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Quesito
Caro Padre Angelo,
prima di tutto la ringrazio per la sua risposta.
Devo dire che la sua email e le sue risposte mi hanno fatto riflettere.
Nella numerazione dei punti seguo la pista della sua precedente risposta
1. Ho riflettuto a lungo su questa sua risposta in particolare, che devo dire non mi aspettavo: ho perso un paio di notti a farmi un esame di coscienza. Non posso negare di essere stato “esposto” al messaggio del Vangelo, se posso dire “alla semina”.. lascio ad altri giudicare se io sia stato o no terreno fertile, ma non credo di averne rifiutato le basi.. forse è superbia o presunzione ma mi considero una persona onesta, sincera e rispettosa.. forse non sempre generosa quanto vorrei, a volte forse troppo pigra.. insomma ritengo di comportarmi come potrebbe comportarsi un Cristiano passabile: certo non un santo, ma nemmeno un diavolo in terra.
Ma quello che manca in me è la fede, che non dipende dall’aver raccolto o no il messaggio credo! Posso ammirare la figura di Cristo, come ammiro un Padre M. Kolbe o anche Gandhi.. Ma è questo che fa credere in Dio? Non può essere stato Gesù Cristo semplicemente un uomo straordinario, trasformato in Figlio di Dio da 2000 anni di leggende? Se anche lo fosse stato, toglierebbe qualcosa questo al Vangelo? Se anche Gesù fosse un personaggio inventato piuttosto che storico?
Io non lo credo, seguire il vangelo non è credere in Dio e nemmeno viceversa (mi sbaglio?).
Ma per seguire il Vangelo serve Dio? Allora perchè esistono terreni diversi sui quali lo stesso seme può o meno attecchire? Io non penso che essere o meno terreno fertile sia una decisione del terreno stesso, si è quello che si è: se si è terreno ricco un seme germoglierà, se si è sasso arido, tutta la buona volontà dell’universo non ti trasformerà in terreno ed il seme in te non potrà germogliare.
Non capisco.
2. Sulla confessione: Non saprei, ovviamente ho le mie colpe e i miei pesi sulla coscienza, ma non credo di essere messo poi così male. In ogni caso, ho chiesto a una persona cosa pensava di tutto questo, e mi ha fulminato con una domanda: “la ami?” “si!” “e allora anche tu conosci Dio, perchè chi ama è generato da Dio”… ci sto ancora pensando – decisamente la amo.
La confessione: E’ un serpente che si morde la coda.. ho pensato di andare a confessarmi, ma onestamente mi sentirei un ipocrita. Come mi sentirei un ipocrita a pregare un Dio che non riconosco, come chiedi qualcosa a qualcuno che non sai se c’è? Mi sembra che debba prima risolvere la questione della sua esistenza e poi sistemare il mio rapporto con lui.
3. Sul limite che la mia mancanza di fede può portare alla comunione di vita con la mia ragazza
Sono stato male leggendo la sua risposta, mi sono sentito quasi in colpa. C. è una ragazza eccezionale sotto molti punti di vista, e in un certo senso mi ha salvato la vita, non posso pensare di esserle di peso. Mi sono fatto coraggio e le ho chiesto più o meno direttamente se religiosamente parlando lei mi viva come un limite.. al solito mi ha spiazzato con una risata, facendomi notare come finiamo per passare ore ed ore a parlare di Dio e di fede, e come il confronto con me per lei sia diventato viceversa un motivo di rafforzamento della sua esperienza di Dio. Ho fatto più o meno la stessa domanda al parroco che ci ha tenuto il corso fidanzati prematrimoniale (che la conosce bene) e la sua risposta è stata un sorriso e una scrollata di spalle: gli ho detto che mi sembrava quasi un dispetto a C. da parte di Dio l’averle fatta incontrare una persona come me, che non potrà forse mai condividere con lei una parte così importante della sua vita… mi ha risposto che viceversa, forse lei è un aiuto a ME da parte di Dio.. sono molto confuso.
5. Sul riflesso nell’educazione dei figli a causa della mia mancanza di fede
Confesso che al momento non saprei giustificare ai miei figli la loro esistenza, se ne avessi. Non so cosa dirò loro.. è una posizione molto agnostica la mia, in effetti.
4. Su Dio, sulla dimostrazione della sua esistenza, sul sentire la sua presenza.
Intende le dimostrazioni dell’esistenza di Dio? Ne conosco alcune, ma nessuna mi soddisfa. Mi sembra strano pensare che si possa “decidere” di credere in Dio a seguito di una dimostrazione razionale, in ogni caso…
Sarei curioso di avere il suo punto di vista, di religioso: lei perchè crede in Dio? Considera valida una dimostrazione in particolare? Può suggerirmi qualche sito o libro sull’argomento?
Io non concludo che Dio non esiste perché è intangibile.
Non lo faccio assolutamente, ma data l’intangibilità di Dio, sottolineavo semplicemente che per spiegare l’invisibilità o intangibilità di una cosa, la spiegazione più semplice mi sembra ipotizzare la sua non-esistenza. Infatti sono abbastanza convinto che la posizione dell’ateo (che nega l’esistenza di Dio) non sia per nulla razionale. Un conto è ipotizzare che qualcosa possa esistere o non esistere, un conto è dimostrare che qualcosa non esiste.
Però non capisco perchè debba essere così complicato e misterioso.. non chiedo a Dio di spiegarmi i suoi motivi o rivelarmi le sue intenzioni, o di farsi vedere: mi accontenterei di una calda delicata lontana costante sensazione di presenza, qualcosa come camminare ad occhi chiusi e sapere che anche se non la stai toccando, anche se non sai dove stai andando, anche se non sai nemmeno perchè stai camminando, a due centimetri dalla tua mano c’è la sua mano pronta ad afferrarti se inciampi e stai per cadere. È un pò così che mi immagino la fede…
5. Sul fatto che i ciechi non possono concludere che i colori non esistono perché non li vedono:
Ha ragione Padre, ma in questo caso il cieco sono io, e vi sento parlare dei colori, lei e la mia ragazza che ci vedete così bene, e anche se ognuno ne parla un po’ a modo suo e anche se io non li vedo mi sembrano una cosa meravigliosa: ma quando potremo vederli anche noi ciechi?
6. Sulla distinzione tra fede cristiana e religione: Chiedo scusa, anche la mia ragazza mi bacchetta sempre perchè faccio una gran confusione tra fede e religione.. è una cosa che mi turba in ogni caso: si può usare una religione per raggiungere una fede? Si sceglie la propria religione o la propria fede? La mia ragazza dice che tutto parte da una esperienza di Dio, e poi ti accorgi che la religione ti porta a fare cose che combaciano con la tua esperienza di Dio e la tua fede. Ma da dove parte chi non ha fede per trovarla? Dalla religione? Mi sembra un altro dei miei bei rettili arrotolati.
7. Sulla pluralità di religione e sulla veridicità della fede cristiana
Mi è difficile parlarne, è il livello di complessità che si richiede per esempio per interpretare alcune parti della dottrina che mi lascia perplesso, mi sembra innaturale che si richiedano anni di studi di teologia per capire le scritture, o che certi dogmi o precetti risultino così incomprensibili “a pelle” e richiedano una disciplina filosofica complessa per essere capiti e giustificati.
Grazie,
M.
Risposta del sacerdote
Caro M.,
1. leggendo la tua replica mi è venuto spontaneo ripetere quello che il Signore ha detto un giorno a uno scriba: “non sei lontano dal regno di Dio”.
Ed è per questo che la tua ragazza non ti sente come un limite: è consapevole che stare vicino a te non è tempo perso.
Vede i tuoi interrogativi, li fa propri, ti risponde, vede i tuoi progressi, vede che stai uscendo dal buio e ti stai avvicinando alla luce.
Vede anche la tua vita, che sebbene forse non ancora in grazia, è onesta, pulita, bella.
2. Mi dici che per un attimo non sei andato a confessarti e poi ti sei fermato. Ti sarebbe sembrato un atto ipocrita, come il chiedere qualcosa a uno di cui non sai se c’è.
È vero, tu non sai se c’è. Ma Lui c’è, indipendentemente dalla tua consapevolezza. E ti attendeva e chissà come ne saresti uscito fuori!
Mi viene in mente quanto si legge nella vita del S. Curato d’Ars. Era andato un tale a confessarsi da lui, ma era pieno di problemi. E disse al Curato: “prima discutiamo, e poi mi confesso”. Il Curato gli rispose: “prima confessati e poi ne parliamo”.
Si fece un pò tira a molla. Vinse il Curato. Quel tale si confessò. Finita la Confessione il Curato gli disse: “Adesso discutiamo”. E l’altro: “Ormai è tutto chiaro, non c’è più nulla da discutere”.
Per questo torno a dirti: “Va alla piscina di Siloe e lavati” (Gv 9,7).
Sarai contento, ti sembrerà di rinascere!
3. Tocchi poi nella tua e-mail tanti altri argomenti.
Mi dici che la tua vita è come quella di un cristiano passabile.
Dall’esterno questo è vero. Sono certo che sei una persona onesta, che cerca di fare il bene e mai il male.
Ma il cristiano ha qualcosa dentro di sé che ne segna la differenza sostanziale: la presenza di Dio da cuore a cuore, di Dio conosciuto, amato, posseduto.
Questa presenza di Dio, in gergo teologico, si chiama grazia santificante.
È qualcosa di origine celeste, divina. San Giovanni dice che si tratta di un germe divino che dimora in noi.
È quella realtà che trasfigura tutta la nostra vita perché, pur facendo esternamente le cose oneste che fanno tutti gli altri, le facciamo con Cristo, per Cristo e in Cristo.
Con Cristo: il cristiano non è mai da solo. Sente questa presenza che non lo abbandona mai.
Per Cristo: sono azioni che vengono trasformate in atti di amore per Lui, per una causa dunque che dura eternamente. Il cristiano non si dedica generosamente a cause pur nobili, ma effimere, perché caduche. Ma si dedica a cause che non perdono eternamente il loro merito e il loro frutto.
In Cristo: perché i cristiani vivono innestati in lui come tralci alla vite e proprio per questo le loro azioni ricevono un merito altissimo e producono frutti che durano eternamente.
4. Mi parli poi di Gesù, che paragoni a Gandhi o a Padre Kolbe.
No, caro M..
Gesù non è come Gandhi o Padre Kolbe. Nessuno di questi ultimi due ha detto di essere Dio.
Gesù invece l’ha detto. E per questo è stato messo a morte.
L’ha detto non solo con le parole, ma con le opere.
Fissa l’attenzione su Gesù: non agisce chiedendo aiuto al cielo, come fanno i santi, ma si è mostrato Signore assoluto della natura (comanda ai venti, risuscita i morti, guarisce con una parola i malati, moltiplica il pane…)
E poi soprattutto fissa l’attenzione sulla sua vita, sulla sua condotta.
Su di essa vuole attirare l’attenzione degli uomini di tutti i tempi, dicendo: “Chi di voi mi può convincere (accusare) di peccato” (Gv 8,46).
Ma poi dimmi: sarebbe un grande uomo uno che si fa Dio, sapendo di non esserlo?
Allora il dilemma è chiaro: o Gesù va accolto come Dio, oppure è falso o malato di mente (e pertanto non può essere un grande uomo).
5. Mi riferisci poi questo breve dialogo tra una persona di tua conoscenza e te: ““la ami?” “si!” “e allora anche tu conosci Dio, perché chi ama è generato da Dio“… ci sto ancora pensando – decisamente la amo”.
Qui caro M., è necessario dissipare un equivoco.
San Giovanni sta parlando della carità (in greco agàpe), che consiste nella maniera divina di amare.
San Giovanni, come del resto anche San Paolo, proprio per non confondere l’amore tipico di Dio, donato agli uomini, non usano i termini comuni del vocabolario greco (ne avevano almeno tre), ma si rifanno ad un termine coniato di recente a quei tempi: agàpe, che indica la maniera propria, tipica di amare di Dio e anche la maniera di chi ha ricevuto questo dono da parte di Dio.
Per questo san Paolo si tiene a distinguere la qualità di questo amore scrivendo: “E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità (cioè: non avessi la maniera divina di amare, infusa da Dio nei nostri cuori, cfr. Rm 5,5), niente mi giova” (1 Cor 13,3).
La fede dunque non s’identifica con l’amore umano, per quanto nobile e bello possa essere.
Qui questa persona di tua conoscenza è stata un pò spiccia. Lei ti dice che tu hai la fede. E tu le rispondi: no, non ce l’ho.
Certo, sono portato a credere più a te, che sei consapevole di quello che hai e di quello che non hai.
Per aver fede è necessario che Dio ci tocchi il cuore e ci tragga a sé. Gesù ha detto: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,44).
(tra parentesi: “e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”; quale uomo può promettere simile cosa? Allora: o Gesù è Dio oppure hanno fatto bene a metterlo in croce. Non c’è altra alternativa. Altro che un grande uomo, magari il più grande in assoluto!).
6. Sollevi altri problemi: rapporto tra fede e religione, il sentire la presenza di Dio, perché si debba studiare tanto per conoscere il soprannaturale…
Non voglio andare per ora troppo oltre. Magari ripresentami di nuovo queste domande, perché non vadano nel mio dimenticatoio.
Ti dico però che non è assolutamente necessario studiare tanto per capire qualcosa di Dio. Santa Caterina da Siena era addirittura analfabeta ed è dottore della Chiesa. S. Teresina del bambin Gesù non ha frequentato le scuole di teologia, eppure è dottore della Chiesa.
Qui, caro M., ti indico un segreto. San Giovanni dice: “La sua unzione (e cioè lo Spirito Santo in voi) vi insegna ogni cosa” (1 Gv 2,27).
Anche san Tommaso ha detto di aver imparato più dalla sua unzione che dai libri.
Auguro anche a te di fare questo bel percorso. Non sei lontano dal suo inizio. Già ti vedo fare passi da gigante.
Per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo