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Quesito
Salve Padre Angelo,
credo sia utile chiarire il ruolo della direzione spirituale nella formazione dei futuri chierici. Qualcuno arriva a dire che la direzione spirituale non sarebbe “domenicana”!
Ma come può un’indicazione valida per i chierici cattolici (tra l’altro nottata dal diritto canonico) “dispensare” i chierici di una congregazione particolare da tale importante è decisivo lavoro su di sé?
È la prima fondamentale formazione, in quanto è opera dello Spirito Santo… che opera nella docilità del padre spirituale e nella docilità del candidato.
Grazie ancora.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. nel Nuovo Dizionario di spiritualità diretto da Michael Downey (libreria editrice vaticana) alla voce direzione spirituale si legge: “La Scrittura rivela Cristo come direttore per eccellenza in un rapporto personale con diversi personaggi tra cui Nicodemo, Natanaele, la samaritana e il giovane ricco”.
2. Al seguito di Cristo molti sono stati padri nella fede per altre persone, cominciare da San Paolo che ha potuto dire: “Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri: sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo” (1 Cor 4,15).
Nella storia cristiana la figura del padre spirituale comparve innanzitutto in ambiente monastico, specialmente in oriente.
Tra questi va menzionato Sant’Antonio abate, di cui Sant’Atanasio scrisse la Vita. Come egli stesso dice nel Prologo, fu scritta “poiché la vita di Antonio è sufficiente quale modello di vita ascetica”.
Antonio, dopo aver percorso un lungo e duro itinerario di vita ascetica, diventò guida di altri discepoli ai quali “presiedeva come un padre”. Ad essi diceva: “Voi dunque riferite al padre come figli le vostre esperienze e io, poiché sono più vecchio di voi, vi comunicherò ciò che so e ciò che ho sperimentato”.
Veniva chiamato padre. La dizione direttore spirituale compare nel secolo 16º, soprattutto con i gesuiti.
3. Anche San Pacomio, padre dei cenobiti, iniziò la sua esperienza ascetica mettendosi alla scuola di un anziano asceta (Palamone), che chiamava “padre” (abba). Chiese ai monaci di mettersi sotto l’obbedienza di un superiore.
San Basilio, raccomandandola ai giovani monaci, dice: “Per quanto riguarda i più giovani, se vogliono fare dei progressi apprezzabili e vivere secondo i precetti di Gesù, non devono tener nascosto nessun moto segreto dell’anima… Bisogna, al contrario, che svelino i segreti del cuore a coloro che a ciò sono designati, che cioè si occupano benevolmente e caritatevolmente dei fratelli più deboli… Grazie a questa collaborazione, si giungerà, attraverso un continuo progresso, sino alla perfezione” (Regulae fusius tractatae, 26).
4. Anche San Giovanni Cassiano, delle cui opere si nutrirono in particolare il Santo Padre Domenico e San Tommaso, dice che l’esperienza è un grande requisito per la guida spirituale: “Se noi vogliamo giungere realmente ed in verità alla pienezza delle virtù, dobbiamo scegliere per maestri e per guide, non coloro che possono soltanto trasmetterci in parole vane i sogni della loro immaginazione, ma coloro che, avendone fatto l’esperienza, sono anche capaci di insegnarcela, di dirigerci, di mostrarci la via sicura per arrivarvi” (Le istituzioni cenobitiche, XII, 15,1).
5. Con il comparire degli Ordini mendicanti, soprattutto dei francescani e dei domenicani, e con la diffusione della confessione auricolare la direzione spirituale prese nuovo avvio soprattutto in riferimento alle monache e ai laici, in particolare ai terziari.
6. Senza dubbio nuovo impulso alla direzione spirituale venne dato dalla Compagnia di Gesù con un metodo particolare, quello degli esercizi spirituali.
Nella Compagnia di Gesù la pratica della direzione spirituale costituisce uno dei mezzi fondamentali di formazione e di perseveranza. A intervalli regolari i religiosi devono “manifestare la loro coscienza con grande umiltà, purezza e carità, senza nascondere niente di ciò che ha offeso Dio” (Costituzioni, IV, 10, 7) al direttore spirituale e al superiore.
Se i gesuiti in questo si caratterizzano con un metodo particolare nella direzione spirituale, sarebbe erroneo dire che la direzione spirituale si identifichi con quella dei gesuiti.
Anche i carmelitani, i francescani, i domenicani, i sacerdoti diocesani… fanno direzione spirituale.
7. Venendo all’Ordine domenicano la prima testimonianza viene direttamente dal Santo Padre Domenico.
In particolare è stato confessore e padre spirituale di Bianca di Castiglia, madre di San Luigi IX re dei francesi, iniziandola alla preghiera.
Ha consigliato al beato Giordano di Sassonia, che si confessava da lui e che diventerà suo primo successore nella guida dell’Ordine, di consacrarsi a Dio diventando diacono.
Fu padre spirituale della beata Diana degli Andalò. Dopo la morte del Santo Padre Domenico, la beata Diana passò sotto la guida del beato Giordano di Sassonia.
Sappiamo di certo che sia il Santo Padre Domenico e molto più il beato Giordano ebbero con la beata Diana direzione spirituale anche per via epistolare.
8. Tra i più noti padri spirituali tra i domenicani vanno ricordati i mistici della cosiddetta corrente renana. Tra questi maister Eckhart, il venerabile Giovanni Taulero e il beato Enrico Susone, che ebbero molti discepoli sia nel ramo maschile che femminile.
Più in là abbiamo il beato Raimondo da Capua, che è stato confessore e padre spirituale di Santa Caterina da Siena.
Santa Caterina, sua volta diventò maestra e madre spirituale impareggiabile di molte anime, che la chiamavano “mamma”. Anche il beato Raimondo, che era il suo confessore, la chiamava così.
Sul letto di morte Caterina dirà ai suoi figli spirituali quello che dovranno fare e come dovranno spendere la loro vita al servizio di Dio.
9. A cavallo tra il 1400 e il 1500 piace ricordare Battista da Crema (1460-1534). Pier luigi Guiducci in “Mihi vivere Cristus est”, storia della spiritualità cristiana in età moderna e contemporanea, parlando di San Gaetano da Thiene scrive: “Il santo, per impulso del suo direttore spirituale, il domenicano fra Battista Carioni da Crema, fonderà a Venezia una compagnia del divino amore, un ospedale degli incurabili e altre opere caritative” (p. 164).
10. Santa Teresa d’Ávila ebbe otto confessori domenicani, tra i quali San Ludovico Bertrando. Diceva che non si quietava nelle questioni di spirito se non dopo aver sentito il parere dei frati di questo “glorioso Ordine”. Così chiamava l’Ordine dei domenicani.
11. Più vicini a noi, nel XX secolo, grandi maestri di spirito e padri spirituali di molte anime sono stati lo spagnolo padre Juan Arintero, il quale, cessato l’insegnamento all’Angelicum in Roma, tornò in Spagna e si dedicò alla confessione e alla direzione spirituale di molte anime, soprattutto consacrate.
Piace ricordare anche il padre Reginaldo Garrigou Lagrange, il quale insieme ad una molteplice attività di insegnamento e di scrittore, si donava alle anime per la cosiddetta direzione spirituale. Una di queste persone, che è stata sotto la sua guida per 25 anni, dopo la sua morte passò sotto la paternità spirituale due altri domenicani. Io stesso l’ho conosciuta e amava ripetermi le parole che il padre Garrigou le disse nella sua prima confessione con lui: “Je vous prend comme ma fille” (vi prendo come mia figlia).
12. Ma si potrebbe dire che tutta la storia domenicana è stata una storia di accompagnamento delle anime alla salvezza e alla santità attraverso la predicazione, la confessione, il discernimento.
Quanti nostri confratelli, i nostri confessori personali, senza mettersi il titolo di direttore spirituale, di fatto lo sono stati esercitando un’autentica paternità.
Con l’augurio che tu possa seguire Gesù Cristo rivestendo l’abito di San Domenico e diventare padre spirituale di molti, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo