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Buongiorno, padre Angelo!
Ho appena letto la risposta pubblicata oggi, sul tema della possessione demoniaca, e volevo solo notificarti una cosa: non ricordo più dove, ma una volta lessi (magari potreste fare una ricerca in merito e pubblicarne sinteticamente l’esito) che Mariam di Gesù Crocifisso, la cosiddetta “piccola araba”, una volta fosse stata –beneficamente, s’intende!– posseduta da un angelo (non ricordo se si parlasse proprio dell’angelo custode), e chi riportava questo episodio diceva chiaramente che un fenomeno mistico più unico che raro, anche fra i santi.
Credo che questo intendesse domandare il tuo interlocutore, forse in modo non chiaro.
Ti auguro una fruttuosa celebrazione dei santi Misteri della Salvezza, operata dal Signore Gesù, e ti domando di ricordarmi a Lui durante la celebrazione della Santa Messa! (ricambierò come posso, non essendo io tanto santo come te)
Un caro saluto,
Roberto
Caro Roberto,
1. in genere in teologia quando si parla di possessione la si intende in senso peggiorativo, e cioè come possessione dei demoni.
Quando invece si tratta di un fenomeno contrario, e cioè come possessione di Dio o di un Angelo si parla di estasi.
2. C’è una differenza notevole tra le due realtà.
Infatti nel caso di possessione diabolica il demonio non può mai agire direttamente sulla volontà.
Quando il demonio incatena la ragione impedendo ai sensi di comunicare con essa può condurre a commettere dei peccati come ad esempio proferire bestemmie, ma queste non sono assolutamente imputabili al soggetto.
Dice San Tommaso: “L’uso della ragione può essere impedito totalmente dal demonio col turbamento dell’immaginazione e dell’appetito sensitivo, come è evidente nel caso degli indemoniati. Ma in questo caso, essendo impedita la ragione, qualunque cosa uno faccia non gli è imputata a peccato” (Somma teologica, I-II, 80, 3).
Se invece la ragione non è totalmente impedita allora si può resistere alla pressione demoniaca.
3. Per l’estasi invece le cose stanno diversamente.
Il Padre Meynard, domenicano francese che ha scritto due volumi di teologia ascetica e mistica, scrive: “Noi crediamo con S. Tommaso e con molti autori che l’unione estatica non incateni la libertà e non tolga il merito.
L’intelletto e la volontà sono attratti da una grazia che s’impone, ma se si considera il termine verso il quale l’anima si dirige nello stato d’estasi si deve riconoscere che vi è un concorso libero di queste facoltà: l’azioni divina, anziché distruggere la libertà, la perfeziona.
Infatti allora l’anima è liberata dalla dipendenza dei sensi esterni, talvolta anche dei sensi interni, almeno in una certa misura.
Del resto passa una gran differenza tra il sonno profetico dell’estasi e il sonno naturale: nel sonno naturale noi perdiamo l’uso della ragione, e per conseguenza la libertà e il merito; invece nel sonno profetico dell’estasi, l’anima resta libera; né la grazia che l’attira né il lume che riceve la privano della cooperazione necessaria al merito.
Del resto non è verosimile che Dio voglia privare un’anima elevata a un’unione così perfetta del merito annesso a tutti gli atti santificati dalla divina carità” (A. MEYNARD, Piccola Somma di teologia ascetica e mistica, vol. I, n. 275).
Ti ringrazio per avermi dato la possibilità di fare questa precisazione.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo volentieri al Signore nella Santa Messa e ti benedico.
Padre Angelo