Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Caro Padre Angelo,
L’affermazione paolina del “nulla potestas nisi a Deo” (ogni autorità viene da Dio) sembrerebbe dare una legittimazione al potere politico ma Le chiedo: la volontà di Dio che, in un qualche modo, fonda il potere politico è volontà di beneplacito o volontà permissiva?
Un cordiale saluto.
Alessandro


Risposta del sacerdote

Caro Alessandro,

1. La parola “autorità” deriva dal verbo latino “augeo”, che significa “incremento, promuovo”.
Il compito proprio dell’autorità è quello di promuovere il bene comune.
Ora non è possibile un’ordinata e pacifica convivenza dei cittadini senza un’autorità che li coordini, che faccia giustizia nei casi di contesa, che difenda i diritti di tutti, soprattutto dei più deboli ed indifesi.
L’autorità è connaturale per la società. E per questo si dice che è di diritto naturale, il cui autore è Dio.
Sotto questo aspetto l’autorità umana proviene da quella volontà di Dio, che vien detta volontà di beneplacito.
Tuttavia se Dio ha stabilito che gli uomini vengano coordinati da un’autorità, non si può attribuire alla sua volontà che quella determinata persona sia capo della comunità. Questo può dipendere dalla cattiva determinazione degli uomini. E allora la scelta concreta può essere di volontà di permissione.
La stessa cosa si deve dire del regime politico, che può essere perverso. E allora se l’autorità viene da Dio, non si può dire ugualmente che quel particolare regime sia voluto da Dio.

2. In proposito mi permetto di riferirti una bella pagina dell’enciclica “Pacem in terris” di Giovanni XXIII:
“La convivenza tra gli esseri non può essere ordinata e feconda se in essa non è presente un’autorità che assicuri l’ordine e contribuisca all’attuazione del bene comune in grado sufficiente.
Tale autorità, come insegna s. Paolo, deriva da Dio: Non vi infatti autorità se non da Dio (Rm 13,1-6). Il quale testo dell’Apostolo viene commentato nei seguenti termini da s. Giovanni Crisostomo: “Che dici? Forse ogni singolo governante è costituito da Dio? No, non dico questo: qui non si tratta infatti dei singoli governanti, ma del governare in se stesso. Ora il fatto che esista l’autorità e che vi sia chi comanda e chi obbedisce, non proviene dal caso, ma da una disposizione della Provvidenza divina” (S. GIOVANNI CRISOSTOMO, In epist. ad Rom., c. 13). Iddio, infatti, ha creato gli esseri umani sociali per natura; e poiché non vi può essere società che si sostenga se non c’è chi sovrasti gli altri, muovendo ognuno con efficacia ed unità di mezzi verso un fine comune, ne segue che alla convivenza civile è indispensabile l’autorità che regga; la quale, non altrimenti che la società, è da natura, e perciò stesso viene da Dio” (cfr. LEONE XIII, Immortale Dei)” (Pacem in terris, 19).

3. Ancora: sebbene ogni autorità venga da Dio, non ne segue che tutto quello che essa comanda sia voluto da Dio.
Se i comandi dell’autorità sono legittimi, allora obbedire all’autorità equivale in definitiva a obbedire a Dio.
Ma se i suoi comandi sono iniqui, non si può evidentemente attribuirli a Dio. E se sono in contrasto con la legge di Dio, si dovrà disobbedire.

4. Anche qui ecco un’altra pagina della Pacem in terris: “L’autorità non è una forza incontrollata: è invece la facoltà di comandare secondo ragione. Trae quindi la virtù di obbligare dall’ordine morale: il quale si fonda in Dio che ne è il primo principio e l’ultimo fine. ‘‘Lo stesso ordine assoluto degli esseri e dei fini che mostra l’uomo come persona autonoma, vale a dire soggetto di doveri e di diritti inviolabili, radice e termine della sua vita sociale, abbraccia anche lo stato come società necessaria, rivestita dell’autorità, senza la quale non potrebbe né esistere, né vivere… E poiché quell’ordine assoluto, alla luce della sana ragione, e segnatamente della fede cristiana, non può avere altra origine che in un Dio personale, nostro Creatore, consegue che la dignità dell’autorità politica è la dignità della sua partecipazione all’autorità di Dio’ (PIO XII, radiomessaggio natalizio 1944, n. 9)” (Pacem in terris, 20).
E: “L’autorità umana può obbligare moralmente solo se è in rapporto intrinseco con l’autorità di Dio, ed è una partecipazione di essa.
In tal modo è pure salvaguardata la dignità personale dei cittadini, giacché la loro obbedienza ai Poteri pubblici non è sudditanza di uomo a uomo, ma nel suo vero significato è un atto di omaggio a Dio creatore e provvido, il quale ha disposto che i rapporti della convivenza siano regolati secondo un ordine da Lui stesso stabilito; e rendendo omaggio a Dio, non ci si umilia, ma ci si eleva e ci si nobilita, giacché “servire Deo regnare est”‘‘ (Pacem in terris, 22).
“Qualora pertanto le sue leggi o autorizzazioni siano in contrasto con quell’ordine, e quindi in contrasto con la volontà di Dio, esse non hanno forza di obbligare in coscienza, poiché ‘‘bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini’ (At 5,29); in tal caso, anzi, l’autorità cessa di essere tale e degenera in sopruso: ‘‘La legge umana in tanto è tale in quanto è conforme alla retta ragione e quindi deriva dalla legge eterna. Quando invece una legge è in contrasto con la ragione, la si denomina legge iniqua; in tal caso però cessa di essere legge e diviene piuttosto un atto di violenza’ (S. TOMMASO, Summa Theologiae, I-II, 93, 3, ad 2)” (Pacem in terris, 21).

Ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo