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Dio, che tutto vede, aveva posto il suo sguardo colmo di grazia sul servo mulatto, che aveva trasformato ogni minuto della sua vita in un atto straordinario di amore a Dio.
Come per corrispondere a questo amore sincero, il Signore gli concesse di fare cose tanto meravigliose da trasformarlo in uno dei Santi più straordinari di tutta la geografia cristiana, come provano alcuni dei numerosi fatti che narreremo.
Lima era una città dove confluivano popoli  dell’America, dell’Europa e dell’Africa.
Per le sue strade si incrociavano bianchi, creoli, indio e negri.
Martino era europeo per parte di padre, africano per parte di madre ed americano per nascita: nessuna delle tre razze sfuggiva alla sua carità.
Meticcio o spagnolo, negro o bianco, libero o schiavo, uomo o donna, bambino o anziano, tutti erano sempre intorno a questo prodigioso frate laico.

Non si accontentava di dimostrarsi affettuoso come fanno taluni, con la sola parola.
Intercedeva per loro, attraendoli con la sua bontà ampia e generosa, per la sua incomparabile giustizia e carità.
Con queste armi otteneva dai ricchi, con insistenza, petizioni, facendoli riflettere, ciò che gli serviva per la sua continua e copiosa carità umana, quella carità che Dio ha nascosto nel più intimo di tutti i cuori perché la rivolgiamo nell’immenso mare delle miserie umane.
Precursore e praticante della giustizia sociale, diceva ai ricchi: “Fatevi degli amici con le vostre ricchezze, perché un giorno i poveri vi ricevano in Paradiso e ricordate che l’unico modo per pagare i debiti che avete contratto con Dio è fare elemosine, quelle elemosine che coprono l’enormità dei vostri peccati”.

Ai proprietari di fattorie, che avevano accantonato delle fortune sulla base del lavoro forzato degli indio e degli schiavi, ripeteva: “Guai a Voi che siete sazi! Un giorno avrete fame!”.
Ai commercianti, i cui capitali erano stati creati con le lacrime e il sangue dei poveri, ammoniva: “Fate elemosine, fratelli, con i vostri beni. Cercate di guardare intorno a voi tutte le necessità: in questo modo otterrete che il Signore si volga a guardarvi in viso”.
Ricordava all’autorità: “Al popolo povero e bisognoso occorre dare lavoro, pane e casa prima di fare prediche minacciose che i cuori non possono comprendere”.

Agli stessi Sacerdoti diceva: “Il corpo è il cammino attraverso il quale l’anima si eleva e all’affamato bisogna dare prima il pane, poi i buoni consigli”.
Per dare un esempio non mancò mai di aiutare a dare cibo a chi ne aveva bisogno.
Molte volte appariva in luoghi imprevisti, per lasciare un soccorso insperato e il suo cuore ascoltava le chiamate dei poveri che si vergognavano della loro miseria.
In tal modo se per caso, in quei momenti gli veniva a mancare qualcosa, ricorreva al miracolo che otteneva per concessione Divina, secondo le esigenze e la sua volontà.

Nelle dichiarazioni che sono state fatte sulla sua vita da Juan Vasquez, amico e confidente di Frate Martino, si racconta la forma intelligente e ordinata con la quale distribuiva i benefici della sua generosità.
Infatti era ordinato sia nel chiedere che nel distribuire aiuti.
Il martedì e il mercoledì raccoglieva elemosine per le famiglie povere, le fanciulle, le vedove, ecc.
Il giovedì e venerdì raccoglieva elemosine per i sacerdoti e gli studenti poveri.
Il sabato e il lunedì per i suffragi alle anime del purgatorio.
Le elemosine della domenica servivano per comprare vestiti e coperte che distribuiva alle famiglie più povere del suburbio.
Si è calcolato che Frate Martino dava aiuto ogni giorno a circa 200 poveri e che settimanalmente distribuiva oggetti e denaro per più di 7000 soles (antica moneta spagnola).

Non si accontentava di amare i poveri.
Frate Martino parlava e intercedeva per loro.
Girando e questuando per loro, per le strade di Lima, si rese conto di quanto fosse grande la miseria e la miseria materiale e morale nella quale si trovavano tanti poveri bambini.
Pensò allora ad una fondazione a favore dei bambini, grande abbastanza per coprire le necessità di tutta la città. Grazie al suo prestigio ottenne ben presto l’approvazione del Viceré, dell’arcivescovo e di tutte le autorità civili e militari, ottenendo tra l’altro un contributo di 200.000 pesos che gli vennero date per fondare l’ospizio di Santa Cruz che ancora oggi esiste a Lima sotto altro nome.