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Quesito

Gentile padre Bellon,
Sia lodato Gesù Cristo.
Le scrivo per chiederle una consulenza che potrebbe fare tanto bene così a me, come a tanti altri fratelli nella fede in questi tempi di confusione interna alla Chiesa nei quali viviamo. Le sue conoscenze sono molto preziose per questa questione, alla quale rispondere in maniera precisa può rivelarsi molto complicato anche per un prete preparato.
Le allego un video e la trascrizione di un noto monastero americano, sedicente cattolico, ma sedevacantista e separato dalla Chiesa cattolica per tante ragioni dottrinali. Nel video si sostiene che con i cambiamenti liturgici applicati ai tempi di Paolo VI la validità dei riti sia stata inficiata, sia per quanto riguarda la Santa Messa, sia per quanto riguarda l’ordinazione di nuovi presbiteri.
Certamente non è cosa buona andarsi ad informare da un monastero con la fama del suddetto, eppure chi lo gestisce è uno studioso molto fine e sa essere molto convincente. 
Vorrei dunque chiederle: nonostante la rimozione delle parole “misterium fidei” prima di alzare il calice e la sostituzione del “versato per molti” con il “versato per tutti” il rito della Messa rimane valido? 
Per quanto riguarda il rito dell’ordinazione il monastero suddetto sostiene che le modifiche presenti in quello nuovo, stando ad alcune dichiarazioni di papi preconciliari, sarebbero sufficienti a renderli invalidi.
Mi sa dire la ragione per cui questo monastero si sbaglia?
La ringrazio,
Elia


Risposta del sacerdote

Caro Elia,
1. il grande moralista Dominicus Prümmer O.P., a proposito delle parole consacratorie, dette anche la forma dell’eucaristia, scrive: “Le parole della consacrazione sono quelle che il sacerdote proferisce in nome di Cristo.
Nel decreto pro Armenis Papa Eugenio IV dice: “La forma di questo sacramento è costituita dalle parole del Salvatore, con le quali egli istituì il sacramento; il sacerdote parlando in persona Christi attua questo sacramento”. 

2. Le parole della consacrazione del pane sono: “Questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi”. Sono parole desunte dal Vangelo di Matteo 26,26. 
Nel messale di San Pio V non c’erano le parole: offerto in sacrificio per voi.
Le parole della consacrazione del vino sono: “Questo è infatti il calice del mio sangue per la nuova edeternaalleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”.
Del messale di San Pio V, dopo le parole “per la nuova ed eterna alleanza, si aggiungeva: mistero della fede.
Queste parole sono desunte da vari passi della Sacra Scrittura, fatta eccezione per le parole eterna mistero della fede.

3. Tra queste parole le essenziali per la validità della consacrazione sono le seguenti.
Per la consacrazione del pane: “Questo il mio corpo”. Le altre parole si devono dire, ma non sono essenziali per la validità della consacrazione.
Per la consacrazione del vino: “Questo è il calice del mio sangue” oppure: “Questo è il mio sangue”. Tutte le altre si devono dire, ma non sono per la validità della consacrazione.

4. In particolare: per le parole mistero della fede, dal momento che sono di istituzione ecclesiastica, come la Chiesa le ha messe, così le può togliere.
Di fatto le ha tolte dalle parole consacratorie, ma le ha conservate. Le dice come acclamazione fatta dopo l’avvenuta consacrazione.

5. Per San Tommaso la conversione del pane e del vino nella sostanza del corpo e del sangue del signore avviene in maniera istantanea perché viene compiuta dall’infinita virtù di Dio.
Sicché, detto “questo è il mio corpo” e “questo è il mio sangue” avviene già la transustanziazione, prima ancora della conclusione delle parole scritte nel messale.

6. Per questo viene meno l’obiezione per cui sarebbe invalida la consacrazione se mancano le parole “versato per voi e per tutti” o “per molti” e anche le altre parole di istituzione della Chiesa: “mistero della fede”.

8. Circa il decreto di San Pio V che dice: “Sarà illecito d’ora innanzi e per sempre nel mondo cristiano cantare o leggere le Messe secondo alcun’altra formula che questo Messale da Noi pubblicato” va detto che un Papa nelle sue disposizioni disciplinari non può vincolare i suoi successori perché hanno il suo medesimo potere.
Le sue parole allora vogliono significare che il Messale da lui pubblicato nella sua sostanza vale per sempre. Mentre, in alcune determinazioni non essenziali, come lui le ha istituite così qualsiasi altro pontefice le può togliere.
Questo lo sapeva anche San Pio V!
Del resto anche San Pio V sapeva che al suo Messale si sarebbero aggiunte altre feste di Nostro Signore, della Beata Vergine Maria e di altri Santi.
Chiedi per quale motivo quel monastero sbagli. La risposta è semplice: per ignoranza. Non c’è altra risposta.
Non è necessaria una preparazione supplementare per comprendere cose tanto elementari in teologia.

Ti benedico e ti ricordo nella preghiera.

padre Angelo