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Quesito

Caro padre Angelo,
meditando sulla crocifissione del Signore, mi sono chiesto se Egli, pochi istanti prima di morire, dopo essere stato tradito, abbandonato, umiliato e torturato, in quel momento di estremo tormento si sia preoccupato di dire di aver sete soltanto per darci un’ulteriore ragione per credere in Lui, a motivo dell’adempimento della profezia (interpretazione che, se corretta, non sarebbe altro che un motivo in più per adorarlo); o se invece sia più plausibile che davvero volesse bere, pur sapendo che avrebbe ricevuto aceto; o ancora vi sia una diversa spiegazione.
La ringrazio e La saluto cordialmente.


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
1. Gesù non ha detto “ho sete” semplicemente per adempiere in maniera materiale la profezia fatta da Davide: “E quando avevo sete mi hanno dato aceto” (Sal 69,22).

2. Gesù in croce ha avuto realmente una sete crudelissima. Scrive il biblista Pierre Benoit, domenicano francese: “Gesù stesso utilizza la propria sete, disgraziatamente troppo reale e perfino atroce, per adempiere le Scritture che hanno predetto la sua sofferenza” (Passione risurrezione del Signore, p. 288).
Secondo alcuni la sete di Gesù fu provocata dal tetano a motivo dei chiodi che avevano trapassato le sue mani e i suoi piedi.

3. San Tommaso commenta: “Dicendo: “ho sete”, Cristo volle mostrare che la sua era una morte reale e non apparente.
È in più ciò mostra il suo ardente desiderio della salvezza del genere umano, secondo ciò che si legge in 1 Tm 2,4: “Egli vuole che tutti gli uomini si salvino” e in Lc 19,19: “Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. Infatti siamo soliti esprimere un desiderio ardente parlando di sete”.

4. La sete materiale era una realtà che bruciava il suo corpo.
Ma la sete delle anime da salvare bruciava ancora di più la sua anima.
Aveva sete di essere accolto nel cuore degli uomini per strapparli dall’inferno e per essere il loro paradiso.

5. Gli posero su una canna una spugna imbevuta di aceto. Ed egli lo bevve, mentre aveva precedentemente rifiutato il vino aromatizzato che veniva dato a coloro che stavano per essere crocifissi per lenire la sofferenza e far loro perdere i sensi.

6. San Tommaso vuole cogliere anche il significato spirituale racchiuso nell’aceto, nella spugna e nella canna di issopo: “In senso mistico da queste tre cose vengono indicati i tre vizi che si riscontravano nei giudei: l’invidia, indicata dall’aceto; la falsità, indicata dalle insenature della spugna; la malvagità, indicata dall’amaro dell’issopo”.

7. Di qui emerge un insegnamento per noi nei quali deve bruciare il desiderio della salvezza di tutti e di essere disposti ad ogni cosa pur di salvarli.
Perché quando comunichiamo al suo Corpo e al suo Sangue comunichiamo anche con la sua sete.

Augurandola anche a te con tutto il cuore, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
“Padre Angelo