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Salve carissimo Padre Angelo,
Grazie per il preziosissimo aiuto che da a noi tutti con questa rubrica.
Recentemente un mio professore ha sostenuto delle tesi sull’anima e il corpo che mi hanno posto qualche dubbio. Le chiedo dunque di dirmi se sono secondo la dottrina cristiana ed eventualmente di correggerle in modo argomentato per poterlo fare anch’io in futuro.
1) L’anima non esiste nella tradizione antico testamentaria e neotestamentaria.
2) In Genesi 2 Dio non infonde nell’uomo l’anima come si crede
3) Per anima, a suo dire, si intende invece solo una concezione platonica, rimbalzata in Agostino, di un distillato incontaminato di Dio presente in ogni uomo fino alla morte e che poi torna a Dio intatto nella sua purezza. Sarebbe insostenibile con la visione biblico cristiana della persona umana credere che si salvi solo questa parte che si mantiene in noi incontaminata. Altrimenti verrebbe sballata la concezione storica che il cristianesimo ha e della resurrezione dei corpi.
4) La Chiesa non crede nell’immortalità dell’anima ma solo nella resurrezione dei corpi.
5) Il corpo non va inteso in senso materiale (dicendo per questa concezione errata si credeva che non si potessero cremare i corpi) ma come drammatizzazione della vicenda umana nel corso della storia con la persona che cresce nell’evolversi della sua vicenda umana e che arriva a Dio attraverso una maturazione che comincia con la nascita e termina con la morte. Questa visione quindi non è conciliabile con l’immortalità dell’anima.
6) Sono errate le traduzioni che rendono il greco psychè con anima che invece va tradotta con psiche o al massimo per semplificare con vita.
7) Nel libro della Sapienza non è influenzato dall’ Ellenismo e non riporta l’inizio dell’idea dell’immortalità dell’anima nel mondo ebraico che poi si svilupperà con l’idea della resurrezione venendo soppiantata. Nell’originale greco infatti si parla di psychè che dunque ha il significato sopra riportato.
8) A lato chiedo anche se un’esegesi simile sia accettabile: l’espressione ricorrente nei vangeli “sarà pianto e stridore di denti” fa parte del genere letterario apocalittico e quindi non indica in nessun modo l’inferno. E in genere tutti i riferimenti all’inferno e al diavolo di Gesù non vanno letti letteralmente perché vanno contestualizzati nel genere letterario parabolico o apocalittico.
9) La lettura lettura di Genesi 3 per introdurre il concetto di peccato originale è agostiniana e influenzata dalle sue letture di genere apocalittico (che vedono negativamente il modo come irrecuperabile e quindi invocano e indicano con simboli la prossima venuta della giustizia di Dio). La Chiesa fino ad allora e la tradizione ebraica non vedono in questo capitolo un riferimento al peccato originale.

Ora io non sono un esperto di dogmatica ma una lettura veloce del CCC mi fa capire che qualcosa non va in questa spiegazione… Saprebbe confermare o confutare un modo organico e sistematico questi concetti.
La ringrazio e prego per lei e i suoi confratelli.
Dio la benedica e protegga sempre.


Carissimo,
il professore di cui mi parli e di cui non dici in quale disciplina insegni ha infilato una serie di errori.
In breve cercherò di rispondere ad ogni tua domanda ripresentando in corsivo le sue affermazioni alle quali subito rispondo in caratteri normali:

1) L’anima non esiste nella tradizione antico testamentaria e neotestamentaria.

Ebbene, nell’Antico Testamento si legge: “Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace” (Sap 3,2-3).
Nel Nuovo Testamento: “Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Ts 5,23)

2) In Genesi 2 Dio non infonde nell’uomo l’anima come si crede

In Gn 2 si parla della creazione di Eva. Certo non si parla di infusione dell’anima. Ma Dio ha dato Eva ad Adamo viva o morta?
Ora che cosa distingue un corpo vivo da un corpo morto se non la presenza del principio vitale, che è quello che comunemente viene chiamato anima?
Come ho detto anche altre volte, l’anima ce l’hanno anche le piante e gli animali.
Ma nelle piante le anime sono solo vegetative e negli animali (che vengono chiamati tali proprio perché hanno l’anima, la vita) sono sensitive.
Sono razionali invece quelle umane.

3) Per anima, a suo dire, si intende invece solo una concezione platonica, rimbalzata in Agostino, di un distillato incontaminato di Dio presente in ogni uomo fino alla morte e che poi torna a Dio intatto nella sua purezza.
Sarebbe insostenibile con la visione biblico cristiana della persona umana credere che si salvi solo questa parte che si mantiene in noi incontaminata. Altrimenti verrebbe sballata la concezione storica che il cristianesimo ha e della resurrezione dei corpi.

Questo è sconcertante. Non appare mai nulla di simile nella Sacra Scrittura.
Tanto più che non necessariamente le anime tornano a Dio nella loro purezza perché il loro esito può essere la dannazione eterna.
Inoltre anche i corpi risorgono, seguendo il destino della loro anima che non è sempre quello della salvezza. Gesù ha detto: “Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna” (Gv 5,28-29).

4) La Chiesa non crede nell’immortalità dell’anima ma solo nella resurrezione dei corpi.

Gesù dice: “A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.
Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna” (Lc 12, 4-5).
E ancor: “Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi” (Mt 22,32).
Quando Gesù dice queste parole i corpi dei patriarchi erano lì, morti.
Gesù dunque parla della loro anima che è viva, per questo li chiama vivi.
Nella parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro (Lc 16,19-31) appare chiaro che il corpo è andato sotto terra, mentre le loro anime hanno avuto un altro destino (seno di Abramo e inferi).
Che la Chiesa creda nell’immortalità dell’anima è suffragato poi dal culto per i defunti e dalla venerazione per i Santi, che sono vivi.
Inoltre il V Concilio Lateranense così si esprime: “Condanniamo e riproviamo quanti asseriscono che l’anima intellettiva è mortale” (DS 1440).

5) Il corpo non va inteso in senso materiale (dicendo per questa concezione errata si credeva che non si potessero cremare i corpi) ma come drammatizzazione della vicenda umana nel corso della storia con la persona che cresce nell’evolversi della sua vicenda umana e che arriva a Dio attraverso una maturazione che comincia con la nascita e termina con la morte. Questa visione quindi non è conciliabile con l’immortalità dell’anima.

Nella parabola del ricco epulone del povero Lazzaro si suppone chiaramente la distinzione tra anima e corpo. Perché finì all’inferno, mentre il suo corpo riceveva i funerali.

6) Sono errate le traduzioni che rendono il greco psychè con anima che invece va tradotta con psiche o al massimo per semplificare con vita.

Ma è San paolo che parla di psyché (1 Ts 5,23).
È dunque il linguaggio della Scrittura.

7) Nel libro della Sapienza non è influenzato dall’Ellenismo e non riporta l’inizio dell’idea dell’immortalità dell’anima nel mondo ebraico che poi si svilupperà con l’idea della resurrezione venendo soppiantata. Nell’originale greco infatti si parla di psychè che dunque ha il significato sopra riportato.

Poco importa che sia influenzato o meno dall’ellenismo.
Si parla di anima che è separata dal corpo.

8) A lato chiedo anche se un’esegesi simile sia accettabile: l’espressione ricorrente nei vangeli “sarà pianto e stridore di denti” fa parte del genere letterario apocalittico e quindi non indica in nessun modo l’inferno. E in genere tutti i riferimenti all’inferno e al diavolo di Gesù non vanno letti letteralmente perché vanno contestualizzati nel genere letterario parabolico o apocalittico.

La Bibbia di Gerusalemme, che per competenza biblica è certamente la più autorevole, a proposito del pianto e dello stridore di denti annota: “Immagine biblica della collera e del dispetto degli empi nei confronti dei giusti (cf. Sal 35,16; 37,12; 112,10; Gb 16,9).
In Matteo descrive la dannazione”.

9) La lettura di Genesi 3 per introdurre il concetto di peccato originale è agostiniana e influenzata dalle sue letture di genere apocalittico (che vedono negativamente il modo come irrecuperabile e quindi invocano e indicano con simboli la prossima venuta della giustizia di Dio). La Chiesa fino ad allora e la tradizione ebraica non vedono in questo capitolo un riferimento al peccato originale.

Se non che Dio, e non Sant’Agostino, dice: “Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (Rm 5,12).
Ugualmente: “Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita.
Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti” (Rm 5,18-19).

Ti ringrazio molto per le preghiere per me e per i miei confratelli.
Contraccambio volentieri e ti benedico.
Padre Angelo