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Quesito

Gentile padre Angelo,
le pongo una domanda di storia della Chiesa.
Quali furono, da Pietro in avanti, i sistemi attraverso cui si elessero i pontefici?
Grazie per le informazioni


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. L’elezione del vescovo di Roma nei primi secoli di vita cristiana non differiva da quella delle altre sedi vescovili. Se alcune norme per le elezioni ecclesiastiche si possono ricavare dal cap. 44 della I lettera ai Corinti di Papa Clemente, si deve però ricorrere all’epistolario di San Cipriano per avere notizie dirette per l’elezione di un papa.
San Cipriano nelle lettere 45-55, specie nella 55 tratta della elezione di San Cornelio, avvenuta in circostanze particolarmente agitate a causa dei contrasti suscitati da Novaziano, nel marzo del 251. All’elezione di Cornelio, passato per tutti i gradi della gerarchia, presero parte il clero e il popolo, e i vescovi presenti gli conferirono l’episcopato. Già sin da allora il neo-eletto vescovo di Roma comunicava a quello di Cartagine l’avvenuta sua elevazione alla sede romana.

2. Con il sec. IV, conformemente alla prassi invalsa dopo il Concilio di Nicea per la scelta dei vescovi, l’elezione del papa divenne un fatto precipuo del clero, cui popolo e aristocrazia davano il loro assenso. Il candidato doveva essere passato per tutti i gradi della gerarchia e generalmente era l’arcidiacono, il personaggio più ragguardevole dell’amministrazione ecclesiastica romana. Normalmente l’elezione avveniva tre giorni dopo la morte del predecessore (regola che ebbe molte eccezioni, specie nel medioevo; la più lunga vacanza fu quella che precedette l’elezione di Gregorio X, 1271) e la consacrazione aveva luogo la domenica seguente.
Da Giustiniano I sino a Costantino IV Pogonato (685) l’eletto doveva chiedere all’Imperatore il comando (iussio o praeceptio) per l’ordinazione e versare alla Cancelleria imperiale una congrua tassa, e all’Esarca di Ravenna il suo benestare.
L’ultimo papa che chiese la conferma all’Esarca fu Gregorio III (731). In casi di urgenza la consacrazione poteva avvenire anche senza il benestare del principe, come accadde per Pelagio.
La consacrazione del vescovo di Roma già nel sec. IV era privilegio del vescovo di Ostia, come attesta Sant’Agostino, con l’assistenza dei vescovi di Albano e di Porto.
Appena eletto e consacrato, il neo papa inviava ai patriarchi e ai vescovi delle principali sedi, uso già attestato da San Cipriano per Cartagine, una lettera sinodica per annunciare la sua elevazione al soglia di San Pietro.

3. L’elezione del papa ha sempre rivestito un carattere religioso e politico di particolare importanza; non deve far quindi meraviglia se sin dall’antichità fu spesso funestata da violente passioni umane e da bassi interessi politici. Il potere civile si credette in dovere più d’una volta d’intervenire, e non sempre per il bene della Sede Apostolica, per tutelare l’ordine pubblico o per imporvi i suoi candidati.
Gli imperatori tedeschi tiranneggiarono le elezioni pontificie facendo creare più d’un antipapa nei secoli XI XII.
I sovrani di Spagna, Francia e Austria interferirono nella scelta dei papi dal secolo XVI sino al Conclave di Pio X con la subdola arma dell’esclusiva e, ossia con il veto.

4. Il Sinodo romano del 769 precluse l’accesso al sommo pontificato a tutti coloro che non fossero cardinali presbiteri o diaconi e ne riservò l’elezione a tutti i sacerdoti, ai personaggi eminenti e a tutto il clero”. Ma la Constitutio Romana dell’824 ridette tacitamente all’aristocrazia e al popolo la loro parte nell’elezione dei papi. Tuttavia per evitare abusi la consacrazione dell’eletto doveva aver luogo presenti i legati dell’Imperatore. Il Sinodo romano dell’898 ribadì la necessità della presenza di questi legati imperiali e restrinse ai vescovi (cardinali) e al clero di Roma l’atto di elezione del papa, che doveva però aver luogo alla presenza del Senato e del popolo.
Per arginare i gravi abusi che si verificavano ad ogni elezione, Niccolò II (1059) riservò le trattative per l’elezione ai cardinali vescovi i quali dovevano poi subito associarsi gli altri chierici cardinali; il resto del clero e il popolo veniva a sua volta convocato per assentire all’avvenuta elezione. Il candidato doveva appartenere al clero della Chiesa di Roma, e solo in caso di necessità si poteva ricorrere a persona ad esso estranea. Niccolò II previde anche il caso che l’elezione per necessità si dovesse tenere fuori Roma.
Il decreto con cui Niccolò II riservò al collegio dei cardinali l’elezione del papa aprì un nuovo periodo nella storia di questo istituto che andò lentamente evolvendosi sino a raggiungere l’attuale ordinamento che richiede per la validità dell’elezione la maggioranza di due terzi dei voti e l’esclusione dei cardinali ultraottantenni. In ogni caso i partecipanti al conclave non devono superare il numero di 120 cardinali.

Ecco le informazioni che sono riuscito a raccogliere.
Ti saluto cordialmente, ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo