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Proponiamo ai lettori quattro email e le relative risposte del sacrdote circa alcuni quesiti su aspetti liturgici
Quando si può fare la novena alla Divina Misericordia
Carissimo Padre Angelo,
una domanda riguarda la Novena alla Divina Misericordia. Mia nonna ha saputo da un sacerdote (parroco di un paese vicino) che si puo’ recitare tutto l’anno, basta iniziarla di Venerdi’.
Le chiedo lumi, anche perché la trovo molto bella e mi piacerebbe poterla recitare anche fuori dalla Settimana Santa.
La ringrazio anticipatamente, la saluto caramente, le auguro un buon proseguimento di settimana:
Mi affido alla sua preghiera,
Maria
Risposta del sacerdote.
Cara Maria,
- Il sacerdote che ha riposto in tal modo a tua nonna ha detto bene.
Tuttavia, a rigore, non è richiesto di iniziare la novena il venerdì.
Penso che il sacerdote le abbia detto di iniziare il venerdì a modo di consiglio, perché il venerdì è il giorno in cui si ricorda la passione e la morte del Signore.
Ma se uno ha urgenza, la può iniziare quando vuole. - Nella pratica della novena, oltre all’offerta della preghiera per alcune categorie di persone in particolare, c’è la coroncina.
So per certo che alcune persone la recitano tutti i giorni. Fanno la novena solo in preparazione della festa o in altre particolari circostanze. Ma la coroncina non la omettono mai. E penso che facciano molto bene.
Stai certa della mia preghiera. Ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo
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p style=”text-align: center;”> Frutti della Messa e concelebrazione
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p style=”text-align: justify;”>Carissimo Padre Angelo,
Qualcuno dice che quando la Messa viene concelebrata ha piu’ “valore”… come si ascoltassero tante Messe quanti sono i sacerdoti che la celebrano e che questo vorrebbe dire poter mandare piu’ suffragi ai defunti…La cosa mi lascia un po’ perplessa ( il valore della Messa, non dovrebbe essere sempre lo stesso, cioè infinito? a prescindere dal numero dei ministri?).
La ringrazio anticipatamente, la saluto caramente, le auguro un buon proseguimento di settimana.
Maria
Risposta del sacerdote.
Carissima Maria
1. Per comprendere il valore della Messa bisogna ricordare che essa è la perpetuazione del sacrificio di Cristo.
Come ha definito il Concilio di Trento, le nostre Messe non aggiungono né tolgono nulla al sacrificio di Cristo, che è perfettissimo in se stesso.
La Messa è lo “stessissimo” (se si potesse usare quest’espressione) sacrificio che Cristo ha compiuto sulla croce e che ora viene perpetuato sull’altare.
L’unica diversità è nel modo in cui si attua: sulla croce si è attuato in forma cruenta, e cioè con spargimento di sangue, sull’altare si attua senza spargimento di sangue.
Pertanto sotto quest’aspetto: se chi celebra è da solo, oppure sono in mille o un milione, non fa alcuna differenza, perché il sacrificio di Cristo è lo stesso.
Se invece si guarda al sacrificio di Cristo dal punto di vista degli offerenti: allora si può dire che quando vi è più gente che partecipa al sacrificio del Signore, sotto questo aspetto vi è anche maggiore la lode che si eleva a Dio.
Analogo discorso si fa per i sacerdoti, i quali godono secondo della dottrina della Chiesa di un frutto tutto particolare.
Essi si associano al sacrificio di Cristo in una maniera più forte, perché agiscono identificandosi con Lui.
E come hanno il potere di celebrare, così hanno anche il potere di destinare i frutti del sacrificio.
Tuttavia alcuni frutti li gode tutta la Chiesa, indipendentemente dall’intenzione del sacerdote.
Altri frutti li godono i fedeli che sono presenti. E anche questi vengono usufruiti indipendentemente dall’intenzione del sacerdote.
Vi è poi un frutto che viene destinato ad alcuni in particolare a motivo dell’intenzione richiesta dai fedeli e fatta propria dal sacerdote. E questo frutto non lo godono i presenti, ma solo coloro per i quali è destinato questo frutto.
Vi è infine un frutto specialissimo, di cui gode personalmente il sacerdote che celebra. E anche questo frutto non viene partecipato ai fedeli, a meno che il sacerdote non lo voglia ricordare nelle sue preghiere. In questo senso allora, e se i concelebranti presenti lo fanno, uno può beneficiare maggiormente dalla concelebrazione.
Ma al di là di tutte queste distinzioni teologiche, si può dire anche un’altra cosa: la concelebrazione ha una sua solennità, e questa può aiutare i fedeli a partecipare all’eucaristia con maggior fervore e devozione. E allora il frutto che da essa si ricava è più grande.
Ecco, penso di aver risposto alla tua domanda.
- Perché quanto ti ho detto abbia maggiore chiarezza, traggo dalle mie dispense scolastiche sui sacramenti queste distinzioni.
“In proposito (sui frutti della Messa) si distingue un:
— frutto generale: ne partecipa tutta la Chiesa pellegrina e in purgatorio purché non si opponga ostacolo. Raggiunge tutti indipendentemente dall’intenzione del celebrante, perché per volontà di Cristo e della Chiesa ogni volta che si celebra il sacrificio lo si offre per tutti.
— frutto speciale: ne fruiscono i presenti, e anche quelli che si rendono presenti attraverso l’offerta e la cura delle suppellettili, l’edificazione della Chiesa e il mantenimento del suo decoro… Va a beneficio anche di chi è presente nelle preghiere dei presenti, come si evince dalla prece eucaristica I: “che offrono per sé e per i loro cari”. Anche questo frutto è indipendente dall’intenzione del celebrante.
— frutto specialissimo: ne partecipa il sacerdote celebrante. Questo frutto gli deriva in forza della particolare unità che lo lega con Gesù Cristo, poiché agisce “in persona Christi”. Tale frutto gli viene comunicato anche se non vi pensa, e, secondo il pensiero di probati autori, può essere comunicato anche ad altri.
- frutto ministeriale: ne partecipano coloro per i quali viene offerto in modo particolare il sacrificio e per i quali il celebrante accetta l’offerta (stips). Tale frutto è soddisfattorio per le pene dovute, propiziatorio per i peccati e impetratorio di beni spirituali e temporali. Per questo frutto è necessario che il sacerdote applichi con una particolare intenzione1.
Il sacerdote ha il potere di destinare il frutto ministeriale dell’Eucaristia in forza della sua ordinazione. Cristo gli ha dato dunque non solo il potere di consacrare, ma anche di destinare alcuni frutti”.
Ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo
NOTA:
1 Questa va esplicitata prima della Messa o almeno prima della consacrazione (sembra valida quella posta tra le due consacrazioni). È sufficiente l’intenzione abituale, per cui si può applicare secondo l’intenzione del Sacrista, Rettore o Parroco della Chiesa indipendentemente dal fatto che si conosca l’offerente e il motivo per cui fa celebrare.
Quando è stata istituita la liturgia delle ore
Carissimo Padre Angelo,
L’ufficio delle ore quando è stato introdotto?
La ringrazio anticipatamente, la saluto caramente, le auguro un buon proseguimento di settimana: Maria
Risposta del sacerdote.
Carissima Maria,
la Liturgia delle Ore prolunga la preghiera che già gli ebrei rivolgevano a Dio in determinate ore del giorno.
E gli ebrei pregavano e pregano tutt’oggi con i salmi.
La Chiesa primitiva, imitando atteggiamento di Gesù e obbedendo al suo insegnamento che chiedeva di pregare sempre senza stancarsi (Lc 18,1) ha continuato a pregare con i salmi in determinate ore del giorno.
Lo storico Giuseppe Flavio (primo secolo d.C.) riferisce che “gli ebrei pregano due volte al giorno, all’inizio e quando è ora di coricarsi e testimoniano a Dio la loro gratitudine per i doni che ha loro elargito dopo la liberazione dalla terra d’Egitto” (Antichità giudaiche, IV, 7).
Sant’Ilario di Poitiers (IV secolo) riferisce: “L’andare in Chiesa per la salmodia mattutina e vespertina è massimo segno della divina misericordia. Il giorno comincia con la preghiera e finisce con i salmi” (Comment. In Ps. 64,9).
Diventa pertanto una prassi quella di pregare con i salmi due volte al giorno, al mattino e alla sera.
Ma gli ebrei pregavano anche in altre ore del giorno: a terza, a sesta e a nona, che corrispondono alle nostre ore nove, dodici e quindici.
Negli Atti degli Apostoli si legge di san Pietro che stava andando al tempio per l’ora nona.
Questa prassi di pregare in varie ore del giorno si consolida e diventa normativa nelle comunità monastiche, dove la Liturgia delle ore viene fatta comunitariamente. E questo a partire dal IV secolo in oriente e dal VI secolo in occidente.
Lo stile monastico viene applicato successivamente al clero e a tutta la Chiesa.
Ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo
Lettura del Vangelo nel tempo ordinario
Carissimo Padre Angelo,
nelle letture del Vangelo delle messe feriali si segue un ordine preciso? (qualcosa di similare alla Domenica insomma?) Per quanto sto sentendo io mi pare di trovare un filo logico nel proseguo degli eventi…
La ringrazio anticipatamente, la saluto caramente, le auguro un buon proseguimento di settimana. Maria
Risposta del sacerdote.
Cara Maria,
durante il tempo ordinario, la lettura del Vangelo nei giorni ferali segue la narrazione dei tre vangeli (Matteo, Marco e Luca). In tal modo i tre Vangeli, nei giorni feriali del tempo ordinario, sono letti per intero ogni anno.
Durante i tempi forti (Avvento, tempo natalizio, quaresima e periodo pasquale) vi sono invece letture proprie. Così pure nelle feste dei santi.
Ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo