del cardinal Martini si possono aggiungere anche queste: chi entra nel riposo di Dio entra nella vita di Dio che è azione incessante senza alcuna stanchezza.
Santa Teresina del Bambin Gesù diceva che avrebbe passato il suo paradiso a distribuire grazie sulla terra. Questa attività non l’avrebbe stancata. Al contrario sarebbe stata il suo ristoro, il suo riposo in Dio.
Con l’augurio per tutti noi di entrare in quel riposo, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo