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Quesito

Buona sera padre Angelo
la mia domanda è la seguente: se una coppia di sposi volutamente individua il periodo di infertilità che si verifica durante il ciclo  mestruale allo scopo di evitare una gravidanza, ricorrendo cosi ai naturali ritmi di fertilità ed infertilità, non sta così impedendo a Dio di poter creare una vita con quell’atto coniugale? La coppia in questo modo non si presta allo spirito creatore di Dio ma decide arbitrariamente secondo le proprie necessità?


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. ricorrendo ai ritmi infecondi non si impedisce a Dio di creare una nuova anima umana perché Dio stesso ha affidato all’uomo il compito della conservazione del mondo chiamandolo a collaborare con Lui nell’opera della conservazione del genere umano.

2. Inoltre Dio stesso ha voluto che non ogni incontro nell’intimità coniugale sia fertile.
I periodi di infertilità li ha voluti Lui.
Pertanto gli atti di intimità coniugale compiuti nei periodi infertili conservano la loro dignità perché servono a ravvivare la dedizione reciproca, il mutuo affetto, a coltivare la vicendevole fedeltà e anche a rimediare a tanti piccoli o meno piccoli dissapori che la vita comune comporta.

3. Già Pio XI nell’enciclica Casti Connubii aveva detto: “Né si può dire che operino contro l’ordine della natura quei coniugi che usano del loro diritto nel modo debito e naturale, anche se per cause naturali, sia di tempo sia di altre difettose circostanze, non ne possa nascere una nuova vita. Poiché nello stesso matrimonio si contengono anche fini secondari, come il mutuo aiuto e l’affetto vicendevole da favorire e l’appagamento sensibile (la quiete della concupiscenza), fini che ai coniugi non è proibito volere, purché sia sempre rispettata la natura intrinseca dell’atto e per conseguenza la sua subordinazione al fine principale” (DS 3718).

4. Il Concilio Vaticano II nella Gaudium et spes parlando della moralità degli atti coniugali afferma che “questi atti, con i quali gli sposi si uniscono in casta intimità e per mezzo dei quali si trasmette la vita umana, sono onesti e degni (honesti ac digni sunt), e compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano ed arricchiscono vicendevolmente in gioiosa gratitudine gli sposi stessi” (GS 49).

5. Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae scrive: “Questi atti… non cessano di essere legittimi se, per cause indipendenti dalla volontà dei coniugi, sono previsti infecondi, perché rimangono ordinati ad esprimere e consolidare la loro unione. Infatti, come l’esperienza attesta, non ad ogni incontro coniugale segue una nuova vita. Dio ha sapientemente disposto leggi e ritmi naturali di fecondità che già di per sé distanziano il susseguirsi delle nascite” (HV 11).

6. Dio ha chiamato l’uomo a collaborare nell’opera della creazione.
Gli ha dato il libero arbitrio e pertanto si affida alle decisioni degli sposi sia in bene sia in male.
Si affida alle loro decisioni nel medesimo modo in cui si affida quando due persone non sposate fra di loro compiono irresponsabilmente atti che di suo sono ordinati a suscitare la vita.
In questo caso in qualche modo si costringe Dio a creare un’anima.
Possiamo dire pertanto che in quest’opera della conservazione del genere umano è come se Dio avesse lasciato carta bianca all’uomo, obbligandosi in qualche modo nei confronti delle sue deliberazioni.

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo