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Quesito

Caro Padre Angelo,
sono D. e sono sposato da 10 anni con due splendidi bambini.
Siamo una famigli che fa un cammino spirituale e che si sforza in tutti i modi di seguire quello che Gesù ci ha insegnato.
Il problema tra me e mia moglie sta nella nostra intimità, infatti abbiamo sempre parecchi scontri in merito. Ma vado al dunque.
Facciamo l’amore 1-2 volte al mese e sempre nei periodi quando lei non è fertile.
Per via degli ormoni femminili in quei giorni lei pensa a tutto tranne che fare l’amore, per cui molte volte diventa SOLO una cosa meccanica e molto fredda.
Nei giorni “fertili” invece quando anche i suoi ormoni sono molto disponibili abbiamo dei momenti di intimità con penetrazione ma non arrivando mai alla eiaculazione  ne interna e ne esterna
Questa situazione anche se da una parte è bella dall’altra parte mi lascia sempre tanto malumore anche perché “sento” in lei una partecipazione maggiore rispetto ai giorni non fertili e questo rende il tutto veramente bello, entrambi ci sentiamo che ci stiamo donando l’uno all’altro così come dovrebbero essere tra due coniugi e quindi non accetto più che non possa avere io l’eiaculazione “esterna” e lei un orgasmo normale
Purtroppo mia moglie sostiene che, anche se effettivamente si sente più completa in questi giorni, non vuole assolutamente che io abbia l’eiaculazione al di fuori della vagina perché dice che è peccato.
Io per anni, decenni ho sempre sopportato e rispettato questo suo volere anche se non penso che sia giusto tra marito e moglie, secondo me è giusto che ci si possa scambiare “amore” sempre visto che siamo sposati. Secondo me è molto più grave avere quei rapporti “freddi” nei giorni di infertilità piuttosto che in altri momenti
Per lo stesso motivo non capisco perché non possiamo fare sesso orale visto che, nessuno dei due viene disprezzato, anzi è una cosa che piace ad entrambi (qualche anno fa lo abbiamo fatto per alcuni mesi)
Per questo motivo ho sempre la tentazione di dire basta, nel senso di non cercare più intimità con lei visto che, in realtà, mi porta e ci porta molta sofferenza
Spero di essere stato chiaro
Grazie
D


Risposta del sacerdote

Caro D.,
1. tua moglie ha ragione.
Gli organi sessuali hanno una loro intrinseca finalità.
Si comprende subito che l’eiaculazione esterna e tanto peggio i rapporti orali sono un’alterazione del disegno divino sulla sessualità e sull’amore umano, anzi una loro perversione.
Tutti sanno quale sia il significato dell’eiaculazione. Certamente gli organi sessuali non sono fatti perché l’eiaculazione, con la sua finalità procreativa,  avvenga altrove.

2. Ma c’è un problema di fondo: tu li chiami atti di “amore”.
Ma se tua moglie non li vuole, perché ti ostini a chiamarli atti di amore?
Anche qui ci vuole chiarezza e sincerità. Spesso viene chiamato “amore” ciò che in realtà non lo è, ma è altra cosa. I teologi la chiamavano e la chiamano lussuria.

3. H. U. von Balthasar, grande teologo del secolo XX, ha scritto: “La lussuria è cupidigia, rovesciamento dell’amore remissivo che sa rinunciare per amore degli altri, trasformato in una speculazione arida e preoccupata del proprio piacere e del proprio vantaggio” (Punti fermi, p. 242).
La lussuria non sa rinunciare.  Per questo tu dici che ormai non sopporti che non ti venga data soddisfazione fino in fondo.
Purtroppo non si tratta della soddisfazione di veder contenta tua moglie.

4. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che “la lussuria è un desiderio disordinato o una fruizione sregolata del piacere venereo” (CCC 2351).
Dice poi che “il piacere sensuale è moralmente disordinato quando è ricercato per se stesso, al di fuori delle finalità di procreazione e di unione” (Ib.).

5. Mi pare di poterti dire questo: nella situazione in cui ti trovi, anziché vedere nella volontà della moglie qualcosa di disordinato, sei chiamato ad osservare ciò che in te vi è di disordinato.
Perché non percepire anche in questo una chiamata del Signore a salire più in alto?
I rapporti sessuali non sono il nostro Dio né si vive in funzione di essi, sebbene compiuti nell’intimità casta siano ricchi di significato.

6. Nell’enciclica Humanae vitae Paolo Vi scrive: “Non intendiamo affatto nascondere le difficoltà talvolta gravi inerenti alla vita dei coniugi cristiani: per essi, come per ognuno, ‘è stretta la porta e angusta la via che conduce alla vita’ (Mt 7,14; Eb 12,11). Ma la speranza di questa vita deve illuminare il loro cammino, mentre coraggiosamente si sforzano di vivere con saggezza, giustizia e pietà nel tempo presente, sapendo che la figura di questo mondo passa (1 Cor 7,31)” (HV 25).
Ecco dunque il punto: siamo chiamati ad entrare nella vita di Dio, alla santificazione. È il senso più profondo del mettersi insieme nel cammino del matrimonio.
Gesù dice: “Chi non raccoglie con me, disperde”. Il,peccato è tempo perso. Anzi secondo il linguaggio evangelico non è soltanto perso, ma anche degno di essere punito.

7. Continua Paolo VI “Affrontino quindi gli sposi i necessari sforzi, sorretti dalla fede e dalla speranza che non delude; perché l’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori con lo Spirito Santo, che ci è stato dato (Rm 5,5); implorino con perseverante preghiera l’aiuto divino, attingano soprattutto nell’Eucaristia alla sorgente della grazia e della carità.
E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della Penitenza” (HV 25).

8. Desidero infine ricordare se “il dominio dell’istinto, mediante la ragione e la libera volontà, impone indubbiamente un’ascesi
Ma questa disciplina, propria della purezza degli sposi, ben lungi dal nuocere all’amore coniugale, gli conferisce invece un più alto valore umano. Esige un continuo sforzo, ma grazie al suo benefico influsso i coniugi sviluppano integralmente la loro personalità, arricchendosi di valori spirituali: essa apporta alla vita familiare frutti di serenità e agevola la soluzione di altri problemi; favorisce l’attenzione verso l’altro coniuge, aiuta gli sposi a bandire l’egoismo, nemico del vero amore, ed approfondisce il loro senso di responsabilità.
I genitori acquistano con essa la capacità di un influsso più profondo ed efficace per l’educazione dei figli; la fanciullezza e la gioventù crescono nella giusta stima dei valori umani e nello sviluppo sereno ed armonico delle loro facoltà spirituali e sensibili” (Paolo VI,Humanae vitae HV 21).
L’ascesi, il salire più in alto. Ecco l’obiettivo che il Signore ti presenta.
Non lasciarti condurre dalla concupiscenza della carne.

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo