Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Buongiorno Padre Angelo,
Le scrivo nuovamente, approfittando della sua disponibilità e della sua chiarezza, perché ho un quesito, su una delle materie probabilmente più complesse. L’origine del male. E sul quale ho azzardato una speculazione.
Non voglio parlare del male per l’uomo, ovvero il male che ci colpisce frutto del peccato originale, “malattia ereditaria” che comporta concupiscenza e morte. Il mio interrogativo riguarda il male precedente l’uomo. Mi spiego meglio: personalmente non ho dubbi sul peccato originale della prima coppia umana e dei suoi effetti, ma sono anche convinto della teoria dell’evoluzione. Allora la domanda è: come spiegare (approssimativamente per le nostre menti umani) il male e la sofferenza presenti in natura precedenti alla prima coppia umana?
Qui parte la mia speculazione. Un’azzardata sintesi tra peccato originale ed evoluzionismo.
Immaginiamo che “la polvere del suolo” da cui Dio ci ha tratti siano forme pre-umane di esistenza, in cui Dio ha effuso l’anima immortale creando quindi la prima coppia Umana. A questa coppia ha concesso Immortalità, assenza di sofferenza e amicizia. Ma li ha anche avvertiti di non allontanarsi da Lui, conseguenza sarebbe stata la Morte. Ora questo scenario mi fa pensare che a) prima di arrivare alle forme pre-umane ci sia stata una lunga serie evolutiva basata sulle leggi natura, morte, selezione evolutiva ecc. e B) per essere avvertito del rischio della morte, l’uomo doveva conoscere questo concetto, guardando le altre forme di vita.
Quindi, in soldoni, la domanda è: quale potrebbe essere la causa del Male, della sofferenza in natura? La morte di animali preistorici, le malattie nel regno animale, la violenza della selezione evolutiva non può essere causata dal peccato originale, avvenuto solo successivamente. Dunque, da dove viene?
Azzardo, potrebbe essere legato alla disubbidienza di Satana “principe di questo mondo”? Immaginando anche che con la prima venuta Cristo ha redento l’Uomo, mentre con la seconda venuta redimerà la Natura?
Sono domande a cui probabilmente non avremo risposte certe in questa vita, ma mi domando se teologicamente parlando la mia speculazione abbia un senso e sia cattolicamente accettabile.
Mi scuso per essermi dilungato e la ringrazio anticipatamente per la risposta e la disponibilità.
La ricordo nelle mie preghiere e le auguro buona giornata!
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. tralascio la tua fantasiosa ricostruzione sull’origine dell’uomo.
Dico fantasiosa perché il racconto della Genesi non ha intendimenti di carattere scientifico e perché la teoria dell’evoluzione non era neanche lontanamente concepibile per lo scrittore sacro di quel tempo.
Con questo non nego la teoria dell’evoluzione.
Molte volte ho detto che ad alcune condizioni si può comporre benissimo con la narrazione della Sacra Scrittura.
2. Vengo invece alla domanda precisa che hai fatto che parte dal presupposto che l’uomo per conoscere il pericolo della morte doveva averne non solo la nozione, ma anche la constatazione sotto i propri occhi.
Penso che si possa essere concordi con questa tua affermazione perché Dio aveva promesso l’immortalità solo all’uomo.
L’immortalità d’altronde è intimamene legata alla natura della sua anima, che di suo è semplice (senza composizioni), spirituale e immortale.
3. Sebbene nel periodo d’oro del paradiso terrestre nessun animale mangiasse la carne di un altro (“Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo.
A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde»”; Gn 1,29-30), tuttavia tanto le piante quanto gli animali non erano eterni.
Erano soggetti a invecchiamento e morte.
E questa doveva essere sotto gli occhi dei nostri progenitori.
4. Accanto alla tua domanda se ne può porre un’altra: esistevano a quei tempi animali carnivori?
Se stiamo alla narrazione del Paradiso terrestre dobbiamo dire di no.
Questi animali in quel periodo si sarebbero nutriti di vegetali oppure sarebbero vissuti fuori dell’Eden, che significa giardino e che comunemente viene chiamato Paradiso terrestre.
5. Indipendentemente dal nostro problema San Tommaso scrive: “Altro è il caso di chi ha la gestione di un bene particolare e altro quello del provveditore universale.
Il primo elimina, per quanto può, ogni difetto da ciò che è affidato alle sue cure, mentre il provveditore universale, per assicurare il bene del tutto, permette qualche difetto in casi particolari.
Perciò la distruzione e le deficienze delle cose create si possono dire contro la natura particolare di esse; ma rientrano nell’intenzione della natura universale, in quanto il difetto di una ridonda al bene di un’altra, o anche al bene di tutto l’universo; infatti, la distruzione di una cosa segna la generazione di un’altra, e così si conserva la specie.
Essendo, dunque, Dio il provveditore universale di tutto l’essere, appartiene alla sua provvidenza il permettere alcuni difetti in qualche cosa particolare perché non sia impedito il bene perfetto dell’universo. Se infatti si impedissero tutti i mali, molti beni verrebbero a mancare all’universo: come non vi sarebbe la vita del leone se non vi fosse la morte di altri animali; né vi sarebbe la pazienza dei martiri se non vi fosse la persecuzione dei tiranni. Perciò S. Agostino può dire: "L’onnipotente Iddio non lascerebbe trascorrere alcun male nelle sue opere se non fosse tanto potente e buono da trarre del bene anche dal male" (Enchiridion 11)” (Somma teologica, I, 22, 2, ad 2).
In questo caso la causa del male non sarebbe stato il peccato originale.
5. Va ricordato che per San Tommaso come per tutti gli antichi “il Paradiso, come dice Sant’Isidoro, era "un luogo posto nelle regioni dell’Oriente, e il suo nome greco significa giardino"” (Somma teologica, I, 102,1).
Il testo sacro dice che “il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato” (Gn 2,8).
Fuori dell’Eden ci poteva essere qualcosa di diverso?
Non è escluso. Anche perché il testo di Gn 1,29-30 è orientato a descrivere l’abitazione dell’uomo in Eden.
6. Non ci viene detto nelle Scritture che Cristo con la seconda venuta redimerla natura. Ma che “allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta” (2 Pt 3,10).
Questo mondo dunque scomparirà e poi vi saranno “nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia” (2 Pt 3,13).
Non è detto che siano la terra e i cieli di prima.
Ti ringrazio del quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo