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Quesito
Buongiorno egregio Padre,
mi presento: sono Michelangelo, ho 15 anni, sono di fede cattolica (non battezzato dalla nascita in quanto ho una situazione difficile a casa e ho avuto una conversione recente di un anno), con diverse passioni tra cui la teologia – in particolare la metafisica e la teodicea – e le lingue antiche come il copto. Parto con il congratularmi con lei per il blog, curato e chiaro, nei contenuti quanto nella grafica. In virtù del fatto che non voglio rubarle tempo con molteplici email ho due argomenti ai quali mi farebbe piacere ricevere una sua risposta curata e chiara come avviene con le altre email che lei riceve, quindi eccole con tanto di premesse:
1) Recentemente mi sto interessando parecchio alle Scritture leggendone alle volte degli interi capitoli dalla mia Bibbia – una Martini del 54’ – grazie alla presenza di alcuni passi nel Catechismo e la mia seguente domanda riguarda la Lettera di S. Giacomo. A quando risale la datazione della sua scrittura? Chi l’ha scritta? Come mai al tempo della Riforma protestante, Lutero la ritenne una lettera apocrifa?
Risposta del sacerdote
Caro Michelangelo,
1. anzitutto ringrazio il Signore perché si è fatto conoscere da te e ti ha affascinato.
Hai ricevuto di recente la grazia del battesimo.
Per te è stata una rinascita. Adesso puoi leggere la tua vita e tutte le cose di questo mondo alla luce di Colui che le ha fatte. Vivi la tua esistenza conoscendone il senso.
2. Soprattutto vivi in compagnia di Gesù, presente nel tuo cuore.
Diversamente dagli altri cibi che, mentre li assumiamo perché ci sostengano, li distruggiamo nel nostro stomaco, Gesù è il pane vivo, la cui presenza sazia il cuore e non si corrompe.
Inoltre, mentre tutti gli altri cibi li assumiamo prendendone un boccone dietro l’altro, Gesù Cristo è presente tutto intero.
È tutto per te in ogni momento della tua vita.
3. Come Egli stesso si è definito, è il tesoro nascosto nel campo. Chi lo trova vende tutto il resto pur di possedere in maniera permanente questo tesoro che non si usura e non ci può essere portato via a meno che noi sciaguratamente non è diamo il consenso.
4. Fatta questa premessa, vengo a rispondere alla tua domanda sulla lettera di San Giacomo e come mai Lutero l’abbia rifiutata.
Ebbene, fino al secolo 16º, a parte alcuni casi isolati nei primi secoli, nessuno aveva mai negato l’autenticità di questa lettera e la sua appartenenza al deposito della Divina Rivelazione.
Eusebio di Cesarea nella sua Storia ecclesiastica (III,25) e San Girolamo nella sua opera Sugli uomini illustri (II) riconoscono apertamente che la lettera di Giacomo fa parte delle Sacre Scritture, sebbene abbiano espresso qualche dubbio sull’autore.
Non viene riportata invece tra le Sacre Scritture nel frammento muratoriano.
Tuttavia fu conosciuta e citata come appartenente alla Rivelazione da alcuni Padri tra i più antichi, quali San Clemente romano (della fine del I secolo), Sant’Ireneo, Tertulliano, Sant’Ignazio di Antiochia, San Giustino, tutti autori del II secolo.
Il concilio di Cartagine nel 397 la riconosce ufficialmente nel catalogo delle Sacre Scritture.
5. Il primo ad esserne contrario è stato Lutero, il quale trovando che questa lettera condannava apertamente i suoi errori, l’ha rifiutata non per ragioni di critica o di storia, ma unicamente per sostenere le proprie erronee dottrine.
Per Lutero, infatti, la salvezza consiste solamente nel sapere che, in Cristo, Dio ha cambiato il suo disegno sull’uomo. In virtù dei meriti di Cristo lo salva, indipendentemente dalle opere che egli può compiere.
Sappiamo bene che Lutero ha coniato quella nota espressione: pecca fortemente, ma credi ancora più fortemente. Dio ti salva se riconosci che Cristo ti ha redento, anche se non sei pentito dei tuoi peccati e continui deliberatamente ad agire nel peccato.
6. Alcuni hanno pensato che la lettera di Giacomo sia posteriore alla morte di San Paolo e che San Giacomo, o comunque chi ha scritto con questo nome, vuole correggere alcune errate interpretazioni della lettera di San Paolo ai Romani.
Infatti se in Rm 3,28 si legge: “Noi riteniamo infatti che l’uomo è giustificato per la fede, indipendentemente dalle opere della Legge”, San Giacomo afferma: “Vedete: l’uomo è giustificato per le opere e non soltanto per la fede” (Gc 2,24)
7. San Giacomo non contraddice San Paolo ma osserva che non è la fede morta che salva l’uomo, perché questa si trova anche nei demoni: “Tu credi che c’è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano!” (Gc 2,19).
Solo la fede viva che opera per mezzo della carità può salvare.
Scrive ancora San Giacomo: “A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.” (G 2,14-17).
E: “Insensato, vuoi capire che la fede senza le opere non ha valore? Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le sue opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull’altare? Vedi: la fede agiva insieme alle opere di lui, e per le opere la fede divenne perfetta. E si compì la Scrittura che dice: Abramo credette a Dio e gli fu accreditato come giustizia, ed egli fu chiamato amico di Dio. Vedete: l’uomo è giustificato per le opere e non soltanto per la fede. Così anche Raab, la prostituta, non fu forse giustificata per le opere, perché aveva dato ospitalità agli esploratori e li aveva fatti ripartire per un’altra strada? Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta” (Gc 2,20-26).
8. Anche a San Paolo del resto aveva fermato che “la fede opera per mezzo della carità” (Gal 5,6).
9. Circa la data di composizione se l’autore della lettera è Giacomo il minore, essendo questi morto nel 62, la lettera deve essere di quel periodo.
Se invece è un altro, si ritiene che sia della fine del I secolo o al massimo nei primi anni del II secolo perché il pastore di Erma ne riporta cinque righe.
Con l’augurio che la tua fede sia sempre accompagnata dalle opere, vale a dire che sia sempre viva e cresca sempre di più, ti benedico e ti accompagno con la mia preghiera.
Padre Angelo