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Salve padre Angelo.

Mi urge un chiarimento in materia di morale sessuale. Più esattamente vorrei sapere, secondo il Magistero della Chiesa, cosa significhi pensiero impuro, se esso sia un peccato mortale o veniale, e in cosa consiste. Insomma in che modo bisogna fantasticare, perché il pensiero sia impuro….

Le scrivo questo perché, a volte, forse spesso, fantastico con la mente immaginando scene d’amore, con le quali giungo, a volte, anche all’eccitazione… e dunque, questo mio “fare” non è un concepire un intento di sedurre l’altra, ma un’immaginazione che mi da piacere, una sorta di conforto, consolazione…insomma non c’è l’atto del concupire. In verità ho già provveduto a fare le mie ricerche, e una di queste mi ha portato a lei, il quale conclude che questo tipo di pensiero impuro entra nella categoria della delectatio morosa.

Questa cosa verrebbe considerata un peccato di lussuria, perché?

E poi, è un peccato mortale?

Spero possa rispondermi al più presto, la ringrazio vivamente, e ringrazio Dio per il suo sacerdozio.


Risposta del sacerdote

Carissimo,

1. quanto mi hai descritto di fatto costituisce un uso disordinato della sessualità perché il piacere legato ad essa è intimamente legato al dono di sé.

Ma qui, nel tuo caso, non c’è alcun dono di sé, anzi c’è un uso egoistico della sessualità.

 

2. Ora per esaminare la gravità dell’atto è necessario distinguere tra pensieri che capitano, e ai quali si va dietro senza pensare di respingerli oppure li si respinge in maniera tenue sorprendendosi anche con qualche eccitazione, e pensieri direttamente voluti con conseguente eccitazione.

In questo secondo caso, poiché si tratta di immaginazione volontaria, giungendo all’accettazione dell’eccitazione sessuale, secondo i moralisti cattolici si tratta di peccato grave contro il nono comandamento.

Come vedi, qui c’è poca differenza tra questi pensieri, voluti e cercati, e la pornografia, che dalla Chiesa è classificata peccato grave.

 

3. Nel primo caso invece quei pensieri – a motivo dell’imperfezione dell’atto, e cioè per l’imperfezione della piena avvertenza della mente e del deliberato consenso della volontà e se non si giunge all’eccitazione piena sono da classificare come peccati veniali.

 

4. Ti esorto però a non stare a vedere fino a che puoi andare per non commettere peccato grave.

Cerca invece di fare ciò che è “santo e gradito a Dio, perché questo è il culto spirituale” (Rm 12,1) che dobbiamo dare a Dio.

Questo culto è molto utile a noi, perché ci fa crescere.

È molto utile al prossimo perché ci porta a volere il suo bene.

E sarà grandemente remunerato per l’eternità.

Il peccato veniale non sarà rimurato, anzi merita solo purificazione.

 

Ti ricordo al Signore e ti benedico.

Padre Angelo