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Trascriviamo il contenuto di una email pervenuta al nostro sito e la relativa risposta di Padre Angelo.

Gentile Padre Angelo,

Ho sentito parlare di Confessione generale. Mi potrebbe dire di che si tratta?
Inoltre, come ci si prepara?
Cordialmente,
Augusto


Risposta del sacerdote.

Caro Augusto,
la confessione generale è quella che abbraccia tutta la propria vita.
La Chiesa richiede per la valida celebrazione del sacramento della Penitenza l’accusa di tutti i peccati gravi commessi dopo il Battesimo e non ancora confessati in una confessione individuale.
Ma alcune persone, per la loro devozione personale, desiderano fare di quando in quando una confessione generale.
In passato, e anche oggi, alcuni desiderano farla prima di compiere un passo molto importante: ad esempio la professione religiosa, l’ordinazione sacerdotale, il matrimonio. Alcuni la fanno quando iniziano con il confessore un cammino di direzione spirituale.
Ma perché confessare di nuovo i propri peccati? Non certo per mettere in discussione il perdono ricevuto, ma esclusivamente per ravvivare il pentimento per il male commesso.
Infatti accusare di nuovo i propri peccati, soprattutto se non è richiesto, può costare una certa fatica. E qui sta appunto il merito.
Don Bosco la consigliava tra i vari fioretti che assegnava giorno per giorno durante il mese di maggio.
Alcuni, soprattutto all’interno degli Ordini religiosi, fanno la confessione generale dal periodo decorso dagli ultimi esercizi spirituali (in genere un anno).
Papa Giovanni, quando compì 80 anni, fece la confessione generale di tutta la sua vita e la trascrisse nel Giornale dell’Anima. E da lì si evince che il Santo papa aveva conservato sempre la grazia ricevuta nel giorno del Battesimo.
San Domenico morente fece la Confessione generale davanti a 12 frati.
A questa confessione ci si prepara passando i rassegna i dieci comandamenti.
Inoltre si deve chiedere al Confessore se è disposto ad ascoltare la confessione generale.
Può darsi che il Confessore dica che non ce n’è bisogno oppure che non è opportuna, magari a motivo dell’inclinazione allo scrupolo da parte del penitente. In questo caso si obbedisce, e davanti al Signore si acquista il merito dell’obbedienza.
Ti saluto e ti auguro ogni bene.
Padre Angelo